La rigenerazione del futuro è una sfida complessa. Ma preparare un mondo migliore per le generazioni future è possibile mediante azioni pianificate
Il problema del suolo abbandonato riguarda la gestione di spazi ed edifici dismessi o inutilizzati, con impatti significativi sul piano ambientale, sociale ed economico.
Gli edifici e le aree abbandonate tendono a deteriorarsi nel tempo, generando situazioni di degrado estetico e strutturale che influenzano negativamente il contesto circostante. Il recupero delle aree abbandonate spesso richiede investimenti elevati che non sempre sono sostenibili senza incentivi o politiche pubbliche mirate.
Questo porta alla concentrazione delle rigenerazioni solo in aree economicamente redditizie, lasciando indietro i territori più fragili. L’abbandono di suolo già edificato spinge alla cementificazione di nuove aree, contribuendo al consumo di suolo e alla perdita di superfici permeabili, con conseguenze su biodiversità e cambiamenti climatici, e favorisce il fenomeno della dispersione urbana.
L’assenza di un quadro normativo chiaro e unitario rende complessa la gestione delle aree abbandonate, soprattutto per le amministrazioni locali, che spesso non dispongono degli strumenti o delle competenze per attuare politiche efficaci di rigenerazione. La rigenerazione non è solo un problema tecnico ed economico, ma anche sociale, nel senso che, senza il coinvolgimento attivo della popolazione, gli interventi rischiano di essere inefficaci o di non rispondere ai reali bisogni del territorio.
Secondo i dati del Censimento permanente 2021 dell’Istat, in Italia ci sono 35.271.829 abitazioni, di cui 9.581.772 risultano non occupate da residenti, pari al 27,2% del totale. Nel censimento 2011 queste erano 7.072.984, quindi è evidente l’aumento di questo fenomeno. La distribuzione delle abitazioni non occupate varia significativamente a livello regionale (Figura 1).

Le percentuali più elevate si registrano nelle Isole (34,9%) e nel Sud Italia (32%). A livello regionale, la Valle d’Aosta presenta la quota più alta con il 56% di abitazioni non occupate, seguita da Molise (44,6%) e Calabria (42,2%). A livello provinciale, Sondrio ha la percentuale più alta di abitazioni non occupate (56,1%), mentre Prato registra la percentuale più bassa (7,8%).
In sintesi, il problema degli edifici abbandonati non è solo una questione di spazi vuoti, ma il sintomo di un sistema di gestione del territorio che deve essere ripensato in modo più sostenibile, equo ed efficace.
Quanto abbiamo detto fa riferimento alla variabile spazio, inteso come dimensione in cui viviamo e ci muoviamo. L’altra variabile fondamentale del nostro vivere è il tempo. Allora, così come si pone il problema del consumo del suolo, dovremmo porci il problema del consumo del tempo. Ma fra spazio e tempo c’è una importante differenza, perché nel tempo passato non possiamo tornare, mentre per il tempo futuro possiamo agire in anticipo, cioè il futuro è aperto alle nostre azioni. Possiamo fare progetti, prendere decisioni e mettere in atto comportamenti che influenzino ciò che accadrà. Questa è la base concettuale della proattività, ovvero della capacità di anticipare i problemi, agendo per evitarli o risolverli.
La proattività implica tre aspetti chiave:
1) la responsabilità: se non possiamo cambiare il passato, siamo però responsabili di ciò che facciamo nel presente e delle conseguenze che le nostre azioni avranno nel futuro;
2) l’importanza del presente: il presente è l’unico momento su cui abbiamo un controllo reale; vivere pienamente il presente e agire in modo consapevole è fondamentale per costruire il futuro che desideriamo;
3) la progettualità: la capacità di fare progetti e di pianificare il futuro è una delle caratteristiche che ci distinguono dagli altri esseri viventi.
Ma che cosa significa “consumo di futuro”?
Il concetto di consumo di futuro ci porta a riflettere su come le nostre azioni passate e presenti possano avere un impatto duraturo sul futuro, limitando le opportunità e le risorse disponibili per noi stessi e per le generazioni future. Possiamo definire il consumo di futuro come l’insieme di azioni, decisioni e comportamenti che, nel breve o medio termine, sembrano vantaggiosi o necessari, ma che nel lungo termine compromettono la possibilità di realizzare il futuro desiderato, sia a livello individuale che collettivo.
Esempi di “consumo di futuro” possono essere:
– Debito eccessivo: accumulare debiti insostenibili per finanziare consumi attuali può limitare la libertà finanziaria futura e impedire la realizzazione di progetti importanti come l’acquisto di una casa o l’avvio di un’attività.
– Sfruttamento delle risorse naturali: l’utilizzo eccessivo e non sostenibile delle risorse naturali, come l’acqua, il suolo e le foreste, può portare a problemi ambientali, scarsità di risorse e limitare le opportunità di sviluppo futuro.
– Inquinamento: l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo ha un impatto negativo sulla salute delle persone e sull’ambiente, compromettendo la qualità della vita e limitando le possibilità di sviluppo sostenibile.
– Mancati investimenti in istruzione e ricerca: non investire in istruzione e ricerca può compromettere la capacità di innovazione e sviluppo tecnologico, limitando le opportunità di crescita economica e benessere sociale nel futuro.
– Scelte politiche miopi: decisioni politiche che privilegiano il breve termine e non tengono conto delle conseguenze a lungo termine possono portare a problemi sociali, economici e ambientali che limitano le opportunità future.
Per evitare di consumare futuro è necessario adottare una visione a lungo termine e agire in modo responsabile, tenendo conto delle conseguenze delle nostre azioni. Ciò implica, tra l’altro: a) Pianificare le nostre strategie di vita: definire obiettivi a lungo termine e mettere in atto strategie per raggiungerli, sia a livello individuale che collettivo. b) Vivere in modo sostenibile: adottare comportamenti che rispettino l’ambiente e le risorse naturali, riducendo l’impatto ambientale delle nostre azioni. c) Investire in istruzione e ricerca: sostenere l’istruzione e la ricerca per promuovere l’innovazione e lo sviluppo tecnologico. d) Partecipare attivamente alla vita politica: informarsi sulle questioni politiche e influire sui, o partecipare ai, processi decisionali che riguardano il futuro. e) Promuovere una cultura della responsabilità: educare le persone, fin dalla giovane età, all’importanza di agire in modo responsabile e consapevole delle conseguenze delle proprie azioni.
Se è possibile ragionare in termini di consumo di futuro, si può ragionare anche in termini di rigenerazione di futuro. Rigenerare il futuro riguarda un insieme di azioni, strategie e cambiamenti che mirano a ripristinare, rinnovare e migliorare le condizioni per un futuro positivo e sostenibile, sia a livello individuale che collettivo. È un concetto nuovo e ricco di implicazioni: va oltre la semplice prevenzione del consumo di futuro e mira alla creazione di nuove opportunità e risorse per le generazioni future.
La rigenerazione del futuro può riguardare diverse dimensioni:
– Ambiente: ripristinare ecosistemi danneggiati, promuovere l’uso di energie rinnovabili, ridurre l’inquinamento, proteggere la biodiversità.
– Economia: sviluppare modelli economici sostenibili, creare nuove opportunità di lavoro, promuovere l’innovazione e l’imprenditoria responsabile.
– Società: rafforzare il tessuto sociale, promuovere l’inclusione e l’equità, investire in istruzione e cultura, favorire la partecipazione democratica.
– Tecnologia: utilizzare la tecnologia in modo responsabile per risolvere problemi ambientali e sociali, sviluppare soluzioni innovative per un futuro sostenibile.
Alcuni principi chiave che guidano la rigenerazione di futuro includono:
– Sostenibilità: soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri.
– Resilienza: sviluppare sistemi e comunità in grado di adattarsi ai cambiamenti e alle sfide future.
– Innovazione: promuovere la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie e soluzioni per affrontare le sfide del futuro.
– Collaborazione: lavorare insieme a livello locale, nazionale e globale per costruire un futuro migliore per tutti.
– Responsabilità: assumersi la responsabilità delle proprie azioni e delle loro conseguenze sul futuro.
Possiamo quindi fare qualche esempio di azioni che implicano rigenerazione di futuro (le azioni sono stilizzate nella Figura 2, generata con l’intelligenza artificiale):
– Riforestazione, ossia piantare alberi per ripristinare ecosistemi danneggiati e assorbire CO2.
– Sviluppo di energie rinnovabili, investendo in energia solare, eolica e altre fonti rinnovabili per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili.-
– Promozione di un’economia circolare che riduce gli sprechi e massimizza il riutilizzo e il riciclo dei materiali.
– Educazione alla sostenibilità, ossia educare le persone, fin dalla giovane età, all’importanza di agire in modo responsabile e sostenibile.
– Innovazione sociale, per esempio, sviluppando nuove soluzioni per affrontare problemi sociali come la povertà e le disuguaglianze e il mancato accesso all’istruzione e alla sanità.
Ovviamente, la rigenerazione del futuro passa anche attraverso azioni che il singolo cittadino dovrebbe porre in essere per proprio conto, come adottare uno stile di vita sostenibile, investire nel proprio apprendimento continuo, coltivare relazioni positive, dedicare tempo al volontariato e anche curare la propria salute fisica e mentale. Un futuro rigenerato ha bisogno di persone in equilibrio con sé stesse e con l’ambiente circostante.

In conclusione, la rigenerazione del futuro è una sfida complessa ma fondamentale per garantire un futuro positivo e sostenibile per tutti. Richiede un cambiamento di mentalità e un impegno sia singolo che collettivo per adottare pratiche e comportamenti responsabili. Tuttavia, con la giusta visione e azione, è possibile preparare un mondo migliore per le generazioni a venire.
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