I rapporti tra Macro e Meloni non sono stati sempre facili. Ora però è stato il presidente francese a chiedere l’incontro. Ecco i suoi calcoli
A Palazzo Chigi, inutile negarlo, c’è grande soddisfazione per il vertice di oggi tra Giorgia Meloni e Emmanuel Macron. Non tanto per l’importanza di un vertice che una volta per tutte può smorzare l’infinita querelle sui rapporti non proprio amorosi tra il presidente francese e la premier, ma anche e soprattutto perché il vertice lo avrebbe espressamente richiesto Macron.
I rapporti sono stati non sempre facili tra i due, ma non è una novità, malgrado le opposizioni siano partite all’attacco, parlando di un presunto isolamento della premier italiana, proprio a causa delle antipatie reciproche tra la presidente del Consiglio e il presidente francese.
In realtà la storia dei rapporti conflittuali tra i due Paesi viene da molto lontano, “i francesi hanno a lungo percepito se stessi come un popolo ideologicamente superiore e militarmente assediato. Gli obiettivi internazionali di Francia e Italia sono del tutto incomparabili. In comune hanno soltanto un fatto difficilmente discutibile: quello di essere entrambe, come tutta l’Europa, dominate in maniera soverchiante dalla Germania”, diceva due anni fa l’economista e saggista, esperto di relazioni internazionali, Giuseppe Sacco.
A differenza dell’Italia, però, la Francia cerca di rivalersi come può dell’evidente asimmetria franco-tedesca. Mal sopporta di dover comunque aver un ruolo di secondo piano rispetto ai tedeschi e cerca di scaricarne il peso nel suo rapporto con gli altri Paesi europei, Italia ovviamente in testa. E cerca di farlo soprattutto fuori dall’Europa, mirando al recupero della parte africana del suo ex impero coloniale.
Il risultato di tutto ciò è quella naturale supponenza che i francesi hanno sempre avuto nei confronti di noi italiani, con i quali da sempre intercorre un sentimento misto di invidia e ammirazione. L’errore di molti governi italiani è stato quello, forse, di assecondare questo stato di cose.
La Francia ha avuto gioco facile, sia sul piano diplomatico che su quello economico, nell’esercitare una pressione, non solo economica ma anche diplomatica, sul nostro Paese, facendo valere la storia e il fatto di essere una potenza nucleare. Quando a Palazzo Chigi è arrivata Giorgia Meloni, nell’ottobre del 2022, i francesi hanno reagito dapprima con sorpresa di fronte all’intraprendenza della leader italiana nei rapporti internazionali, poi con fastidio ed infine con un atteggiamento al limite dell’ostilità.
Anche sotto i governi Renzi, Gentiloni e Conte 1 c’erano stati momenti di forte attrito. La questione della fusione Fincantieri-Chantiers de l’Atlantique fu forse uno dei casi più eclatanti, con Parigi che fece di tutto per far naufragare un accordo che avrebbe costituito un gigante mondiale nelle costruzioni navali.
O come quando il presidente Hollande, sotto il governo di Matteo Renzi, rifiutò di appoggiare la pressante richiesta italiana di togliere le spese per investimenti dal Patto di stabilità e dal Fiscal compact.
Per non parlare del caso diplomatico seguito alla trasferta dell’allora vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio nel 2019 a manifestare la propria solidarietà ai gilets jaunes, che stavano da giorni invadendo le città francesi.
Si era poi avuta una discussione pesante sui confini marittimi al largo della Liguria e verso la Corsica (ancora in atto) e sui confini terrestri del Monte Bianco: i media italiani parlarono di “sconfinamenti francesi” e spostamento abusivo dei cippi di frontiera.
Per non parlare poi della Libia, quando un recalcitrante Berlusconi, ormai politicamente debole, nel 2011 dovette assecondare la folle decisione di Sarkozy di spodestare con la forza il regime di Gheddafi, con il surrettizio intento di contrastare la presenza di Eni in Libia.
È chiaro come i rapporti tra i due Paesi, pur tra mille difficoltà, siano sempre stato un punto fermo nella politica estera, rinsaldata dal cosiddetto Trattato del Quirinale, voluto da Sergio Mattarella e firmato il 26 novembre del 2021 da Macron e dall’allora presidente del Consiglio Mario Draghi. Un rapporto fondamentale, che poggia sul piano economico su un forte interscambio commerciale tra i due Paesi.
Nel 2024, il valore dell’interscambio commerciale tra Italia e Francia si è attestato a 108 miliardi di euro, con un saldo positivo per l’Italia pari a 16,5 miliardi di euro. Per quanto riguarda gli investimenti, nel 2023 la Francia si è confermata primo investitore estero in Italia con un portafoglio di 101 miliardi di euro, pari al 22% circa del totale degli investimenti diretti esteri nel nostro Paese. Ci sono 2.435 imprese a controllo francese attive in Italia che impiegano oltre 320mila addetti e generano oltre 175 miliardi di euro di fatturato annuo.
L’incontro avrà come focus la guerra in Ucraina e i dazi americani, ma inevitabilmente si parlerà certamente anche di economia e di questioni legate alle decisioni dell’Europa che impattano tanto sull’economia italiana che su quella francese.
Come non potrà mancare, sul tavolo del vertice, il dossier migratorio, soprattutto alla luce del rapporto dei servizi francesi che indica un forte rischio di attentati di matrice islamica nel Paese.
Ma poche volte forse l’Italia è sembrata partire da una posizione di forza rispetto all’alleato. Non solo perché a richiedere espressamente l’incontro è stato l’Eliseo, ma anche perché, almeno per una volta, i rapporti di forza sembrano giocare tutti a favore dell’Italia.
Macron sembra essersi reso conto, forse un po’ tardivamente, che lo scontro frontale con Palazzo Chigi non portava da nessuna parte, se non sfavorire e screditare soprattutto lui. Questo perché Meloni ha relazioni solide con Ursula von der Leyen. Secondo alcune fonti di Bruxelles, da tempo la presidente della Commissione (che la scorsa estate sfidò il presidente francese, chiedendo e ottenendo il ritiro dello sgradito e fortissimo commissario Thierry Breton come candidato francese alla nuova commissione) spinge per un riavvicinamento tra Italia e Francia.
Ma anche la Germania di Friedrich Merz, con cui la Meloni pare avere instaurato un ottimo rapporto, avrebbe caldamente spinto affinché si attenuassero le divergenze tra i due Paesi. Per non parlare dei rapporti idilliaci che intercorrono tra la presidente del Consiglio italiano e Donald Trump, che invece pare mal sopportare l’invadenza del francese.
Macron, in buona sostanza, rischiava paradossalmente di subire quell’isolamento, in cui ha cercato per mesi di far precipitare la premier italiana.
Ora il vertice di oggi, almeno questo è l’auspicio di Palazzo Chigi, ma anche quello dell’Eliseo, è di chiudere una volta per tutte con le pretestuose polemiche, spesso create ad arte, legate al rapporto tra i due leader e riallacciare una relazione che è fondamentale per il futuro dei due Paesi ma anche per quello dell’Europa.
Una relazione che però, e questo certamente Giorgia Meloni, lo farà presente al presidente transalpino, deve poggiare su un rispetto reciproco e su rapporti di forza paritari, come è giusto che sia tra due paesi così importanti. Anche perché la famosa grandeur francese ormai sembra essere diventata solo un antico ricordo, così come quello di un’Italietta pronta sempre alla fine a chinare la testa di fonte, in Europa, allo strapotere dell’asse franco-tedesco.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.