Putin risponderà agli attacchi di Kiev acquisendo altri territori in Ucraina perché Usa e Ue non reagiscono. Lo scontro può allargarsi
La tattica “terroristica” dell’Ucraina, che colpisce le aziende belliche o le aree critiche dal punto di vista militare in Russia, è ormai l’unica possibile per Zelensky e il suo stato maggiore, a corto di uomini per resistere al fronte. Ma potrebbe indurre Putin a una risposta tale da spingerlo, da qui a fine anno, a conquistare altre parti del territorio ucraino.
Secondo Vincenzo Giallongo, generale dei Carabinieri con all’attivo missioni in Iraq, Albania, Kuwait e Kosovo, il capo del Cremlino ha davanti a sé un’Europa incapace di mettere insieme una vera strategia e un presidente USA indeciso a tutto, che non mostra di avere idee chiare sulla soluzione del conflitto. Ma così si creano le condizioni per uno scontro sempre più ampio con Mosca. Non per niente Putin ha presentato il piano strategico per la Marina fino al 2050, indicando in Mar Baltico e Artico due scenari pericolosi per il futuro.
Intanto è iniziato il grande scambio di prigionieri concordato a Istanbul, ma non basta per sperare nella pace. La Russia attacca ancora con grande violenza, colpendo anche la cattedrale di Santa Sofia a Kiev.
Gli ucraini hanno colpito una fabbrica in Russia che produceva antenne per gli Shahed, i droni iraniani utilizzati nel conflitto contro Kiev. È un sito industriale a mille chilometri dal confine. Questa strategia che cosa ci sta dicendo del conflitto?
Credo che sia Zelensky che lo stato maggiore si siano accorti che la guerra è persa. Trump, con i suoi modi un po’ sbrigativi, ha messo sullo stesso piano Putin e Zelensky e vuole assolutamente prendere le distanze da questa guerra.
Anche i rapporti del presidente USA con gli europei sono molto freddi. Putin deve fare i conti con grosse perdite in termini di uomini, ma ha personale a disposizione e, comunque, quando non ne trova può contare su uno “stato canaglia” come la Nord Corea che gli fornisce materiale umano. Uso questo termine perché spiega la considerazione che Pyongyang ha dei suoi soldati. L’Ucraina, invece, non sa più chi arruolare.
L’uso sempre più insistente dei droni e degli attacchi aerei da parte degli ucraini nasce anche da questa constatazione?
Lo Stato maggiore e Zelensky non hanno potuto fare altro che cambiare strategia. Ecco perché hanno optato per questi “attentati” sul territorio russo.
Gli USA non sembrano avere una posizione chiara. D’altra parte, il viceministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov ha detto alla TASS che la Russia sta avendo un ruolo importante nelle trattative Stati Uniti-Iran sul nucleare. È la prova che Putin serve a Trump per risolvere altre questioni e non può quindi essere oggetto di pressioni da parte americana?
Trump è un affarista privo di capacità politiche e con i russi vuole concludere affari. Dice che Putin gli sta simpatico, ma il rapporto di simpatia probabilmente è univoco: non si spiegherebbe perché il capo del Cremlino gli abbia fatto fare una serie di figure peregrine. Se Trump ritiene di avere bisogno dei russi per ottenere qualche risultato con l’Iran, la vedo dura per gli americani: i cinesi lo interpreterebbero come un segnale di debolezza.
La realtà è che il presidente statunitense non ha le idee chiare, tanto che nel suo staff molti cominciano a criticarlo. La vicenda Musk, da questo punto di vista, è emblematica. Trump si è circondato di yes men che non sarebbero lì senza di lui e ora dà l’impressione di interessarsi di più delle vicende mediorientali. È arrivato a dire che il presidente russo e quello ucraino sono due bambini che giocano nel giardino, ma se deve dire queste cose, forse è meglio che taccia.
Gli attacchi di Zelensky in territorio straniero possono dare fastidio alla Russia?
Se gli ucraini riuscissero sempre ad agire come in occasione dell’attacco alle basi aeree, dove hanno causato danni notevolissimi, potrebbero lasciare il segno. Di un episodio del genere Putin dovrà rendere conto al suo interno. Anche per questo prevedo che, da qui a fine anno, ci sarà una recrudescenza degli attacchi russi nei confronti dell’Ucraina.
Penso che Mosca non si accontenterà di prendersi i territori occupati, ma vorrà occupare circa metà dell’Ucraina: diversamente avrebbe già sospeso le operazioni di guerra. In fondo, gli oblast che erano l’obiettivo iniziale sono già suoi; se prosegue, è perché ha altre mire. Credo che Putin non disdegni di tornare a un grande impero russo. Dopo l’Ucraina potrebbe provarci con Georgia e Moldavia. Quest’ultima non potrebbe opporre alcuna resistenza.
I russi hanno preso l’iniziativa nella regione di Dnipropetrovsk, inoltre i caccia polacchi si sono levati in volo in seguito a un attacco russo nell’Ucraina occidentale. Quanto è rischiosa la piega che ha preso la guerra in vista di una possibile escalation?
C’è un pericolo di allargamento reale dovuto all’ignavia dell’Europa, che non riesce neanche a incrementare come si deve le sanzioni contro la Russia, non riesce a indebolirla in modo tale da renderle difficile sostenere questa guerra.
Putin ha presentato il piano strategico della Marina fino al 2025, sottolineando che è necessario tenere sotto controllo Baltico, Mar Nero, Artico e Mar Caspio. Il fronte di un possibile scontro con l’Occidente si allarga a dismisura? Che segnali manda il Cremlino?
Essendo la Russia un regime totalitario, Putin può fare subito quello che l’Europa avrebbe dovuto fare molto tempo fa e, nonostante gli accadimenti, non si decide a fare neanche adesso: crearsi una struttura propria. Quanto all’Artico e ad altre zone critiche, quando si creano dei vuoti c’è sempre qualcuno che li riempie.
Ma la risposta a Putin può arrivare solo in termini militari?
No, certo, le trattative sono la prima cosa da fare, sono fondamentali, ma bisogna essere in due. Putin non dà l’idea di voler camminare su questa strada e allora bisogna mettergli un po’ di timore per fargli capire che è meglio che si sieda a un tavolo. Quanto al negoziato, il capo del Cremlino ha detto sì la prima volta perché non aveva le idee chiare su cosa volesse fare Trump, ma alle trattative ha mandato i suoi uscieri. Quando ha capito che il presidente USA non sapeva come muoversi, ha iniziato a ignorarlo.
Per come sono messi, però, Putin non sembra possa avere paura né degli USA, né tantomeno della UE. È così?
L’Europa non è assolutamente credibile. I Paesi che la compongono non riescono a mettersi d’accordo. Gli Stati Uniti, invece, potrebbero avere la forza di metterlo in ginocchio.
(Paolo Rossetti)
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