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Home » Sanità, salute e benessere » SCENARIO COVID/ “Catastrofismi sbagliati, il virus c’è ma le precauzioni bastano”

  • Sanità, salute e benessere
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SCENARIO COVID/ “Catastrofismi sbagliati, il virus c’è ma le precauzioni bastano”

Int. Paolo Grossi
Pubblicato 20 Luglio 2020 - Aggiornato alle ore 07:18
studio imperial college

In un reparto di terapia intensiva (LaPresse)

Non c’è motivo di preoccuparsi per un ritorno della pandemia; il virus c’è, ma le precauzioni possono batterlo. La Lombardia è pronta per qualsiasi evenienza

Allarmismo provocato o reparti ospedalieri effettivamente in fase di svuotamento? Venerdì il ministero della Salute nel suo report settimanale indica che in Lombardia l’indice di contagio Rt è salito nuovamente sopra la soglia 1, arrivando all’1.14. È difficile farsi idee chiare, lo abbiamo visto per tutta la durata della pandemia, anche adesso che la situazione è tornata quasi alla normalità. Nonostante titoli allarmistici, le terapie intensive allestite in fretta durante la pandemia sono praticamente vuote. I dati relativi alla Regione Lombardia negli ultimi giorni dicono di 22 persone in terapia intensiva e 159 in non intensiva. Ieri erano zero le persone decedute. “È una situazione tranquilla” ci ha detto in questa intervista il professor Paolo Grossi, direttore di Malattie infettive nell’Ospedale di Circolo di Varese e membro della task force governativa antivirus, “ma certamente bisogna continuare a comportarsi in maniera responsabile, perché purtroppo c’è chi non lo fa”. È difficile in questo momento prevedere cosa accadrà nei prossimi mesi e la durata delle misure di sicurezza andrà valutata in funzione dell’andamento epidemiologico.


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Ci sono stati alcuni casi che hanno fatto pensare a un ritorno del virus, lei ne ha avuto prova? C’è un ritorno della pandemia?

Non c’è al momento motivo di particolare preoccupazione. Il numero di nuovi casi che si osservano nel nostro paese e in Lombardia in particolare, che è stata la regione purtroppo colpita più pesantemente, è limitato e testimonia una situazione tranquilla.


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In Lombardia è stato il primo fine settimana in cui era possibile non usare più le mascherine all’aperto, ma facendo attenzione al distanziamento. Questo significa che la pandemia non è più pericolosa come prima?

In realtà no. Il virus continua a mantenere le sue caratteristiche di virulenza ma in virtù del basso numero di casi la trasmissione è limitata. È pertanto assolutamente necessario che i singoli individui mantengano un comportamento improntato alla responsabilità e al senso civico. Vuol dire mascherina nei luoghi chiusi o affollati e rispetto delle distanze.

Venerdì nel suo report settimanale il ministero della Salute ha detto che in Lombardia il livello Rt è risalito sopra l’1, toccando 1.14. Dobbiamo avere paura?


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Come le dicevo poc’anzi, tutto dipende dalla responsabilità delle persone. Non è assolutamente vero come dicono alcuni che il virus sia stato sconfitto o sia scomparso da solo, il virus è ancora qui e se non si tengono comportamenti responsabili il contagio torna. Guardiamo a quello che sta succedendo in Spagna, dove in poche ore si è tornati ai livelli dell’8 maggio.

Dal suo punto di vista, ritiene che ci sia stato un uso politico della pandemia?

Purtroppo la pandemia è stata cavalcata per battaglie politiche in modo vergognoso, con la partecipazione più o meno consapevole di molti colleghi che hanno sostenuto tesi contrastanti basate su opinioni personali e non su dati oggettivi. L’aspetto più negativo è stato proprio la gestione della comunicazione.


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In che senso?

Molti cosiddetti esperti hanno lanciato messaggi dicendo all’inizio che era solo un’influenza, poi si è arrivati a quello che abbiamo vissuto. I catastrofisti invece hanno dato le notizie più contrastanti, creando nella gente grande confusione.

Può essere che si sia voluto intenzionalmente alzare il livello dell’allerta in modo che gli italiani osservassero di più le precauzioni? 

Può essere. In ogni caso, io ho percepito una smania di protagonismo degli esperti che ha fatto perdere fiducia nella scienza.

Alcuni servizi giornalistici hanno enfatizzato il ricovero di pazienti gravi. C’è realmente un allarme?


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Noi abbiamo una chat tra primari di Malattie infettive della Regione per tenerci informati, ci sono stati due casi a Cremona, la notizia ha circolato più del dovuto e in maniera in parte distorta. In realtà al momento rimane qualcosa di abbastanza isolato. Ribadisce comunque il concetto di quanto sia necessario  rispettare con rigore le misure vigenti. Non è vero che il virus non è più pericoloso, chi lo dice è un irresponsabile. È per questo che la gente si comporta in modo irresponsabile. Il già citato esempio della Spagna, la situazione negli Stati Uniti, in America Latina e in India ne sono una triste testimonianza.


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Negli ultimi giorni in Lombardia si sono verificate tre morti.

Non conosco i dettagli di questi casi. I numeri testimoniano comunque che la situazione non è più così grave come nelle scorse settimane. Non possiamo purtroppo dire che tutto è finito. Poi ci sono i casi di irresponsabili come l’imprenditore veneto che è andato all’estero tornando positivo e scatenando un focolaio.

Nel suo ambito la situazione come è?

È assolutamente tranquilla, osserviamo casi sporadici provenienti da strutture di lungodegenza inviati in ospedale più per ragioni di ordine epidemiologico che per reali necessità cliniche.

Se dovesse esserci un incremento di contagi e di pazienti l’esperienza pregressa delle nostre strutture sanitarie si può dire sia rinforzata?

Nonostante siano state travolte all’inizio, le strutture lombarde hanno dimostrato che il sistema lombardo è stato in grado di rispondere prontamente ed efficacemente. Alla luce dell’esperienza fatta saremo certamente più pronti. Il tanto criticato ospedale in Fiera, ad esempio, che in quel momento era una necessità assoluta, anche se poi non è servito, adesso c’è e in caso di una nuova emergenza ci consentirebbe di rispondere in modo ancora più tempestivo ed efficace.

In questa situazione secondo lei è ragionevole o no prolungare lo stato di emergenza?

Non intendo entrare nel merito delle scelte politiche ma è necessario riaprire le attività quanto più è possibile, non chiudere. Ci vuole cautela, ma troppa rigidità sarebbe dannosa.

È giusto vietare l’accesso da paesi a rischio?

Certo, però non chiuderei tutto in modo indiscriminato perché avrebbe conseguenze devastanti per l’economia del nostro paese. Il nostro paese vive in larga parte di turismo e non possiamo penalizzare troppo una delle industrie più fiorenti.

(Max Ferrario)

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