La pausa estiva non sta evitando alla maggioranza dei problemi piuttosto importanti. L’avvicinarsi della scadenza per la presentazione delle liste per le elezioni regionali, infatti, sta facendo riemergere il dibattito sull’opportunità di alleanze tra Partito democratico e Movimento 5 Stelle. Dopo l’apertura garantita dal risultato del voto sulla piattaforma Rousseau e la spinta di Giuseppe Conte per un accordo tra le due forze che sostengono il suo Governo, sembra essere arrivato un freno dagli stessi pentastellati. Per Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie, il premier e l’esecutivo rischiano in effetti molto. “Conte si è dato la funzione di mediatore tra i due principali partiti della maggioranza, ma in realtà tramite la mediazione fa l’uomo solo al comando. È come se fosse uno che sta in piedi su due sgabelli, quello del mediatore e quello del comandante che emana Dpcm: la sua posizione, il suo equilibrio, dipende da questi due sgabelli. Il suo scopo è mantenere questo schema, ma non è semplice”.
Perché?
Il premier sta puntando molto la sua strategia sull’emergenza sanitaria. In un certo senso è anche aiutato dalla mancanza di una struttura organizzativa, di un vero e serio piano sanitario come si sta vedendo nel caso del rientro dei turisti italiani da alcuni Paesi considerati a rischio: queste lacune, infatti, gli consentono di operare con i suoi Dpcm. Tuttavia, sta montando il malcontento sia nelle Regioni che nei cittadini. Quindi Conte si trova in difficoltà e si avvicinano le regionali.
Si potrebbe mai arrivare al rinvio delle elezioni?
No, non credo proprio, succederebbe un putiferio. Anche il Capo dello Stato non accetterebbe una cosa del genere. Conte alla fine spera solo che Pd e M5s possano avere un qualche successo per non far vacillare troppo la maggioranza.
L’alleanza tra Pd e M5s potrebbe funzionare?
Nonostante siano entrambi associabili alla sinistra, ci sono differenze fondamentali tra Pd e M5s. Per esempio, il primo ha rapporti con potenti gruppi finanziari, le cosiddette élite, il secondo no, odia la finanza. C’è un contrasto intellettuale tra queste due sinistre che è ingovernabile dal punto di vista dell’industrializzazione, come si vede nel caso dell’ex Ilva: c’è chi sostiene che è possibile modernizzare l’impianto di Taranto e chi si oppone al gasdotto che sarebbe importante per questo scopo o addirittura vedrebbe di buon occhio la chiusura dell’acciaieria. Stesso discorso vale per i termovalorizzatori. Come fanno a fare un’alleanza a livello locale dove questi temi sono in larghissima parte prevalenti? Rischierebbero entrambi di perdere qualcosa.
Perché Conte allora preme per un’alleanza tra Pd e M5s? Vuole indebolire i due partiti?
Come dicevo prima, Conte spera che insieme i due partiti riescano a vincere in qualche regione. D’altra parte se poi entrambi uscissero in qualche misura indeboliti insieme dal voto diventerebbe anche più remota la possibilità di un rimpasto nell’esecutivo. Il Pd vuole fare arrivare i voti dei 5 Stelle ai propri candidati. E sicuramente i dem ne hanno di più validi sul territorio, essendo un partito che è radicato a livello locale a differenza dei 5 Stelle. Io credo che alla fine si troverà un accordo nelle Marche, soprattutto perché i 5 Stelle non hanno un candidato forte.
Secondo lei il Governo riuscirà a passare indenne le elezioni?
Difficile a dirsi. Per il momento riesce a resistere perché non c’è un’alternativa. Il centrodestra oggi infatti non gradirebbe un Governo di unità nazionale, perché si è reso conto che sarebbe un regalo alla maggioranza, che si sta sfaldando. Non solo per le divisioni dei 5 Stelle, ma anche perché il Pd non può legarsi troppo al Movimento per non rischiare di diventare un partito populista. In più c’è un problema di politica internazionale da non sottovalutare, perché è noto che il Pd è legato alla finanza francese e M5s alla Cina. E chiunque vinca negli Usa tra democratici e repubblicani non vedrebbe certo di buon occhio un’espansione di Pechino nel Mediterraneo.
L’opposizione insomma aspetta lo sfaldamento della maggioranza per puntare poi alle elezioni.
Sì. Il tentativo di unire due partiti diversi tra loro come Pd e M5s ha finora portato a un populismo pericoloso, con 100 miliardi di debito per spese correnti e sussidi che rischia di diventare un grosso problema. Non so ora come se la caveranno con il sempre più vicino ricorso al Mes e il Recovery Plan da mettere a punto entro ottobre.
(Lorenzo Torrisi)