La trattativa tra Usa e Ue sui dazi chiama in causa anche il trattamento che Bruxelles riserverà alle Big Tech americane

Le trattative tra Stati Uniti e Unione europea stanno proseguendo. Come ha spiegato il commissario europeo al Commercio Maros Sefcovic, la lettera inviata da Trump sabato scorso è stata accolta “con rammarico e delusione” da Bruxelles, che sta quindi preparando le risposte più dure alle tariffe Usa. Non è tuttavia da escludere che si possano evitare i dazi al 30% che dovrebbero entrare in vigore dal 1° agosto.



Come ricorda Mario Deaglio, professore emerito di Economia internazionale all’Università di Torino, «dal “Liberation day” del 2 aprile abbiamo visto diverse percentuali, quindi non darei troppo peso al 30% indicato nella lettera di Trump, nel senso che credo che il suo scopo sia di arrivare ad accordi con i vari Paesi, ma, per il personaggio che è e il pubblico che ha, ha bisogno di mostrare questo atteggiamento da duro piuttosto “sbruffone”. In fondo, abbiamo visto che anche con la Cina ha dapprima dato vita a un’escalation di tariffe per poi trovare un base di intesa che ancora non si è trasformata in un accodo definitivo».



C’era una trattativa già in corso tra Washington e Bruxelles. Vista la distanza della tariffa del 30% da quelle che erano le aspettative (poco più del 10%), c’è stato a suo avviso qualche scoglio insormontabile nel negoziato?

Credo di sì. La mia ipotesi è che negli Usa preoccupino le contromisure dell’Ue non tanto sul piano dei controdazi, ma delle imposte sulle Big Tech. Quest’ultime sono già finite in più occasioni nel mirino dell’Antitrust europea, che le ha multate in maniera non lieve. Rispetto ai primi anni Duemila, oggi la struttura dell’economia americana è meno forte a livello internazionale se si esclude il settore internet e AI, ed è lì che gli europei potrebbero mettere in atto una serie di misure penalizzanti per gli Usa.



Per esempio?

Per il nuovo Quadro finanziario pluriennale 2028-34 Bruxelles sta ipotizzando di introdurre un’imposta progressiva per le grandi imprese con fatturato superiore ai 50 milioni di euro che operano sul mercato Ue: anche le Big Tech americane ne sarebbero colpite.

C’è la possibilità di arrivare a un accordo tra Usa e Ue prima del 1° agosto?

Penso che la trattativa per evitare una vera guerra commerciale non sarà dazi contro dazi, ma dazi contro multe e imposte. Non è comunque da escludere che se nelle prossime due settimane non si arrivasse a un accordo non vi sarà una qualche forma di proroga. Dovessi fare una modestissima scommessa prenderei molto in considerazione l’idea di un ulteriore rinvio dell’entrata in vigore delle tariffe.

A suo avviso, l’Europa dovrebbe “ammorbidire” le sue posizioni sulle Big Tech per ottenere tariffe più basse, magari dimezzate rispetto a quelle che scatteranno dal 1° agosto?

Bruxelles può provarci, utilizzando in qualche modo non solo le imposte, ma anche i controlli sulle attività delle Big Tech, piuttosto che la regolamentazione sull’AI come un “bastone” dietro la schiena pronto da usare. Penso ci sia in ogni caso un aspetto importante da non trascurare.

Quale?

Non so quanto l’Amministrazione Trump stia tenendo in conto il fatto che il dollaro si è svalutato molto nei confronti delle altre principali valute da inizio anno, rendendo più costose le importazioni. Il che, insieme ai dazi, potrebbe far salire ulteriormente i prezzi. Finché questo riguarda le merci acquistate dalle classi più agiate non è un problema, ma se aumentano i prezzi dei beni di largo consumo, allora, in vista delle elezioni di midterm, tra i Repubblicani potrebbe crescere il dissenso verso le politiche della Casa Bianca. In questo senso sarà interessante vedere come evolverà la situazione relativa al nuovo partito annunciato da Musk. Nel frattempo sarà bene monitorare la core inflation che negli Stati Uniti non sta scendendo.

Come dovrebbe porsi in questa situazione l’Ue nei riguardi della Cina? Dovrebbe approfondire i rapporti economici e commerciali con Pechino?

Secondo me sì, anche perché la Cina ha i suoi non trascurabili problemi interni e quindi sarebbe una controparte più flessibile rispetto agli Stati Uniti. Non ha nemmeno bisogno di dimostrare qualcosa alla propria opinione pubblica. L’Ue potrebbe anche trovare il modo per evitare di trovarsi invasa da merci cinesi.

(Lorenzo Torrisi)

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