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Home » Economia e Finanza » Economia UE » SCENARIO/ Fortis: Ue deludente, stop al Green Deal e un Piano Industria 4.0

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SCENARIO/ Fortis: Ue deludente, stop al Green Deal e un Piano Industria 4.0

Int. Marco Fortis
Pubblicato 18 Settembre 2025
Commissione Ue

La sede della Commissione europea a Bruxelles (Ansa)

Le parole di Mario Draghi hanno ricordato la situazione difficile in cui si trova l'Ue per colpa del Green Deal

La sferzata di Mario Draghi sull’inazione europea e sulla mancanza di realismo dell’Ue su alcuni dossier, come quello relativo allo stop alla vendita di auto con motore endotermico dal 2035, ha lasciato il segno. Secondo Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison e docente di Economia industriale all’Università Cattolica di Milano, «non c’è molto da aggiungere alla considerazioni dell’ex Presidente della Bce. Si tratta di una diagnosi perfetta della situazione che vede una Commissione europea molto deludente».


MILANO, MODA, BANCHE/ Quelle "operazioni speciali" (contro l'Italia) che sanno di politica


Perché, a suo avviso, è deludente?

Perché al di là di buoni propositi ed enunciazioni non compie alcuna azione. C’è un tentativo di galleggiamento, dovuto anche al fatto che tutte le lobbies, sia politiche che economiche, che hanno portato alla creazione del Green Deal, stanno cercando di conservare le loro rendite di posizione, nonostante l’evidenza di un fallimento su tutta la linea, come ha ricordato Draghi.


STOP UE AL MOTORE TERMICO DAL 2035/ La transizione impossibile senza il nucleare


Per esempio riguardo l’obiettivo dello stop alla vendita di auto con motore endotermico dal 2035.

Non solo. Si è pensato di passare alla mobilità elettrica senza che ci sia abbastanza energia a buon mercato, visto che ora l’Ue dovrà fare ricorso al Gnl americano che è molto costoso. Bisognerebbe, a mio avviso, impostare un serio rilancio del nucleare europeo, che, tuttavia, potrà dare risultati solamente nel medio termine. Nel frattempo, senza revisione del Green Deal, rischiamo di essere un continente incapace di competere sui mercati internazionali, soprattutto nei settori energivori. A me sembra che nell’Ue manchi non solo una strategia, ma anche una leadership forte che abbia le idee chiare e l’autorevolezza per portarla avanti.


Ue, via alla revisione norme su emissioni Co2/ Rinvio stop motori termici e apertura a carburanti alternativi


Insomma, la Commissione europea è da bocciare su tutta la linea.

La Commissione europea è ormai una sorta di sovrastruttura burocratica, che negli ultimi anni è riuscita a produrre un unico provvedimento positivo, il Next Generation Eu, i cui risultati economici sono stati poi vanificati delle scelte e dall’immobilismo di Bruxelles in tema di Green Deal, un progetto edonistico che non ha tenuto conto dei fondamentali di mercato. Pensiamo solo al fatto che oggi i cittadini non sanno bene che auto comprare, mentre i produttori europei non sanno quali realizzare. Mi sembra che alla dipendenza dal gas russo oggi Bruxelles voglia sostituire quella dalle batterie cinesi.

La scorsa settimana è ripreso il Dialogo strategico tra la Commissione europea e l’industria automobilistica. Dopo le parole di Draghi, da lì potrebbe arrivare qualche svolta positiva nel breve termine?

Non saprei, mi sembra, però, che le case automobilistiche europee, soprattutto quelle che hanno avuto negli scorsi anni una leadership, come quelle tedesche, abbiano tutte le capacità per poter sviluppare anche nel lungo termine vetture con motori ibridi con emissioni via via decrescenti. Questo consentirebbe di portare avanti il processo di decarbonizzazione, ma in modo sostenibile e magari più serio rispetto a quello di una Cina che produce auto elettriche con energia che deriva dal carbone.

Mario Draghi (Ansa)

C’è la possibilità di un intervento di politica industriale a livello europeo, come sollecitato da Confindustria?

Un Piano Industria 4.0 realizzato a livello europeo potrebbe avere un senso, soprattutto nel momento in cui si rilanciasse l’economia, perché se la si lasciasse impantanata le imprese non investirebbero. Del resto il caso italiano dello scorso decennio è da manuale, perché si sono incentivati gli investimenti mentre l’economia usciva da un periodo di forte austerità e questo ha rafforzato la competitività delle imprese, tanto che il nostro export nei primi sette mesi dell’anno è in valore ai livelli di quello giapponese.

Un export che può resistere al rafforzamento dell’euro rispetto al dollaro?

In passato il cambio ha raggiunto livelli superiori agli attuali e il nostro export ha retto. Certamente in un momento come questo le imprese devono ricalibrare le loro strategie commerciali, ma importante sarebbe anche riuscire a mitigare, nell’ambito delle trattative tra Ue e Usa, l’impatto dei dazi per quei settori dove c’è un ampio frazionamento della produzione, come nel caso dei vini. Anche su questo fronte la Commissione deve cercare di darsi una scossa.

Cos’è che oggi potrebbe aiutare a rilanciare l’economia rendendo più efficace la sua proposta di un Piano Industria 4.0 europeo?

Fare marcia indietro sul bando alle auto con motore endotermico dal 2035 e puntare su un ibrido ipertecnologico accenderebbe in poco tempo la voglia di investire da parte dei costruttori europei e consentirebbe anche di coinvolgere le tante imprese dell’indotto automobilistico cancellando l’attuale incertezza sul loro futuro, con risvolti positivi per l’occupazione. Certo, per fare tutto questo occorrerebbe anzitutto riconoscere l’errore fatto e non si tratta di un passo semplice per l’attuale Commissione, ancora troppo condizionata, come detto all’inizio, dalle lobbies che ci hanno portato alla situazione odierna.

Una situazione che penalizza altri settori oltre all’automotive…

Certo, pensiamo alla siderurgia o alla chimica, dove l’Europa rischia di contare sempre meno per via di decisioni lontane dalla realtà di Bruxelles.

(Lorenzo Torrisi)

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Tags: Mario DraghiAuto Elettrica

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