• Iscriviti alla Newsletter
  • Accedi
  • Registrati
IlSussidiario.net
  • In primo piano
    • Ultime notizie
    • Cronaca
    • Politica
    • Economia e finanza
    • Sanità
    • Cinema e Tv
    • Calcio e altri Sport
  • Sezioni
    • Cultura
    • Energia e Ambiente
    • Esteri
    • Impresa
    • Lavoro
    • Educazione
    • Musica e Concerti
    • Motori
    • Scienze
    • Hi-Tech
    • Sanità, salute & benessere
    • Donna²
    • Milano
    • Roma
    • Oroscopo
    • Turismo e Viaggi
    • Sanremo
    • Meeting di Rimini
    • Sostenibilità e Sussidiarietà
    • Food
    • Chiesa
    • Trasporti e Mobilità
    • Osservatorio sull’informazione statistica
    • Tags
  • Approfondimenti
    • Rubriche
    • Dossier
    • Speciali
  • Riviste
    • Emmeciquadro
  • Firme & Multimedia
    • Autori
    • Intervistati
    • Editoriale
    • Foto
  • Feed Rss
  • Donazione
    • Sostieni ilSussidiario.net
IlSussidiario.net
  • Video
  • Cronaca
  • Politica
  • Sanità
  • Economia
  • Sport
  • Turismo
  • Chiesa
  • Video
  • Cronaca
  • Politica
  • Sanità
  • Economia
  • Sport
  • Turismo
  • Chiesa
IlSussidiario.net
IlSussidiario.net

Home » Esteri » Europa » SCENARIO/ Il piano di Macron, dal “ribaltone” in Francia al fronte anti-Trump

  • Europa
  • Usa
  • Esteri

SCENARIO/ Il piano di Macron, dal “ribaltone” in Francia al fronte anti-Trump

Nicola Berti
Pubblicato 16 Settembre 2025 - Aggiornato 2 Ottobre 2025 ore 20:16
Emmanuel Macron (Ansa)

Emmanuel Macron (Ansa)

Il piano di Macron prevede di usare la Francia per un disegno di potere europeo e transatlantico: un "fronte di resistenza democratica" contro Trump

Emmanuel Macron sembra dunque tentato dal ribaltone. Lavora a una nuova maggioranza attorno al premier designato Sebastien Lecornu, deputato macroniano, tesa fra il “campo presidenziale” e il partito socialista, capace di attrarre qualche appoggio “responsabile” dai gollisti di Les Républicains. Il nuovo esecutivo – se vedrà la luce – guarderebbe così dal centro a sinistra e non più a destra come i due ultimi, guidati dal gollista Michel Barnier e dal centrista cattolico François Bayrou.


Macron e Merz a Zelensky: "Attento a tradimento Usa"/ Spiegel rivela call Ue: "Non lasciamo sola l'Ucraina"


Ambedue hanno potuto contare – benché senza risultati concreti – sulla “non sfiducia” dell’estrema destra del Rassemblement National, venuta via via meno dopo la discussa sentenza giudiziaria che ha privato Marine Le Pen dell’eleggibilità.

Sia Barnier che Bayrou sono invece sempre stati avversati da una sinistra frammentata, rimasta però compatta all’Assemblea nazionale dopo la vittoria relativa del suo “cartello” alle legislative anticipate di un anno fa: dai socialisti moderati ai verdi, agli estremisti di Jean-Luc Mélenchon.


MILANO, MODA, BANCHE/ Quelle "operazioni speciali" (contro l'Italia) che sanno di politica


Negli ultimi quattordici mesi la scommessa di fondo del presidente – blindare il suo potere all’Eliseo fino alla scadenza 2027 a qualsiasi costo per il suo Paese – è stata giocata su uno schema leggibile: lasciare che due premier non macroniani – e con il semi-sostegno lepenista – si logorassero su un fronte interno sempre più problematico sul piano economico-finanziario.

Macron, intanto, ha cavalcato con frenesia la scena geopolitica, interpretando in modo strumentale le delega semipresidenzialista alla politica estera. È così riuscito a durare il primo dei tre anni di mandato residuo. E non è detto che il presidente desiderasse davvero che Barnier e Bayrou riuscissero a “salvare” la Francia.


AUTO ELETTRICA DAL 2035/ "Ursula cede ai Verdi e fa scappare in Cina (o chiudere) le nostre imprese"


Oggi in ogni caso la crisi finanziaria di Parigi è conclamata dalle agenzie di rating e l’iperattivismo geopolitico del Presidente Volenteroso – sul fronte russo non meno che su quello dell’America di Donald Trump – non ha dato nel frattempo alcun frutto (l’iniziativa dei Willing sta anzi contribuendo alla rapida crisi del governo laburista a Londra).

Le pressioni perché il presidente lasci l’Eliseo in anticipo (come dovette fare lo stesso generale de Gaulle) sono quindi in escalation non sorprendente. Una mozione per la destituzione del presidente ha già raccolto le firme di un centinaio di parlamentari su 560: anche oltre i 71 di La France Insoumise che l’ha proposta, con voci di clamorose adesioni in arrivo dai 139 deputati lepenisti. Di fronte a questo scenario pesantissimo – per il Paese come per la presidenza – Macron sembra tuttavia intenzionato a insistere sulla sua scommessa.

Sul fronte interno sembra voler trarre conseguenze spregiudicate dai fallimenti di due premier consecutivi, pur nominati da lui. L’Assemblea nazionale ha respinto sia la manovra 2025 – con un’austerity fino a 65 miliardi – sia la bozza Bayrou di manovra 2026, ridotta a 44 miliardi ma pur sempre coerente con la necessita di tagliare un deficit pubblico vicino al 6% (il doppio del parametro Ue).

In particolare: rimane in mezzo al guado una riforma delle pensioni, avviata sulla falsariga di quella italiana di quattordici anni fa ma tuttora priva a Parigi di vera legittimazione parlamentare.

Fitch – prima fra le tre maggiori agenzie di rating – ha preso infine atto della paralisi francese tagliando il rating. La Ue rimane tutt’oggi in stand-by, mentre la Bce (guidata dalla francese Christine Lagarde, ex ministro delle finanze a Parigi) sta già tacitamente tenendo sotto controllo il pericolante spread francese con acquisti sul mercato di bond governativi transalpini.

Il ribaltone di Macron sembra ora voler sfidare Ue e mercati, anche se non frontalmente.

Il ballon d’essai agitato nel fine settimana dalla presidente macroniana dell’Assemblea, Yael Braun-Pivet, parla di una manovra ulteriormente ridotta a 35 miliardi, con un riavvicinamento del parametro-deficit non prima del 2030: ai limiti minimi della decenza-Maastricht per un’eurocrazia che rimarrà prevedibilmente “volenterosa” verso Macron.

L’Eliseo sembra voler ostentare ancora il suo ruolo “terzo”. Sempre sul filo del conflitto d’interesse,  il presidente vuole apparire rispettoso dell’impegno istituzionale di dare un governo al suo Paese, anzitutto schierando i suoi parlamentari nella nuova maggioranza. Questo anche se tale maggioranza – formalmente valorizzata come la voce parlamentare della sovranità democratica francese – si annuncia da subito restia a varare l’austerity sollecitata dai mercati e attesa dalla Ue (almeno: da una Ue che applicasse a Parigi lo stesso peso e la stessa misura imposti a Roma nel 2011). I socialisti invocano dal canto loro la cosiddetta “tassa Zucman” contro ricchi francesi e grandi imprese: sarà interessante vedere in che misura il presidente-banchiere liberale potrà e vorrà seguirli.

Sergio Mattarella con Emmanuel Macron a Montecitorio il 26 settembre 2023, giorno dei funerali di Giorgio Napolitano (Ansa)

Il presidente “mohicano” dell’europeismo ideologico sembra invece voler manipolare il nazionalismo francese “delle piazze” contro la tecnocrazia di Bruxelles, di cui Macron è stato sempre beniamino e tutore. È una postura che pare raccordarsi con la “volenterosità” di rilanciare il proprio protagonismo geopolitico, anzi per molti versi politico tout court.

L’auto-reinvenzione come presidente francese “di centrosinistra” è con buona evidenza coerente con l’obiettivo di soccorrere la perdita inarrestabile di peso e potere delle sinistre europee: una perdita certificata dall’uscita di scena (anticipata) della maggioranza rosso-verde in Germania, segnata dalle stesse elezioni europee che hanno azzoppato il liberale Macron.

La nuova leadership di Friedrich Merz a Berlino – pur sostenuta in coalizione dalla Spd – è a netta gradazione popolar-moderata e filoatlantica, totalmente congruente con quella di Ursula von der Leyen alla Commissione Ue (fresca e contestata firmataria della tregua sui dazi con Trump).

Merz e von der Leyen: entrambi sintonici con l’Italia di Giorgia Meloni. Un asse che non sembra entusiasta del polverone politico-mediatico sollevato nelle ultime settimane attorno al nome di Mario Draghi: un’operazione che sembra volta ad annacquare in Europa una crisi fondamentalmente francese e a mettere in discussione il ruolo stesso di “Ursula” a Bruxelles mentre è la presidenza Macron a Parigi a scricchiolare.

Una sorta di nuova “Internazionale macroniana” pare intanto già in azione. Sono stati i liberali (che hanno in Macron il loro leader europeo) e i socialisti a spingere all’europarlamento un plateale ordine del giorno per il riconoscimento dello Stato palestinese. L’esito – al di là del risalto mediatico – è stato vicino a una vittoria di Pirro: la mozione è stata votata da 305 eurodeputati – solo il 43% del plenum – con 273 fra no e astenuti. Soprattutto, da un testo puramente esortativo ai Ventisette è stato alla fine espunto ogni riferimento al “genocidio” che sarebbe in corso a Gaza e che invece Gerusalemme non tollera venga citato.

La mozione “lib-lab” appare  in ogni caso funzionale al prossimo show annunciato di Macron, intenzionato ad ufficializzare nei prossimi giorni il riconoscimento dello Stato palestinese sullo scenografico palco dell’Onu. Cioè da New York: la città ultradem dove risiede Donald Trump. Il crocevia globalista che da novembre potrebbe avere come sindaco il demo-socialista/islamico Zohran Mamdani, che farebbe arrestare dagli agenti Nypd Benjamin Netanyahu, alleato di ferro della Casa Bianca.

Il tentativo di “fronte di resistenza democratica” ha fallito politicamente un anno fa in Francia, benché sia servito a Macron per puntellarsi. Analogamente, il ribaltone italiano del 2019 – sostenuto dall’esterno anche da Macron – si sviluppò con il ritorno artificiale al potere del Pd, prolungato dall’esecutivo Draghi; ma il “campo largo” delle sinistre non ha mai preso firma e al voto 2022 ha vinto nettamente la coalizione di destra-centro.

Però questo è avvenuto con tre anni di ritardo rispetto alla landslide della Lega alle europee 2019. Il ribaltone, intanto, aveva impedito il ritorno alle urne e reinsediato un premier trasformista non parlamentare, alla guida di un governo di perdenti al voto democratico.

Ora il rilancio del neo-frontismo “democratico” su scala globale sembra modellarsi sulla stessa narrazione “resistenziale”, con un obiettivo analogo: guadagnare tempo nelle trincee di potere ancora controllate (in Europa l’Eliseo è la principale se non ormai l’unica) nella speranza che l’avanzata trumpiana freni o si esaurisca; e che il prolungarsi (in parte artificiale) della confrontation con la Russia agisca su opinioni pubbliche ed elettorati a favore di quei leader che fanno coincidere la propria permanenza al potere con la difesa della civiltà occidentale.

Su questo sfondo ogni mezzo promette di essere lecito, a cominciare da avventurosi giri di valzer in direzione della Cina (Macron vi volò nei primi mesi della guerra ucraina, usando parole ambigue su Taiwan).

La durata del prossimo round sembra fissata in tredici mesi, ossia fino al primo martedì di novembre 2026, quando in Usa si terranno le elezioni midterm. Se Trump dovesse arretrare nelle urne – cioè perdere l’attuale maggioranza nei due rami del Congresso – la controffensiva dichiarerebbe subito vittoria. Per la seconda volta in un decennio affermerebbe che il trumpismo è stata solo una fastidiosa parentesi medioevale in una Storia che riprenderebbe a essere “finita”.

Le iscrizioni all’Internazionale macroniana sono aperte: vedremo chi si farà avanti dall’Italia. Dove Macron ha sempre avuto molti amici.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI

Tags: Emmanuel MacronChristine LagardeUrsula Von Der LeyenDonald TrumpLegaMarine Le PenBenjamin NetanyahuFriedrich MerzMario Draghi

Ti potrebbe interessare anche

Ultime notizie di Europa

Ultime notizie

Gli archivi del canale di Europa

ilSussidiario.net

il Quotidiano Approfondito con le ultime news online

  • Privacy e Cookies Policy
  • Aiuto
  • Redazione
  • Chi siamo
  • Pubblicità
  • Whistleblowing
  • MOG 231/2001
  • Feed Rss
  • Tags

P.IVA: 06859710961

  • In primo piano
    • Ultime notizie
    • Cronaca
    • Politica
    • Economia e finanza
    • Sanità
    • Cinema e Tv
    • Calcio e altri Sport
  • Sezioni
    • Cultura
    • Energia e Ambiente
    • Esteri
    • Impresa
    • Lavoro
    • Educazione
    • Musica e Concerti
    • Motori
    • Scienze
    • Hi-Tech
    • Sanità, salute & benessere
    • Donna²
    • Milano
    • Roma
    • Oroscopo
    • Turismo e Viaggi
    • Sanremo
    • Meeting di Rimini
    • Sostenibilità e Sussidiarietà
    • Food
    • Chiesa
    • Trasporti e Mobilità
    • Osservatorio sull’informazione statistica
    • Tags
  • Approfondimenti
    • Rubriche
    • Dossier
    • Speciali
  • Riviste
    • Emmeciquadro
  • Firme & Multimedia
    • Autori
    • Intervistati
    • Editoriale
    • Foto
  • Feed Rss
  • Donazione
    • Sostieni ilSussidiario.net

Ben Tornato!

Accedi al tuo account

Password dimenticata? Sign Up

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

All fields are required. Accedi

Recupera la tua password

Inserisci il tuo nome utente o indirizzo email per reimpostare la password.

Accedi
  • In primo piano
    • Ultime notizie
    • Cronaca
    • Politica
    • Economia e finanza
    • Sanità
    • Cinema e Tv
    • Calcio e altri Sport
  • Sezioni
    • Cultura
    • Energia e Ambiente
    • Esteri
    • Impresa
    • Lavoro
    • Educazione
    • Musica e Concerti
    • Motori
    • Scienze
    • Hi-Tech
    • Sanità, salute & benessere
    • Donna²
    • Milano
    • Roma
    • Oroscopo
    • Turismo e Viaggi
    • Sanremo
    • Meeting di Rimini
    • Sostenibilità e Sussidiarietà
    • Food
    • Chiesa
    • Trasporti e Mobilità
    • Osservatorio sull’informazione statistica
    • Tags
  • Approfondimenti
    • Rubriche
    • Dossier
    • Speciali
  • Riviste
    • Emmeciquadro
  • Firme & Multimedia
    • Autori
    • Intervistati
    • Editoriale
    • Foto
  • Feed Rss
  • Donazione
    • Sostieni ilSussidiario.net