Il quadro della finanza pubblica italiana appare positivo, anche per via di un'economia che riesce a tenere
Nell’Interim Economic Outlook diffuso martedì, l’Ocse ha confermato la stima di crescita del Pil italiano pari allo 0,6% per quest’anno. Il capo economista dell’Ocse Alvaro Pereira, durante la conferenza stampa di presentazione del rapporto, ha evidenziato che il nostro Paese è “in una posizione migliore rispetto a qualche anno fa” per quel che riguarda deficit e debito. Viene così convalidato il quadro positivo per i conti pubblici già emerso a inizio settimana con la revisione dei conti economici nazionali 2023-2024 da parte dell’Istat.
Secondo Mario Deaglio, Professore emerito di Economia internazionale all’Università di Torino, siamo di fronte a una conferma «delle caratteristiche dell’economia italiana, che nei Rapporti che ho curato per il Centro Einaudi abbiamo paragonato a un calabrone, che secondo la fisica non potrebbe volare, eppure vola, seppur in modo impacciato e disordinato».
Pensa che chiuderemo l’anno con una crescita dello 0,6% nonostante il -0,1% registrato nel secondo trimestre?
Credo di sì, grazie al terziario, in particolare a un turismo che è qualcosa di più degli ombrelloni e delle spiagge di cui tanto si è discusso nei mesi scorsi: il nostro patrimonio storico e culturale attira molti stranieri, anche per ragioni di studio. Mi sembra che la stagione turistica sia andata bene, adesso ci saranno un paio di mesi di consumi relativamente contenuti in attesa di quelli legati festività natalizie. E il calabrone continuerà a volare.
In altri Paesi le cose non vanno altrettanto bene…
In Italia abbiamo un quadro multicolore, che non è di per sé peggiore rispetto a quello di altri Paesi, anzi: se guardiamo alla Francia possiamo dire di avere avuto qualche cartuccia in più. A quanto pare è difficile misurarlo trimestre su trimestre, ma emerge in occasione delle revisioni sui conti economici nazionali operate dall’Istat.

Ritiene possibile chiudere l’anno con un deficit sotto il 3% del Pil?
I segnali che scorgo dal mio piccolo angolo di osservazione mi fanno ritenere di sì. Penso anche che il Governo non voglia perdere questa opportunità che consentirebbe di uscire dalla procedura di infrazione Ue per deficit eccessivo, cosa che non sarebbe ancora possibile per la Francia.
Crede che potrà arrivare un upgrade del rating da parte di Standard & Poor’s il 10 ottobre?
Difficile dirlo, perché ogni agenzia di rating segue i suoi modelli per esprimere questo tipo di giudizi. Ma per quello che ho detto poc’anzi non mi stupirei se ci fosse un nuovo upgrade da parte di Standard & Poor’s dopo quello dello scorso aprile (da BBB a BBB+).
Come vede la situazione italiana in un contesto di mercato in cui l’oro e l’argento hanno raggiunto i loro massimi storici, forse anche per una certa sfiducia verso le obbligazioni statali?
Come detto poc’anzi, l’Italia sembra essere in una posizione più favorevole rispetto a quella di altri Paesi europei. Il prezzo raggiunto dall’oro credo debba quanto meno far nascere un dibattito nel nostro Paese, visto che è il terzo detentore al mondo di riserve auree, escludendo il Fondo monetario internazionale.
Che tipo di dibattito?
Le riserve auree italiane ammontano a 2.452 tonnellate. Considerando che il prezzo dell’oro ha raggiunto nuovi massimi superando i 3.700 dollari l’oncia, vuol dire che il loro controvalore oggi è superiore ai 270 miliardi di euro. Penso che forse si potrebbe ipotizzare un modesto uso, e sottolineo modesto, di queste riserve in un orizzonte di lungo periodo.
Magari per ridurre il debito pubblico?
Non necessariamente. Queste risorse potrebbero servire ad aiutare il Paese per qualche investimento o anche solo come salvagente in caso di momentanee crisi. L’importante penso sia cominciare a parlarne, altrimenti corriamo anche il rischio di dimenticarci dell’esistenza di quelle riserve.
(Lorenzo Torrisi)
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