L’industria italiana non sta attraversando un buon momento. Come ha certificato l’Istat, ad aprile la produzione industriale è scesa dell’1,9% su base mensile e del 7,2% in un anno. Anche per questo il Centro studi di Confindustria, nella sua congiuntura flash, ha spiegato che sono “in aumento i segnali di indebolimento dell’economia italiana, soprattutto nell’industria”. Secondo Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison e docente di Economia industriale all’Università Cattolica di Milano, «ci sono due principali spiegazioni rispetto alle preoccupazioni degli osservatori sulla dinamica della nostra industria».
Di che cosa si tratta?
In primo luogo, non dobbiamo dimenticare che nel primo trimestre l’Eurozona è entrata in recessione tecnica, con la Germania in forte difficoltà, ma anche con Olanda e Paesi Baltici che hanno subito un’importante battuta d’arresto. C’è quindi una situazione che non facilita gli scambi intracomunitari e questa è una delle prime ragioni per cui l’industria italiana sta registrando un rallentamento. In secondo luogo, sono venuti meno i bonus che avevano drogato non solo l’edilizia, ma anche parte della domanda di beni per l’edilizia di cui l’Italia è grande produttrice, dalle piastrelle al cemento, dalle strutture metalliche ai mobili.
Questi bonus di fatto esistono ancora…
Sì, ma in una formula non così stimolante per la domanda come quella precedente. C’è, quindi, una parte di produzione industriale di carattere straordinario che sta lentamente rientrando. A mio avviso, l’aspetto veramente interessante di questa vicenda è che per la prima volta negli ultimi 30 anni l’Italia non ha solo l’industria per crescere.
Cosa intende dire?
L’indice di fiducia dei consumatori a giugno è salito ancora. Questo grazie anche all’aumento dell’occupazione e alle misure anti-inflazione varate dal Governo Draghi e confermate da quello Meloni, che hanno permesso alle famiglie italiane di affrontare alla grande questo periodo inflattivo. Infatti, se guardiamo ai consumi, nel primo trimestre nel nostro Paese sono cresciuti di circa il 3% rispetto allo stesso trimestre del 2022, mentre in Germania sono calati del 2%. In questo momento, la nostra economia è trainata soprattutto dalla domanda dei beni di consumo e di servizi, con il turismo che sta performando in maniera impressionante. Per anni è stato detto che l’Italia non riusciva a crescere se non con l’industria, questa volta le cose stanno andando diversamente.
È una situazione che andrà oltre la stagione estiva che può contare sul traino del turismo?
Certamente sì, anche perché la produzione industriale non farà registrare una successione di dati negativi: credo che il 2023 si chiuderà piatto. In questo momento, poi, la forza dei servizi è notevole. Infine, nonostante si continui a parlare più delle cose che non funzionano che di quelle che funzionano del Pnrr, penso che qualche investimento connesso al Piano prima della fine dell’anno entrerà nel Pil. Francamente non mi preoccupo più di tanto di questa specie di sindrome di crisi industriale, anche perché dopo tre anni di irruenza della produzione industriale italiana, i bilanci sono stati messi in ordine, le aziende sono super patrimonializzate.
Christine Lagarde ha intanto ribadito che la Bce andrà avanti nel rialzo dei tassi perché l’obiettivo resta portare l’inflazione al 2%. Cosa ne pensa?
Queste politiche anti-inflattive sembrano non riuscire a produrre i risultati sperati. Basti pensare che in Germania certi prodotti si pagano quattro volte più che in Italia. La politica dei tassi è a mio avviso abbastanza inconcludente, più che altro fa contente banche e assicurazioni tedesche che da anni si lamentavano di non riuscire ad avere margini per via dei bassi tassi. Di fatto, più che difendere i consumatori dall’inflazione si stanno drenando risorse per la ripresa del sistema produttivo e rimpinguando i bilanci dissanguati delle banche.
Secondo il ministro degli Esteri Tajani, andando avanti così la Bce causerà una recessione…
Non credo che in Italia ci sarà la recessione, il problema è che ci sarà in Europa. E questo non aiuterà la crescita dell’industria italiana. Ritengo che il nostro Paese, nonostante il rialzo dei tassi, abbia la possibilità di continuare a crescere. Del resto le previsioni notoriamente prudenti della Banca d’Italia, diffuse dopo il dato sulla produzione industriale di aprile, parlano di un +1,3%. Detto questo, non credo vada fatto un discorso Italia versus Bce, ma occorre chiedersi cosa vuol fare l’Eurotower, perché non sta frenando l’Italia, ma la Germania e il nord Europa senza riuscire a contrastare l’inflazione, anche perché quest’ultima ha componenti che dipendono, in Germania, dalla crisi produttiva. E se c’è un modello in crisi, il rialzo dei tassi non favorisce gli investimenti che sono necessari a cambiarlo.
(Lorenzo Torrisi)
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