Trump e Putin sembrano avere definito una nuova cornice di trattative, ma l’Europa, prima ancora di Zelensky, non pare accettarle. Il nodo sono le garanzie
Il vertice di Anchorage in Alaska tra Vladimir Putin e Donald Trump doveva segnare una nuova cornice nella trattativa tra USA e Russia sulla guerra in Ucraina. È possibile che dopo un confronto di oltre tre ore, con altri convitati che erano protagonisti politici, ma anche contabili di affari, la nuova cornice sia stata costruita.
Ma è sicuro che ci vorrà del tempo, molto tempo, perché ritorni una pace reale in quella zona martoriata da tre anni e mezzo.
Durante la riunione di Anchorage si è partiti con il desiderio di una tregua militare, di un cessate il fuoco, ma l’incontro ha preso subito un’altra piega. Sarebbe stato lo stesso Donald Trump a dichiarare ai leaders europei che Putin sostiene un piano per porre fine alla guerra in Ucraina cedendo il territorio non conquistato agli invasori russi, piuttosto che cercare un cessate il fuoco.
È il New York Times a sostenere questa tesi. Lunedì, Trump riceverà Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca e i leader europei sono invitati a partecipare. Sarà un altro momento storio e decisivo. In quel momento comincerà il vero problema su cui si discuterà e chissà mai se sarà risolto.
Trump spiegherà ciò che vuole Putin. Ecco la richiesta in sintesi: Putin si impegna a fare la pace, non solo un cessate il fuoco, se Zelensky abbandonerà il Donbass, anche le aree non occupate dalle milizie russe. In questo modo Putin offre un cessate il fuoco generale, in tutta l’Ucraina, lungo le attuali linee di battaglia e fa una promessa scritta di non attaccare più l’Ucraina o qualsiasi altro Paese europeo.
La prima risposta che è arrivata dai funzionari europei, a un Trump che pareva entusiasta, è quella di un Putin “che ha violato spesso anche i suoi impegni scritti”.

E qui siamo al punto decisivo. La risposta degli europei poggia su un punto base: “L’Ucraina” recita il comunicato congiunto “deve disporre di garanzie di sicurezza incondizionate per difendere efficacemente la propria sovranità e integrità territoriale. Accogliamo con favore la dichiarazione di Trump secondo cui gli Stati Uniti sono pronti a fornire garanzie di sicurezza. La coalizione dei volenterosi è pronta a svolgere un ruolo attivo. Non dovrebbero essere imposte limitazioni alle forze armate ucraine o alla loro cooperazione con Paesi terzi. La Russia non può aver diritto di veto sul percorso dell’Ucraina verso l’Europa unita e la Nato”.
Continuano gli europei: “Spetterà all’Ucraina prendere decisioni sul proprio territorio. I confini internazionali non devono essere modificati con la forza. Il nostro sostegno all’Ucraina continuerà. Siamo determinati a fare di più per fare forte l’Ucraina al fine di porre fine ai combattimenti e realizzare una pace giusta”.
Ma su questi punti che sottolineano gli europei, la nuova cornice di trattativa tra Putin e Trump non pare ricca di speranze, come quella di passare dal cessate il fuoco alla pace.
Inutile girarci intorno e sprecare parole, anche nel grande gioco diplomatico. Bruxelles insiste perché l’Ucraina debba avere “garanzie di sicurezza affidabili”, senza limiti alle sue forze armate e tanto meno al percorso dell’Ucraina verso l’Europa e la Nato. Con la conferma del sostegno militare finanziario a Kiev, una de-escalation sembra impossibile.
Le sanzioni contro Mosca saranno revocate solamente dopo l’accordo su una “base solida e giusta”.
Sembra evidente che la posizione degli europei rifletta la paura delle loro élites di perdere il controllo della crisi e ritrovarsi escluse nel momento che prima o poi avverrà. Oggi sembra di assistere a una “seconda Yalta”, ma con la Russia che ha alle sue spalle la Cina e l’India, mentre gli Usa vogliono giocare con un partner che sembra non avere peso e soprattutto non riconosce i contorni che sembrano emergere dall’incontro tra Putin e Trump.
Il dramma che ancora avvolgerà probabilmente l’Ucraina peserà sulla reale consistenza europea. Troppe volte Trump ha detto “questa non è la mia guerra”. Tante volte l’Europa ha ripetuto di volere un accordo solido perché vuole salvare l’Occidente transatlantico che sembra lentamente scomparire e lasciare spazio a un nuovo ordine mondiale che, immaginato adesso, diventa sempre più pericoloso.
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