Dopo gli ufficiali tedeschi, che intercettati hanno rivelato la presenza di truppe britanniche in Ucraina, ora anche i polacchi, che vorrebbero da Biden più soldati USA sul confine con la Russia, dicono che ci sono militari NATO che già combattono con Kiev. Intanto dagli USA arriverà un nuovo pacchetto da 300 milioni di dollari di aiuti militari, ha fatto sapere ieri sera l’amministrazione americana, mentre anche l’UE ha stanziato soldi e annunciato l’arrivo di munizioni. Insomma, tante promesse che poi sono rimaste sulla carta.
I Paesi che sostengono l’Ucraina, osserva Vincenzo Giallongo, generale dei carabinieri in congedo con al suo attivo missioni in Iraq, Kuwait, Albania e Kosovo, dovrebbero fornire armi adeguate anche ad attaccare il territorio russo, altrimenti Zelensky non avrà grandi alternative. Un contesto in cui risuona realistico l’invito del Papa a trattare una pace il più possibile giusta. Anche perché le cose per l’Ucraina potrebbero andare notevolmente peggio se fosse eletto Trump, che non vuole più dare soldi a Kiev. E anche dalle elezioni europee potrebbe uscire una maggioranza ancora meno convinta nel sostenere la guerra con la Russia. C’è il rischio, alla fine, che Putin voglia prendersi tutta l’Ucraina.
Generale, la Polonia rivela che ci sono soldati NATO che combattono in Ucraina contro la Russia. E ringrazia i Paesi che li hanno inviati. Ormai quello delle truppe occidentali sul fronte, nonostante le smentite, è diventato un tema?
Non credo che ci siano soldati NATO che stiano combattendo come tali in Ucraina. Ci sono sicuramente, invece, truppe internazionali, costituite da volontari. Varsavia fa dichiarazioni perché vuole attirare l’attenzione. Ha dei timori, in parte immotivati: fa comunque parte dell’Alleanza atlantica, che ben difficilmente potrebbe limitarsi ad assistere ad un attacco alla Polonia. Certamente, tuttavia, è il momento di fare qualcosa per l’Ucraina. Il modo migliore per intervenire è di mandare delle armi serie, per difendersi, ma anche per dare la possibilità di attaccare in territorio russo. Altrimenti assisteremo a uno stillicidio: fra due, quattro, dieci mesi l’Ucraina sarà inglobata dalla Russia. Gli ucraini ora non possono fare altro che una guerra difensiva, quasi di resistenza.
Gli aiuti occidentali non arriveranno più? O comunque non a sufficienza?
Non è chiaro cosa voglia fare l’Occidente: da un lato continua a dire, NATO in primis, che bisogna essere vicini a Kiev, ma dall’altro molti Paesi dichiarano che non manderanno uomini e gli USA, troppi impegnati sul fronte mediorientale, paiono essersi dimenticati completamente dell’Ucraina. Una situazione non bella per Zelensky.
Gli ucraini cercano di rispondere con attacchi sul Mar Nero o a depositi di carburante in Russia: alla fine anche questo è un segnale che non possono andare molto oltre le incursioni con i droni?
Fanno attacchi mordi e fuggi perché non hanno uomini e mezzi per farne uno serio. Sono passati quasi a una guerra di resistenza.
Zelensky ha annunciato la realizzazione di tre linee difensive: una narrazione molto diversa della guerra per chi fino a poco fa parlava di riconquista dei territori. Ha dovuto ammettere che lo scenario è cambiato?
La vittoria dell’Ucraina era una pia illusione. Zelensky ha cambiato due capi di stato maggiore addossando a loro le responsabilità, ma poi la realtà appare sempre nella sua sconvolgente drammaticità. Credo che si sia reso conto anche lui che non è una questione di comando, ma di uomini e armi che mancano. È passato a una guerra di contenimento: questo significa preparare linee difensive, cercare di non fare andare oltre il nemico nella speranza che il mondo occidentale prenda una decisione.
C’è il pericolo effettivo a questo punto che la Russia si prenda tutta l’Ucraina? In fondo si tratta di una ipotesi paventata dallo stesso Zelensky. Mosca ha le risorse necessarie per prenderla e mantenere il controllo del territorio?
Sono convinto che questo pericolo ci sia. Una volta conquistato il territorio la Russia avrebbe anche gli uomini per controllarlo: potrebbe utilizzare, ad esempio, kazaki e ceceni. Anche se non li dovesse avere, credo che Putin abbia l’idea di fare il grande colonizzatore, creando una “piccola URSS”. Ha delle velleità sulla Moldavia e, secondo me, anche sulla Georgia: non sono nella NATO ma sono nella sua orbita. Che riesca a realizzare i suoi sogni e a gestire i territori occupati, comunque, è un altro paio di maniche.
Le cronache, tra l’altro, parlano di un’azione a Belgorod e Kursk, in territorio russo, da parte di soldati della Legione Libertà di Russia e del Battaglione siberiano, volontari russi. Gli attori nella guerra si stanno moltiplicando?
Sono russi che stanno in Ucraina da molto tempo, avversari di Putin che hanno contratto matrimonio con donne ucraine o sono discendenti di ucraini. Non è una presenza particolarmente significativa: è un battaglione, 500 persone. Fanno i guastatori. È vero che per attaccare i russi servono gli uomini, ma in questo momento servono soprattutto armi di un certo tipo che non sono mai state fornite all’Ucraina. Se non si spaventa la Russia con armi di media e lunga gittata che possono colpire obiettivi nel territorio russo, Mosca ha gioco facile a imporsi. Aspetta che l’Ucraina crolli da sola. Un contesto che si è creato per una serie di errori dell’Europa e della NATO insieme.
Il segretario di Stato vaticano, Piero Parolin, ha detto che per trattare bisogna che cessi l’aggressione portata dalla Russia. L’invito a negoziare del Papa, soprattutto alla luce della situazione che abbiamo appena tratteggiato, rimane una professione di realismo. Qualcuno gli darà retta?
L’unico che può dire qualcosa è giustamente il Papa: non ha fornito armi e non pensa alla guerra. Gli altri si dovrebbero vergognare un po’ tutti. Non si può promettere per due anni la vittoria alla gente e poi a un certo punto chiudere i rubinetti. Gli USA, però, sono un Paese abituato a fare in questo modo: promettono difese a oltranza e poi improvvisamente se ne vanno. È successo in Afghanistan, anche se dopo tanti anni, e in Vietnam. Sono un po’ strani.
Orbán ha incontrato Trump e il candidato repubblicano gli ha ribadito che se verrà eletto non darà neanche un centesimo all’Ucraina. A parte che Kiev non riceve più soldi già adesso, dobbiamo prepararci a uno scenario in cui l’Ucraina sarà abbandonata a se stessa?
Trump è sempre stato molto chiaro. Ma non è che gli interessa poco dell’Ucraina, la verità è che non gli interessa niente di tutta l’Europa. Se dovesse arrivare alla presidenza potrà anche fare gli interessi degli americani, ma di sicuro della UE non ha grande stima.
L’Europa potrebbe rimanere da sola, con il cerino in mano, a dover gestire la patata bollente dell’Ucraina?
Sono convinto che l’Europa attraverserà un brutto momento: non ha fatto nulla, non sta facendo nulla per cambiare e tra pochi mesi ci saranno le elezioni. Se non ritrova l’unità sarà esposta non ad attacchi militari, perché la NATO c’è ancora, ma a quelli economici e di altro tipo.
La speranza degli ucraini è appesa alle elezioni europee e americane?
Gli ucraini sperano che vincano i democratici perché, se non dovesse succedere, l’Ucraina rischia di diventare, come soleva dire Metternich dell’Italia, una mera espressione geografica.
(Paolo Rossetti)
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