Come scoprire quale cane ha fatto i suoi bisogni dove non dovrebbe? Basta schedare tutti i cani tramite il loro dna. E’ questa l’idea di Robert Menard, sindaco di Beziers, cittadina di circa 70mila abitanti nel sud della Francia, che mira ad eliminare il problema delle deiezioni attraverso un metodo che da molti è stato definitivo un po’ distopico. Eppure secondo Menard il problema sarebbe urgente visto che ogni mese lamenta la raccolta di circa mille feci di animale nella sua cittadina: ecco perchè ha obbligato tutti i padroni di cani a fornire un campione della saliva dello stesso animale, per registrare il dna.
Una volta schedato, al primo “bisogno” lasciato in strada scatta il “match” quindi viene individuato il cane e il suo padrone è costretto a pagare una multa da ben 122 euro, non proprio bruscolini. Il sindaco ha dato tre mesi di tempo ai suoi cittadini per adeguarsi, recandosi da un veterinario per sottoporsi ad un test del dna gratuito, dopo di che partirà la fase sperimentale di questa iniziativa che andrà avanti fino al 2025. Bisognerà capire se tale progetto verrà accolto con favore dalla popolazione locale, che al momento pare abbastanza riluttante, ma non è ben chiaro cosa succede a chi non si sottopone al test del dna.
SINDACO FA SCHEDARE CANI TRAMITE DNA PER INDIVIDUARNE FECI: SUCCEDE ANCHE IN ITALIA
Certo è vero che il problema dei “bisogni” canini non è purtroppo esclusiva della Francia, e basta circolare sui marciapiedi delle nostre città, grandi o piccole che siano, per accorgersi. Con la possibilità di portare i cani anche al centro commerciale da qualche anno a questa parte, coloro che fanno le pulizie hanno dovuto iniziare a fare gli straordinari, raccogliendo di tutto e di più, ovviamente non con il sorriso.
In ogni caso Il Fatto Quotidiano ricorda come il caso del dna del cane non è isolato alla Francia visto che anche in Italia avviene già qualcosa di simile. A Malnate, in provincia di Varese, è stata introdotta la creazione di un profilo genetico dei cani attraverso le feci, mentre nel 2024 la legge scatterà nella provincia autonoma di Bolzano. Niente da fare invece a Torino, che ha bocciato l’idea, mentre è in fase di studio presso il Comune di Genova.