Cosa succede dentro (e fuori) il Pd di Elly Schlein: le spaccature sul riarmo UE, lo scontro con i riformisti e la possibile distanza con il Quirinale
LA FRONDA DEGLI EX PREMIER DEM CONTRO LA LINEA DI SCHLEIN SUL RIARMO E L’EUROPA
Forse non è un caso che i sondaggi elettorali sul Partito Democratico e sulla leadership di Elly Schlein siano in calo in questi primi mesi del 2025: se già le varie correnti riformiste di minoranza interne al Pd manifestavano da tempo una certa insofferenza per la conduzione del partito sui temi caldi come i referendum contro il Jobs Act e le politiche sul lavoro (considerate troppo schiacciate sulle posizioni della Cgil di Landini), il caos geopolitico mondiale che ha portato alla “mossa” UE di un piano di riarmo da quasi mille miliardi di euro ha reso evidente la spaccatura interna al Pd.
Oltre all’area cattolica-riformista, la platea di ex Premier e fondatori del Pd si sono spesi direttamente per appoggiare il piano Von der Leyen definito “ReArm Europe”, di fatto sconfessando la linea della Segretaria che invece ha fortemente criticato il riarmo europeo, sostenendo solo l’esigenza di una non precisata “difesa UE”. E così di colpo, oltre a manifestare una posizione minoritaria all’interno del gruppo Socialisti & Democratici, la linea Schlein diventa un problema anche nel nostro Parlamento dove i prossimi futuri voti sul sostegno all’Ucraina vedono un Pd sostanzialmente spaccato in più parti.
La leader non vuole perdere l’elettorato di sinistra “pura” che in queste settimane migra verso la posizione di Conte come novello “pacifista progressista”, dall’altra però teme che la fronda di minoranza possa ben presto tramutarsi in maggioranza, visto l’unione di Prodi, Gentiloni e Letta nell’opporsi al posizionamento preso da Elly Schlein.
Se prima erano i riformisti di Guerini ad esprimere un forte dissenso interno sulla leadership della Segretaria, dopo il sostegno netto degli ex Premier dem al riarmo di Bruxelles lo scenario interno al Partito Democratico si fa decisamente più ostico. Zingaretti, che è capo delegazione Pd in Parlamento Europeo, invita la leader all’astensione sul voto europeo per il sostegno militare all’Ucraina per evitare di strappare unilateralmente col PSE, ma resta comunque un guaio per Schlein qualsiasi posizione prenderà. A favore della maggioranza Von der Leyen, scontentando l’ala progressista e spingendo voti dem verso il M5s; contro il riarmo e la difesa europea, spaccando forse del tutto il Nazareno e rischiando direttamente in prima persona il sostegno alla propria Segreteria.
IL QUIRINALE È OGGI PIÙ DISTANTE DAL PD: ECCO PERCHÈ
Secondo Prodi il riarmo dell’UE è necessario e giusto, così come impostare il piano per un esercito comune europeo; sulla stessa scia anche il predecessore di Schlein alla guida del Pd, Enrico Letta, che parla di decisioni importanti da prendere per dare «sicurezza ed efficienza militare». Gentiloni, con Guerini e Delrio, manifestano una piena unità di intenti con Bruxelles, confermando la tendenza interna al Partito Democratico di una potenzial futura leadership dell’ex Commissario UE, magari proprio come candidato Premier alle prossime Elezioni nel 2027 contro il Centrodestra di Giorgia Meloni.
Animi tesi, questioni intricate e che per Schlein non paiono riferirsi “solo” alle posizioni da prendere in UE e in Parlamento: come giustamente nota l’analisi di Paolo Delgado sul “Dubbio”, è in corso (e non da oggi) una sorta di potenziale “metamorfosi” del Pd un tempo movimento “istituzionale” per eccellenza, riconosciuto e stimato dal Quirinale. Al di là di ricordare che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella proviene da quella famiglia politica (prima Democrazia Cristiana, poi appunto Pd), le posizioni di Schlein su lavoro, diritti LGBT, difesa e guerra in Ucraina vedono una distanza sempre più netta tra il Colle e appunto la leadership Dem.
Al netto della cautela giustamente usata nel suo discorso politico durante il viaggio in Giappone, non si può non notare il sostegno dato all’opzione della Commissione UE sulla necessità di difendere l’Unione Europea, ovvero l’urgenza diametralmente opposta da quella evidenziata da Elly Schlein.
