Cosa è successo alle isole Eolie? Ha un significato il sisma di 4.6 gradi della scala Richter di ieri? Ne parliamo con ALESSANDRO GUERRICCHIO, geomorfologo e autore di uno studio innovativo sui movimenti sismici nel tirreno meridionale

Il professor Alessandro Guerricchio, geomorfologo dell’Università della Calabria, rivela perché si è scatenato il terremoto che ha colpito le isole Eolie. Provocando frane e smottamenti in particolare sull’isola di Lipari, a causa della scossa di intensità di 4,6 gradi della magnitudo Richter. All’origine del terremoto, secondo il professor Guerricchio, c’è la particolare conformazione a vortice del Tirreno meridionale. Una specie di ciclone, nel cui occhio si trovano costantemente le isole Eolie.



Solo che invece di essere una perturbazione atmosferica, si tratta di un sommovimento dei fondali del Tirreno. Che coinvolge numerosi vulcani sottomarini tuttora in attività in grado di provocare onde anomale, per sollevare le quali già di per sé il terremoto di oggi può essere sufficiente. «Basti pensare – sottolinea Guerricchio – che quando nel dicembre 2002 si verificò una frana sull’isola di Stromboli, ci furono timori che un’onda anomala raggiungesse le coste della Calabria. Figuriamoci che cosa può fare un fondale marino che si spezza, si rompe o si abbatte».



Professor Guerricchio, da che cosa dipende l’elevata sismicità delle isole Eolie?

Le isole Eolie si trovano al centro di una struttura a vortice. Immagini di prendere un piattino rotondo e di spingerlo con un dito verso sinistra e con l’altro, dalla parte opposta, verso destra. Le due forze faranno ruotare il piattino molto rapidamente.

E’ una metafora di quello che accade sotto la superficie del Tirreno meridionale?

 

Sì, anche in questo caso c’è una coppia di forze che spingono in due direzioni opposte. Solo che non si tratta di due dita, ma di movimenti dei fondali marini. Una forza preme in direzione est all’altezza della Sicilia settentrionale, l’altra in direzione Ovest in mare aperto, 200 chilometri più a nord, proprio dove si trovano i vulcani sottomarini Palinuro, Alcione e Glauco. Il moto impresso è circolare, ma il risultato è lo stesso che si produce all’altezza delle faglie: si accumula energia finché questa vince l’attrito e scatena il terremoto. Ho illustrato per la prima volta la struttura a vortice intorno alle isole Eolie nel 1994, durante l’ottavo congresso del Consiglio nazionale dei geologi a Roma.



 

 

L’area delle Eolie, oltre che essere una zona sismica, è anche densa di vulcani…

 

Sì, e oltre a quelli in superficie ci sono i crateri sottomarini: Palinuro, Alcione, Eolo e Sisifo a ovest delle Eolie, Marsili, Lametini e Glauco a nord. Alcuni, come il Marsili e il Palinuro, sono tuttora attivi. E comunque un terremoto come quello di oggi potrebbe essere foriero di una riattivazione sia dei vulcani emersi sulle isole Eolie sia di quelli sottomarini. E’ un fatto di buonsenso tenere conto del fatto che può esserci una ripresa dell’attività vulcanica.

 

 

E un’eruzione sottomarina potrebbe causare delle onde anomale?

 

 

 

 

E’ possibile, certo che sì. Un’eruzione sottomarina ma anche un terremoto, soprattutto se collegato a un fondale marino che si rompe, si spezza o si abbatte. Quando nel dicembre 2002 si verificò una frana sull’isola di Stromboli, ci furono timori che un’onda anomala raggiungesse le coste della Calabria. Figuriamoci che cosa può fare lo spostamento del manto sottomarino, cioè quell’evento che precede di una frazione di secondo il terremoto.

 

 

Le onde anomale normalmente si sollevano immediatamente dopo la scossa, o anche a distanza di tempo?

 

Talora anche a distanza di ore, anche se mai di giorni. E’ un fatto positivo che finora questo evento non si sia verificato, ma porre la dovuta attenzione può essere doveroso, proprio per la possibilità di uno tsunami con «effetto ritardato».

 

(Pietro Vernizzi)