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Home » Scienze » INNOVAZIONI/ Grazie al Wi-Fi i semafori (virtuali) li vedremo sul cruscotto

  • Scienze

INNOVAZIONI/ Grazie al Wi-Fi i semafori (virtuali) li vedremo sul cruscotto

Int. Alberto Zanella
Pubblicato 28 Gennaio 2015
SEMAFORO_virtuale_R439

Semafori virtuali

ALBERTO ZANELLA spiega in questa intervista che cosa è il progetto Greenlight, ovvero i semafori virtuali per la sicurezza stradale negli incroci privi di essi. ecco di cosa si tratta

Si chiama Greenlight ed è uno dei progetti del programma “Next Generation Car2X” supportato dall’European EIC ICT Labs: l’obiettivo è di sfruttare soluzioni commerciali a basso costo di comunicazioni wireless tra veicoli (V2V) per implementare algoritmi in grado di assistere il conducente nel risolvere le priorità tra vetture in prossimità di incroci privi di semafori. Il risultato della ricerca, condotta presso l’Istituto di elettronica e di ingegneria dell’informazione e delle telecomunicazioni (IEIIT) nella sede di Bologna, ha prodotto quelli che si possono, con espressione efficace, definire Semafori Virtuali.


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Sicurezza stradale e gestione del traffico rappresentano importanti problematiche per le società moderne. Il Global status report on road safety 2013 riporta un numero di morti per incidenti stradali nel mondo pari a 1.24 milioni all’anno, gran parte dei quali avviene in corrispondenza degli incroci. Oltre a questo, la gestione degli incroci ha un impatto rilevante anche sulla creazione di code ed ingorghi nelle nostre città. Nonostante ciò, la percentuale di incroci controllati da impianti semaforici è inevitabilmente limitata per motivi di costo (sia di installazione che di manutenzione). Inoltre, gli incroci controllati da semafori presentano spesso inefficienze a causa delle impostazioni fisse o lentamente variabili. 


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Gli avanzamenti tecnologici nel campo delle comunicazioni wireless permettono oggi un approccio radicalmente diverso a questo problema, come ha spiegato a ilsussidiario.net il coordinatore del progetto, Alberto Zanella dell’IEIIT. Utilizzando sistemi di localizzazione precisi e sistemi di comunicazione wireless efficienti è possibile che i veicoli interagiscano direttamente, scambiandosi informazioni riguardo la propria posizione e coordinando una gestione degli incroci autonoma e in sicurezza. Grazie alla tecnologia wireless e all’uso del GPS, ogni veicolo conosce la propria posizione e la comunica agli altri veicoli in avvicinamento allo stesso incrocio; ciascun veicolo esegue quindi l’algoritmo autonomamente e si coordina con gli altri per concordare le priorità di attraversamento dell’incrocio. Alla fine, un semaforo virtuale verde o rosso viene mostrato al guidatore sul suo cruscotto.


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«La nostra ricerca nasce dall’idea di fornire una sorta di concept delle possibili applicazioni che si possono sviluppare quando si mette della tecnologia wireless all’interno di un autoveicolo. Che cosa abbiamo fatto? Abbiamo provare a vedere se una determinata applicazione, come quella dei semafori virtuali, poteva essere implementabile a costi non particolarmente elevati , utilizzando tecnologie già esistenti, quindi moderne ma disponibili in commercio a prezzi non superiori a qualche centinaio di euro. Tra tutte le possibili applicazioni relative al tema sicurezza in ambito urbano, quella dei semafori virtuali ci è sembrata interessante, più vicina alle possibilità di implementazione ed efficace per far comprendere le potenzialità della tecnologia».

Ma i semafori virtuali sono una possibile alternativa ai normali semafori? Non proprio, dice Zanella. «Un’applicazioni come questa – e ci sono altri studi sul tema in altri Paesi –  è pensata per gli incroci dove per motivi di economicità o altro non è possibile collocare un semaforo. In tali situazioni, si è cercato di dimostrare che l’uso di questa tecnologia consente di risolvere i problemi di viabilità e di ridurre il rischio di incidenti».

La tecnologia utilizzata è un insieme di hardware e di software: in realtà l’hardware è di quelli che si possono acquistare facilmente e gli ingegneri dell’IEIIT non hanno dovuto fare particolari elaborazioni; «il nostro contributi principale è stato di agire sugli algoritmi, capire quali erano i limiti della tecnologia wireless che stavamo considerando e quindi implementare concretamente l’algoritmo ottimizzato». 

Il lavoro è stato completato con lo svolgimento di alcuni test, in una misura compatibilmente con le disponibilità economiche di un finanziamento che non era molto elevato. «Abbiamo condotto delle prove in ambito “protetto”, nell’area del campus qui a Bologna, e abbiamo fatto anche qualche test in strada. Tutti con esito positivo. Trattandosi di una prima realizzazione del software, con incroci non protetti, con presenza di più veicoli (4 – 5 auto), possiamo dire che tutto ha funzionato a dovere». 

Un’analisi accurata degli strumenti disponibili e degli scenari applicativi porta a sottolineare la necessità di tener conto di alcuni limiti: «se in condizioni normali le auto, grazie alle apparecchiatura wireless di cui sono dotate, possono dialogare tra loro tranquillamente, in certe situazioni, ad esempio in presenza di ostacoli molto grandi, come edifici molto alti, nascono dei vincoli al corretto funzionamento del sistema. In casi simili, suggeriamo di sfruttare la presenza di un lampione per installarvi la stessa tecnologia, così che possa reinstradare il segnale da auto a auto».

Di fronte a tutte queste possibilità, c’è qualche interesse da parte delle case costruttrici automobilistiche? Un primo segnale forte di interesse è già stato riscontrato dal gruppo di Bologna nel corso del progetto, per il cui sviluppo ha fattivamente collaborato col Centro Ricerche Fiat. Zanella però guarda avanti: «Intanto va detto che molto probabilmente nei prossimi anni le auto saranno tutte equipaggiate con tecnologia wireless, secondo lo standard Wi-Fi, l’IEEE 802.11p che anche noi abbiamo utilizzato; sarà una dotazione di serie, come il navigatore o il lettore di CD. Questo certamente può aprire la strada per sviluppare tutta una varietà di applicazioni che si basano su quella tecnologia. La case automobilistiche sono certamente interessate però sono sempre molto prudenti e prima di inserire una nuova caratteristica ci pensano due volte». 

Le prospettive che si aprono vanno anche al di là degli incroci cittadini. Il pensiero corre facilmente a quanto si racconta sulle possibilità della vettura che si guida da sola: i big dell’auto sono tutti lanciati in progetti del genere e ci si è messa anche Google con la sua Google car. «Sì, oltre a queste, che più colpiscono l’opinione pubblica, ci sono parecchie sperimentazioni che stanno verificando la possibilità di avere veicoli a guida automatica in aree controllate, come i vari tipi di veicoli che si muovono negli aeroporti. In tali casi, un sistema come il nostro può essere di valido ausilio e di supporto per flotte di veicoli automatici». 


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