Lo sciopero illegittimo di Landini e sindacati di base ha impedito a milioni di italiani di esercitare i loro diritti. La tutela dei lavoratori non c’entra
Dunque il maggior sindacato nazionale può dichiarare nell’arco di una notte uno sciopero generale gettando nel caos il Paese – anzitutto nei servizi pubblici in monopolio statale – invocando “una minaccia all’ordine costituzionale”.
Pare essercene di che richiamare il leggendario “comma 22” di un vecchio regolamento di disciplina dell’aviazione militare statunitense: “Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo”, ma “chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo”.
Sicuramente lo sciopero “insurrezionale” di Maurizio Landini – da tempo sospetto di ambizioni politiche personali – ha a che fare con un “comma” della Costituzione italiana. Il blocco del Paese è stato infatti confermato calpestando platealmente una dichiarazione urgente di illegittimità da parte del Garante indipendente istituto per legge: una di quelle leggi cui l’articolo 40 della Costituzione condiziona l’esercizio del diritto di sciopero. Un diritto che rientra poi certamente nella riserva di ordine pubblico enunciata dal più generale diritto costituzionale alla riunione pubblica “pacifica e senza armi”.
Lo sciopero antagonista scatenato da Cgil e sindacati di base non ha voluto in ogni caso protestare contro lesioni o minacce a diritti fondamentali dei lavoratori rappresentati da quelle organizzazioni. È invece andato a contestare l’arresto di alcuni cittadini italiani (fra cui 4 parlamentari dell’opposizione) che hanno tentato un ingresso di forza in un Paese estero (non europeo).

Sono stati fermati nel corso di un’ azione giudicata illegale da Israele e votata comunque a una causa politica, che nulla ha a che fare con la tutela sindacale dei lavoratori italiani. E quella causa politica è stata democraticamente discussa giusto giovedì dal Parlamento nazionale, che ha votato diverse mozioni dopo le comunicazioni del governo.
Lo sciopero indetto ieri “in difesa della democrazia costituzionale” è andato d’altronde a creare – anzitutto nella violazione del preavviso legale – danni immediati, notevoli e diffusi a milioni di cittadini del Paese: che hanno visto compromessi i loro diritti al lavoro, all’impresa, allo studio, all’assistenza sanitaria, al giusto processo. Tutti diritti sanciti dalla Carta, compreso quello elementare alla mobilità sul territorio nazionale. La solidarietà ai palestinesi di Gaza – pur legittima e significativa – può entrare a gamba tesa sui “doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” prescritti dall’articolo 2 della Carta a tutti i cittadini della Repubblica?
Infine, uno sciopero con scoperte finalità politiche si è tenuto in corsa alla vigilia di una consultazione elettorale regionale, in aperto collegamento con altre manifestazioni di piazza programmate per un sabato di (teorico) silenzio politico-elettorale.
Non è ancora noto se e come il Garante intenderà ricorrere a qualche magistratura sul mancato rispetto delle normative sul diritto di sciopero. Parrebbe certamente utile una pronuncia approfondita da parte della Corte Costituzionale; anche sulla mancata attuazione – dopo 77 anni – dell’articolo 39 della Carta sulla registrazione legale dei sindacati.
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