Gli alunni plusdotati chiedono alla scuola un cambio di paradigma: non basta offrire loro opportunità avanzate. Servono ecosistemi relazionali
Tra il 29 luglio e il 2 agosto 2025 la città di Braga, in Portogallo, ha ospitato la 26esima Conferenza mondiale sulla Giftedness The Power of Gifted Education and Talent Development in a Changing World. Un evento di rilievo internazionale organizzato dal World Council for Gifted and Talented Children, che ha riunito esperti, educatori, psicologi, decisori politici e ricercatori da tutto il mondo.
Uno dei messaggi più forti emersi dalla conferenza di Braga è che la genialità, per quanto innata, non può svilupparsi pienamente in assenza di un contesto che la riconosca, la nutra e la sostenga.
I contributi dei keynote speakers hanno ribadito con forza che la valorizzazione dei gifted non è una questione individuale, ma una responsabilità collettiva che coinvolge famiglie, insegnanti, pari e istituzioni educative.
L’edizione 2025 si è contraddistinta per la qualità e l’ampiezza degli interventi, tra cui spiccano quelli dei keynote speakers internazionali, che hanno offerto prospettive multidisciplinari sulla giftedness, fondate su dati empirici e ricerche longitudinali.
Dalla prospettiva di Jae Yup Jung, docente dell’Università del New South Wales (Australia), è emerso chiaramente che le attitudini degli stakeholders – in particolare genitori, docenti e studenti stessi – possono costituire un potente motore di crescita oppure un ostacolo invisibile ma concreto.
Atteggiamenti scettici, stereotipi o semplicemente la mancanza di consapevolezza rischiano di inibire lo sviluppo del potenziale, soprattutto quando l’eccezionalità cognitiva non è accompagnata da un ambiente emotivamente accogliente e culturalmente preparato.
In linea con questa visione, Karine Verschueren, della KU Leuven in Belgio, ha posto l’accento sul ruolo cruciale delle relazioni significative. I dati del progetto TALENT hanno dimostrato che la qualità delle interazioni con adulti di riferimento e coetanei incide profondamente sull’engagement scolastico e sul benessere degli studenti gifted.
Il talento, infatti, non sboccia nel vuoto: ha bisogno di fiducia, riconoscimento, ascolto. Relazioni empatiche e contesti scolastici inclusivi fungono da catalizzatori per la trasformazione del potenziale in realizzazione concreta.
Questa prospettiva sistemica è stata condivisa anche da Ahmed Alabbasi, della College of Education presso l’Arabian Gulf University, che ha sottolineato come persino nei contesti universitari altamente selettivi il talento rischi di rimanere inespresso se non è inserito in una cultura educativa che valorizza la creatività, il pensiero divergente e l’intelligenza emotiva.
La conferenza ha segnato un cambio di paradigma: educare i gifted non significa semplicemente offrire loro opportunità avanzate, ma creare ecosistemi relazionali in cui il talento sia riconosciuto, accompagnato e messo in dialogo con la comunità. La genialità ha bisogno di radici solide per fiorire: senza il terreno fertile offerto da adulti competenti e pari supportivi, anche il più straordinario dei semi rischia di non germogliare mai.
La conferenza ha proposto un’agenda condivisa per affrontare le sfide dell’educazione dei gifted in un mondo segnato da crisi ambientali, transizioni tecnologiche e crescenti diseguaglianze. I keynote speakers, in particolare, hanno lanciato un appello congiunto: riconoscere che la promozione dei talenti non è un lusso elitario, ma una risorsa strategica per il progresso sociale ed economico. Nei workshop e nelle tavole rotonde si è discusso anche di politiche inclusive, di accesso equo alla identificazione dei gifted tra studenti provenienti da contesti svantaggiati e delle potenzialità dell’intelligenza artificiale nel personalizzare l’insegnamento.
E in Italia? Qualcosa si muove. In luglio ha effettuato un ulteriore passaggio presso la Commissione Cultura del Senato il DDL S.180 che mira a valorizzare e supportare gli studenti plusdotati attraverso interventi mirati sia a scuola sia a casa.
Al centro vi è la consapevolezza che la valorizzazione dei talenti deve passare innanzitutto dalla informazione/formazione dei docenti per rimuovere stereotipi e pregiudizi nel riconoscimento e valorizzazione degli studenti gifted. Uno tra tutti: “se sono così intelligenti possono farcela da soli”. Non è proprio così semplice.
(La partecipazione dell’autrice alla conferenza è stata resa possibile grazie al contributo di ADI (Associazione docenti italiani) su fondi Erasmus+)
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