Un volume di Damiano Previtali sulle competenze non cognitive aiuta le scuole a sviluppare le soft skills in accordo con la normativa e la didattica
Cercando con una delle più diffuse applicazioni di intelligenza artificiale la legge 22/2025 si ottiene questa definizione: la legge “introduce lo sviluppo delle competenze non cognitive e trasversali nel sistema educativo italiano”. Certamente si tratta di una legge molto importante, ma asserire che introduca ex novo queste competenze nel sistema educativo italiano non è corretto.
A ben guardare le competenze trasversali sono già un orizzonte di riferimento del nostro sistema d’istruzione e da diverso tempo. Basti pensare solo al metodo didattico di apprendimento in situazione dei Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento, per i quali, a forza di usare l’acronimo PCTO, sembra si sia perso di vista lo scopo: sollecitare e mettere in evidenza le competenze trasversali dei nostri studenti, oltre che orientarli.
Detto questo, è vero che nella generalità delle scuole italiane ancora non si lavora per promuovere le competenze trasversali, allora la legge può e deve diventare un’occasione da non sprecare.
Alla sperimentazione voluta con il provvedimento si affiancano una serie di iniziative che possono accompagnare le scuole verso la promozione delle competenze trasversali. Penso alle linee guida per lo sviluppo di queste competenze che il ministero dovrà adottare, definendo le indicazioni metodologico-didattiche in coerenza con le indicazioni nazionali per il curricolo.
Penso al Piano straordinario di azioni formative, di durata triennale, rivolto ai docenti delle scuole di ogni ordine e grado, che sempre il MIM dovrà predisporre. Penso alla mappatura delle esperienze e dei progetti già in essere negli istituti scolastici italiani, corredata di un’analisi dell’impatto dei progetti e dei risultati prodotti.
Soprattutto la legge riporta l’attenzione di chi si occupa di educazione sulle competenze trasversali, che – come ci testimonia una recente indagine condotta in Emilia-Romagna e a Torino dall’OCSE e Fondazione per la Scuola – sono motore primo dell’inclusione, visto che “spesso le disuguaglianze si basano su fattori che sono fuori dal controllo dell’individuo, come il luogo di nascita, il genere o la condizione economica familiare. Per ridurre queste disparità, è necessario intervenire su fattori più malleabili: così, promuovere lo sviluppo delle competenze socio-emotive offre agli studenti maggiori probabilità di successo scolastico”.
Per le scuole che vogliano cimentarsi in questo compito così importante, ponendosi sulla scia della legge, c’è uno strumento agile e allo stesso tempo ricco: il libro di Damiano Previtali Le metacompetenze. Per una formazione della persona e la formazione al lavoro (UTET, 2024).
Si tratta di un percorso in cui l’autore si mette dalla parte delle scuole e le accompagna nel cammino di ricerca ed elaborazione che l’introduzione delle competenze trasversali nel curricolo formativo esplicito comporta. Previtali parte dal concetto di talento per spostarsi poi verso quello di metacompetenze oggi richieste ai nostri studenti per partecipare a pieno alla vita sociale e accedere al mondo del lavoro (collaborare, risolvere problemi, flessibilità).
In pagine dense ma assai chiare, le metacompetenze sono messe in dialogo con la normativa scolastica italiana e i framework europei che analizzano le competenze trasversali indicate dalla Raccomandazione europea relativa alle competenze chiave per l’apprendimento permanente del 2018.
In questi documenti s’individuano, poi, gli strumenti per costruire un curricolo scolastico e rubriche valutative sulle competenze socio-emotive. Il percorso è pensato per le istituzioni che aderiscono alla filiera formativa tecnologico-professionale, ma il grande pregio del libro è quello d’indicare un metodo che tutte le tipologie di scuole possono usare: individuare le competenze per la vita che il contesto e i bisogni educativi del territorio fanno emergere, analizzarle alla luce degli ordinamenti normativi della scuola, individuarle nei framework voluti dall’Ue e, con l’ausilio di questi documenti, costruire il curricolo d’istituto. Da non trascurare è il fatto che a questi framework si accompagnino diversi materiali (LifeComp into Action, Guida pratica a EntreComp, ecc.) che consentono di portare in classe le competenze trasversali, indicando attività e metodi valutativi.
Il libro ha, inoltre, il grande merito di riconnettere le metacompetenze a quella vasta gamma di strumenti che oggi le scuole hanno a disposizione per una gestione orientata al miglioramento e che, allo tesso tempo, esse devono mettere a disposizione dei loro studenti: il RAV, il Piano di miglioramento, il PTOF, la Rendicontazione sociale, il Piano formativo individuale, l’E-portfolio personale dello studente e il Curriculum dello studente.
La visione che il libro ci propone riesce a dare, attraverso le metacompetenze, un senso unitario a questi strumenti, rivolgendoli tutti verso la direzione educativa consapevolmente scelta dalle scuole.
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