È arrivato il sì definitivo della Camera al ddl Valditara sull’educazione sessuale: verrà insegnata solo dalla scuola media e con il sì dei genitori
Negli ultimi mesi il tema dell’educazione affettiva e sessuale nelle scuole (mercoledì è arrivato il sì definitivo della Camera al ddl Valditara: verrà insegnata solo dalle medie e con il sì dei genitori) è tornato prepotentemente al centro del dibattito pubblico e ha messo in luce ancora una volta la domanda se la scuola debba rispondere o no, abbia rinunciato o no al compito educativo.
La scuola può infatti limitarsi ad istruire e formare. Ma se è così, come si può pensare di introdurre materie come l’educazione civica o l’educazione affettiva? Ci vorranno psicologi o docenti? E dove possiamo trovare quelli più esperti?
Come insegnante e rettore delle Scuole Romano Bruni avverto quotidianamente la responsabilità di proporre ai nostri studenti non solo contenuti disciplinari e metodi didattici, ma un accompagnamento che sia davvero all’altezza della loro umanità, con tutti i limiti e le risorse di ciascuno.
La questione è profonda e non ha bisogno solo di protocolli standardizzati, ha bisogno di docenti e adulti che si mettano in gioco completamente e accettino la complessità della sfida: insegnare educando.
Così anche quando parliamo di affettività e sessualità, è necessario uno sguardo più ampio: non siamo infatti isole, né meccanismi da aggiustare a pezzi seguendo un manuale. Siamo un io indivisibile, in cui corpo, emotività, ragione, spiritualità e socialità convivono e si influenzano reciprocamente. E in tutti questi aspetti siamo innanzitutto bisognosi di relazione, fin dalla nascita.
In questa prospettiva, educare all’affettività e alla sessualità significa educare l’intera persona. Significa per esempio non ridurre la relazione a un’emozione del momento, perché le emozioni sono preziose, ma passano e non bastano. L’amore vero infatti implica una scelta più ampia, una volontà, un impegno che dà continuità e trasforma il sentimento e permette di maturare.
Questo approccio più ampio al tema affettivo è propriamente educativo e non passa solo attraverso momenti di formazione specifici e dedicati (pur opportuni), ma si inserisce in una più grande proposta culturale. Passa per esempio attraverso la profondità dei contenuti della nostra grande tradizione che vengono proposti come un confronto con Dante, Petrarca o Machiavelli, come la capacità di guardare tutti i dati, come insegnano la matematica, la fisica e la chimica, o di visualizzare le connessioni logiche della frase latina. L’idea di poter “istruire” gli studenti con una lezione frontale su affettività e sessualità è non solo illusoria, ma anche inefficace. La scuola può invece educare la globalità della persona fino anche all’affettività. Senza sviare dal suo compito primario, ma facendosene carico fino in fondo.
La questione quindi è: come la scuola educa attraverso tutto ciò che propone? Fino a raggiungere il livello più intimo e profondo della persona di cui affettività e sessualità sono parte?
C’è poi qualcosa che fa ulteriormente la differenza ed è una globalità di proposta di vita che emerge in una relazione significativa con gli adulti. I ragazzi non hanno bisogno di discorsi perfetti, ma di adulti autentici. Hanno bisogno di attenzione vera, ascolto, presenza, esempi. E di non essere considerati massa o platea, ma individui. È interessante chiedersi: cosa vedono quando ci guardano?
Tornando all’educazione sessuale o affettiva, succede che la si riduca a qualche norma etica per ridurre comportamenti impulsivi o a qualche indicazione pratica per evitare gravidanze indesiderate o prevenire le malattie. Tutto importante, certo. Ma insufficiente. Se la persona non è accompagnata a comprendere sé stessa, fino al valore dell’affetto e dell’amore, al rispetto del proprio corpo e di quello dell’altro, la sola informazione non basta. C’è bisogno del coinvolgimento in una vita.
Stando all’argomento, se inseriamo l’educazione affettiva e sessuale in un cammino educativo globale allora anch’essa troverà il suo posto naturale: un’espressione matura di un cammino di conoscenza di sé, dell’altro e del mondo.
Il nostro obiettivo quindi è, e dovrebbe rimanere, quello di coniugare scuola ed educazione, formazione e istruzione, cultura e vita.
Si rende quindi necessaria una comunità educante cui partecipino diverse figure e in primis docenti e genitori con intenti condivisi, così da aiutare ciascun giovane a maturare in modo intero: non un assemblaggio di funzioni, ma un’opera unica, dotata di una dignità grande e di un destino buono.
Se questa via sarà percorsa e rimarrà ancora affascinante, allora avremo qualche speranza do rispondere ai grandi drammi sociali e di crescere persone in grado di affrontare le grandi sfide del futuro.
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