SCUOLA/ Orientamento, un cammino tra parole chiave e esperienze

- Nora Terzoli

Talento, personalizzazione, rete, character skills, capolavoro: 5 parole chiave per un percorso suggerito dalle "Linee guida per l'orientamento"

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Il 22 dicembre 2022 il ministero dell’Istruzione e del Merito con il decreto 328 ha adottato le Linee guida per l’orientamento, relative alla riforma 1.4 “Riforma del sistema di orientamento”, nell’ambito della Missione 4, Componente 1 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, finanziato dall’Unione Europea (Next Generation Eu).

Si tratta di un documento articolato che avrebbe bisogno di un’analisi dettagliata, per coglierne tutte le implicazioni, obiettivo non raggiungibile nel breve spazio di un articolo.

In questa sede pertanto si intende semplicemente identificarne delle suggestioni, a partire da alcune “parole chiave” del testo e riflettere su esperienze relative al percorso di orientamento in atto nella scuola secondaria di primo grado che dirigo, senza dimenticare che la didattica orientativa deve permeare anche la scuola primaria e quella dell’infanzia.

La prima parola non può essere che talento, più volte richiamata nel documento: “Le presenti linee guida hanno lo scopo, (…) di rafforzare il raccordo tra il primo ciclo di istruzione e il secondo ciclo di istruzione e formazione, per una scelta consapevole e ponderata, che valorizzi le potenzialità e i talenti degli studenti” (…) “…un sistema strutturato e coordinato di interventi che, a partire dal riconoscimento dei talenti, delle attitudini, delle inclinazioni e del merito degli studenti, li accompagni in maniera sempre più personalizzata a elaborare in modo critico e proattivo un loro progetto di vita, anche professionale”.

Non c’è educazione e neppure istruzione senza riconoscimento e valorizzazione dei talenti; la scuola non può esimersi dal mettere in atto tutte le sue risorse, per far scoprire e valorizzare i talenti di ciascuno. Se così non fosse, si ridurrebbe a un luogo di omologazione e offrirebbe solo un accumulo di informazioni.

A partire dal proprio talento è possibile costruire invece un percorso di studi che sia motivante, sfidante per la ragione e nel tempo capace di generare uomini e donne in grado di offrire un apporto originale e competente per la costruzione di una società civile in cui le diverse professionalità trovino spazio per esprimersi.

“L’attività didattica in ottica orientativa è organizzata a partire dalle esperienze degli studenti, con il superamento della sola dimensione trasmissiva delle conoscenze e con la valorizzazione della didattica laboratoriale, di tempi e spazi flessibili, e delle opportunità offerte dall’esercizio dell’autonomia”.

La scoperta del talento e la sua maturazione nel tempo ha bisogno di una didattica creativa e flessibile, che offra occasioni per interrogarsi, mettersi alla prova. Nella scuola secondaria che dirigo, gli studenti hanno la possibilità di frequentare laboratori elettivi nei diversi ambiti del sapere: Stem, espressivi, sportivi, letterari e nelle lingue straniere, che consentono di sperimentarsi e di saggiare i propri interessi e le proprie competenze.

È necessario dunque che la comunità educante maturi un metodo di insegnamento realmente legato alla personalizzazione, capace di motivare all’apprendimento, favorendo la varietà delle proposte.

Si tratta di una modalità di fare scuola che, contrariamente a quanto potrebbe sembrare, non intende alleggerire l’impegno ed essere poco richiedente; intende invece, a partire dalle risorse personali, essere sfidante per la ragione e proporre compiti alti, che mettano in gioco competenze articolate e complesse.

Occorre favorire una didattica flessibile, rispettosa delle differenze, che rifugga dalla standardizzazione, dall’idea dell’alunno medio, dalla rigidità dei programmi, parola che nella scuola italiana dovrebbe essere superata da anni, ma che ancora alberga nei suoi edifici.

“Se l’obiettivo è l’orientamento, le strategie sono la personalizzazione dei piani di studio, l’apertura interdisciplinare degli stessi, l’esplorazione delle competenze maturate anche in ambienti esterni alla scuola”.

Questo invito alla maturazione delle competenze, anche attraverso la collaborazione di ambienti esterni, può avere molteplici forme. Se ne suggeriscono in questa sede solo due, che vengono perseguite nella scuola che dirigo: la realizzazione di progettualità interdisciplinari di educazione civica con la collaborazione delle associazioni di volontariato, grazie alle quali gli studenti possono fare esperienze significative di cittadinanza responsabile e la progettazione di percorsi e progetti che vedano la collaborazione di enti di ricerca e accademici, capaci di offrire, attraverso la testimonianza di ricercatori e di personalità affermate nel loro ambito professionale, riflessioni e suggestioni significative per il cammino di orientamento.

L’importanza della rete con soggetti esterni alla scuola è essenziale per un reale processo di orientamento:

“La recente ‘Raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea sui percorsi per il successo scolastico’, (..) disegna nuove priorità di intervento per il perseguimento del successo scolastico per tutti gli studenti, a prescindere dalle caratteristiche personali e dall’ambito familiare, culturale e socio-economico, con misure strategiche e integrate che ricomprendono, tra gli altri, il coordinamento con i servizi territoriali, il dialogo continuo con gli studenti, i genitori, le famiglie, la messa a sistema di un insieme equilibrato e coordinato di misure di prevenzione, intervento e compensazione, il monitoraggio costante degli interventi”.

La rete costituisce una risorsa imprescindibile soprattutto per gli studenti più in difficoltà, innanzitutto per contrastare abbandono e dispersione. All’interno della rete risulta fondamentale l’apporto dei servizi territoriali, con i quali spesso però è difficile coordinare interventi tempestivi, senza i quali purtroppo le criticità rischiano di incancrenirsi.

“L’orientamento inizia, sin dalla scuola dell’infanzia e primaria, quale sostegno alla fiducia, all’autostima, all’impegno, alle motivazioni, al riconoscimento dei talenti e delle attitudini, favorendo anche il superamento delle difficoltà presenti nel processo di apprendimento”.

Si tratta di creare le condizioni perché sia promossa e valorizzata, anche all’interno della scuola del primo ciclo, la cura delle character skills, essenziali per il successo formativo degli studenti.  Senza un coinvolgimento della persona nella sua interezza, che si sostanzia di ragione, affettività e volontà non è possibile fare esperienza di un cammino durevole di fecondo apprendimento. La comunità educante a scuola non può escludere la cura delle competenze non cognitive, in stretta relazione con quelle cognitive.

All’interno del team dei docenti, ricordano le Linee guida, riveste un ruolo essenziale la figura del tutor: “ogni istituzione scolastica e formativa individua i docenti di classe delle scuole secondarie di primo e secondo grado, chiamati a svolgere la funzione ‘tutor’ di gruppi di studenti, in un dialogo costante con lo studente, la sua famiglia e i colleghi”.

All’interno della scuola secondaria di primo grado che dirigo da alcuni anni è già in atto un’esperienza di questo tipo, finalizzata all’ascolto dello studente, alla scoperta dei suoi talenti, alla maturazione di un personale metodo di studio e alla scelta consapevole dell’indirizzo di studi della secondaria di secondo grado. Si tratta di una capacità professionale che va valorizzata nel profilo dei docenti e che non è da confondere o sovrapporre con il servizio di sportello psicopedagogico attivo in molti istituti scolastici. Si auspica quindi che la formazione per i docenti tutor, a cui si fa riferimento nelle Linee guida, sia perseguita e curata in modo da motivare e far crescere la professionalità dei docenti.

Per raccogliere il lavoro svolto all’interno dei diversi moduli di orientamento di almeno 30 ore è previsto un portfolio digitale all’interno del quale tra gli altri materiali troverà posto anche “la scelta di almeno un prodotto riconosciuto criticamente dallo studente in ciascun anno scolastico e formativo come il proprio capolavoro”.

La richiesta agli studenti, supportata ovviamente da una serie di indicazioni dei docenti, di creare “capolavori”, per i quali sia necessario mettere in campo tutte le competenze personali, anche in termini di originalità e creatività e da realizzare in tempi più distesi, con la progressiva restituzione di feedback di miglioramento, costituisce senza dubbio un aiuto alla maturazione di tutte competenze, in perfetta sinergia tra risorse cognitive e non cognitive.

Un’esperienza in questa direzione è stata realizzata nella mia scuola, durante il lockdown, con un concorso dal titolo “Crea il tuo capolavoro”.

Consapevole di non aver raggiunto l’obiettivo di offrire una lettura critica e esaustiva delle Linee guida per l’orientamento, si è voluto più semplicemente in questa sede sottolineare la centralità di questo percorso, che innerva ogni ordine di scuola, attraverso l’identificazione di alcune parole chiave.

Resta da ricordare in chiusura che orientare è molto di più che aiutare a scegliere un corso di studi e una professione, perché si tratta di promuovere la formazione integrale della persona, che necessita dunque di essere accompagnata in un rapporto educativo, come ci ricorda Rita Levi Montalcini: “La scelta di uno studente dipende dalla sua inclinazione, ma anche dalla fortuna di incontrare un grande docente”.

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