A Storie Italiane si torna a parlare della vicenda della povera Patrizia, la donna che era stata sequestrata per circa un mese dal cognato nel pollaio, costretta a vivere solo di acqua e biscotti, ma anche seviziata e malmenata, e infine, violentata sessualmente. Il tribunale di Firenze alla fine ha condannato a 9 anni e mezzo il suo aguzzino, un 56enne, per violenza, sequestro e rapina. “Il pm aveva chiesto 21 anni – le parole dell’avvocato di Patrizia ai microfoni del programma di Rai Uno – poi con il rito abbreviato… La cosa positiva è che c’è stato un processo veloce, in un anno circa si è arrivati alla condanna”. In collegamento anche la stessa Patrizia, che ha evidenziato un disturbo post traumatico gravissimo: “Ancora non riesco a dormire la sera – le parole della vittima – in quella casa non riesco più a vivere. Specialmente la sera, quando sento un minimo rumore, di qualunque tipo, mi sveglio, anche se vivo insieme a mio figlio, che cerca di tranquillizzarmi, ma mi son rimaste dentro le paure. Due giorni fa quando l’ho rivisto in tribunale mi è ripreso il terrore, appena vedo un’ombra di sera mi metto a urlare. È una cosa invivibile”.
SEQUESTRATA NEL POLLAIO, LA VITTIMA: “MI SON VISTA LA MORTE IN FACCIA”
“Io mi son vista la morte in faccia – ha aggiunto – è stata una cosa impossibile”. In tribunale anche il fratello del principale imputato, e per lui è stato disposto il rinvio a giudizio. Prosciolta anche una terza imputata, la compagna del fratello, che è stata giudicata incapace di intendere e di volere. L’avvocato Tabarracci ha poi ripreso la parola: “Attendiamo le motivazioni della sentenza, entro 90 giorni, poi vedremo come andare avanti. Il giudice ha riconosciuto una provvisionale di 50 mila euro e vedremo. Mi complimento con la forza e il coraggio della mia cliente, che oltre a riuscire a fuggire dai suoi aguzzini ha anche trovato la forza di fuggire, quindi dovrebbe essere un esempio per tutte le donne”. Eleonora Daniele in studio: “Forza Patrizia, siamo tutti conte, ma è certo che nove anni son troppo pochi”.