Sentenza della Cassazione sul sequestro smartphone, l'acquisizione indiscriminata di dati costituisce una violazione, Pm devono selezionare dati pertinenti
La Cassazione si è espressa in una sentenza sul sequestro smartphone in un caso di riesame, concedendo la restituzione alla persona interessata, perchè il Pm aveva violato il vincolo che impone una pertinenza dei dati da estrarre con le indagini per il reato contestato. Da questo principio, il Tribunale ha così evidenziato che possono sussistere difetti nelle motivazioni, che spingono all’acquisizione indiscriminata delle informazioni anche quando non connesse alle esigenze, portando così a violazioni.
Già nel ricorso, di cui parla anche il quotidiano Il Dubbio, era stata ipotizzata una sproporzionalità della cautela reale, visto che nel caso in questione, erano stati rilevati tutti gli elementi presenti e non solo quelli utili per condurre gli accertamenti, rappresentati da alcune conversazioni via messaggio. Questa azione era stata fatta senza illustrare preventivamente quale fosse la ragione che aveva spinto ad apprendere tutto il contenuto degli archivi informatici presenti nel dispositivo, assumendo così, come hanno definito i giudici “Una connotazione esplorativa non consentita“.

La Cassazione limita il sequestro smartphone, consentito solo l’accesso ai documenti pertinenti alle indagini
Stop al sequestro smartphone indiscriminato, la Corte di Cassazione ha ribadito in una sentenza i limiti oltre i quali i Pm non possono spingersi per quanto riguarda l’acquisizione dei dati informatici presenti nei telefoni delle persone indagate. Come stabilito dai giudici, è necessario sempre definire non solo a quali informazioni si intende avere accesso ma anche un intervallo temporale entro il quale non si può andare se ulteriori rilievi non risultano pertinenti al reato.
Quando invece si procede ad un sequestro esteso, occorre sempre fare una precisazione esplicita nel decreto di perquisizione, che sottolinei le finalità di una verifica estesa, altrimenti bisogna limitarsi ad una selezione facendo una ricerca per parole chiave o restringendo le prove costituite da messaggi, video e altri documenti informatici a quelle che effettivamente saranno usate per gli accertamenti, altrimenti si rischia la violazione del diritto di segretezza della corrispondenza. In caso di difformità sui criteri selettivi e sulle date entro le quali si procederà con la verifica, può scattare un illecito che permette alla persona perquisita di ottenere non solo la restituzione del dispositivo, ma anche la copia di tutti i file non pertinenti.
