La proposta della Lombardia di riformare il Servizio Sanitario Nazionale: cosa propone Fontana in Conferenza Regioni e dove potrà cambiare il SSN

DOPO LA LETTERA LA PROPOSTA IN CONFERENZA REGIONI: IL “PIANO” DI FONTANA PER RIFORMARE IL SSN

Lo scorso 10 luglio il Presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, aveva mandato addirittura una lettera ufficiale al n.1 della Conferenza delle Regioni Fedriga per esprimere tutta la necessità e l’urgenza di una proposta dei territori per riformare a fondo il Sistema Sanitario Nazionale. Dopo l’esperienza traumatica della pandemia COVID e dopo le fatiche importanti dell’intero mondo sanitario nazionale anche ora che quell’emergenza è terminata, a ormai 50 anni dalla legge istituiva la richiesta della Lombardia è di produrre un tavolo pluri-regionale costante per arrivare ad una proposta condivisa anche ben oltre le differenze politiche, magari anche un “prodromo” di una vera e propria Costituente per la sanità.



Dopo quella lettera, il Presidente della Conferenza Fedriga (compagno di partito nella Lega e Governatore del Friuli, ndr) ha inserito nell’ultima riunione con gli altri Presidenti il punto all’ordine del giorno e nella giornata del 30 luglio 2025 si è giunti quanto meno a formulare una proposta specifica per un tavolo di legge. Come spiega lo stesso Fontana in una nota della Regione, la proposta avanzata dalla Lombardia è quella di istituire un tavolo tecnico con i rappresentanti di tutte le 20 Regioni italiane per poter «rivedere la legge istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale».



Evento Lega, i Governatori Fedriga e Fontana con Salvini (ANSA 2022, Mourad Balti Touati)

Da quel lontano 1978 molto è cambiato, sia sulle esigenze di cure degli italiani e sia per il rapporto tra operatori, strutture e anche fondi nazionali: quel modello, spiega il Governatore Fontana, «non è più adeguato ai bisogni sanitari» odierni ma anche futuri. Come accolto anche da altri Presidenti di Regione, è la Conferenza a rappresentare il contesto ideale per provare ad elaborare una proposta di riforma da presentare poi al Governo: per il n.1 di Regione Lombardia serve in primo luogo tenere conto dell’aumento della popolazione, così come delle varie malattie croniche, per non parlare delle «sfide epidemiologiche e demografiche sempre più complesse».



SISTEMA SANITARIO NAZIONALE: LE PROPOSTE DALLA LOMBARDIA (E LO SCONTRO CON LA CGIL)

Oltre l’ideologia politica e contro ogni contrapposizione partitica, la proposta di Fontana sul “nuovo” Sistema Sanitario Nazionale è già al lavoro da tempo, passando per travaglio della pandemia che ha colpito più di tutte proprio la Lombardia tra le Regioni italiane: «serve agire al più presto per restituire fiducia ai cittadini», ma anche per garantire un SSN solido che oggi sembra essere sempre più destinato ad un lento declino.

Il Governatore lombardo critica la strumentalizzazione politica che spesso viene fatta sulla sanità, a maggior ragione che la domanda sanitaria è sempre più in crescita e corre molto più dell’offerta: pur senza una pandemia, ad esempio, solo nel 2024. La Lombardia ha aumentato le prestazioni sanitarie del 2% con una domanda però cresciuta del 36%.

Il Presidente di Regione Lombardia Fontana all’ospedale San Paolo di Milano nel 2022 (ANSA, Matteo Corner)

Serve urgenza e soprattutto «appropriatezza delle cure», conclude Fontana parlando dopo la Conferenza delle Regioni: i tecnici, i medici e l’intero sistema Sanità Lombardia si è già messo al lavoro per produrre un testo di base da presentare al tavolo tecnico, con la Conferenza che invece si è riservata di valutare la risposta aprendo il dibattito già dalle prossime sedute post-estate.

Alla proposta di Fontana, valutata positivamente dai colleghi Governatori, replica però il sindacato CGIL di Maurizio Landini che vede nella riforma del SSN un’inutilità di fondo: «L’unica cosa da rivedere e superare è il modello sanitario lombardo», lamenta la segretaria confederale Daniela Barbaresi, che invece punta proprio sul Servizio Sanitario Nazionale per garantire «uguaglianza ed equità». I numeri però, e il sentiment dei cittadini, sembra andare verso una decisa critica di come (non) funziona la sanità oggi in ogni parte d’Italia, specie nelle Regioni del Meridione che ogni anno vedono autentiche “migrazioni” sanitarie nelle strutture del Nord Italia per produrre prestazioni anche quotidiane.