Il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni illustra le proposte in materia di sicurezza che la Lega intende portare al tavolo del governo
“Invito l’opposizione a leggersi i provvedimenti prima di criticare. Ma in materia di sicurezza ricordo anche che la Consulta non ha mai cassato una sola proposta della Lega” dice al Sussidiario Nicola Molteni, sottosegretario all’Interno, illustrando i provvedimenti in materia di sicurezza che il partito di Salvini intende portare al tavolo dell’esecutivo.
Della proposta della Lega si sta parlando in modo insistente, a cominciare dalla stretta contro l’islamizzazione. “Difendiamo i valori scritti in Costituzione” afferma Molteni, “l’islam che sottomette e ghettizza le donne, a cominciare dalla scuola, è incompatibile con i nostri principi di libertà e di democrazia”.
Ieri intanto è tornato sotto i riflettori il protocollo Italia-Albania. La presidente del Consiglio ha rilasciato dichiarazioni polemiche sul protocollo e sui centri. “Lavorano per bloccarli, la responsabilità non è mia” ha detto Giorgia Meloni a proposito dei ritardi.
Sottosegretario Molteni, partiamo da qui. Come commenta le dichiarazioni della presidente del Consiglio?
Io ho una convinzione: la difesa dei confini, il contrasto all’immigrazione di massa irregolare passa esclusivamente dalla dimensione esterna e dal blocco dei movimenti primari. Ovvero bloccando le partenze nei Paesi di partenza e transito.
Quindi?
Il Patto con l’Albania si inserisce perfettamente nella logica dei “return hubs”, ovvero di centri extra-Ue per il rimpatrio dei migranti irregolari. Nasce con una logica di esternalizzazione e delocalizzazione delle domande di asilo avviate nelle procedure accelerate in frontiera con Paesi terzi sicuri per avere rimpatri ed espulsioni rapide senza passare dal sistema dell’accoglienza nazionale. Funzionerà.
Come fa a dirlo?
Il Patto europeo sulla migrazione e l’asilo introduce il principio di responsabilità unito al principio di solidarietà obbligatoria flessibile. L’accordo con l’Albania ha l’apprezzamento delle istituzioni europee e di oltre 15 Paesi membri.
Perché la Lega propone un nuovo provvedimento in materia di sicurezza?
Perché intendiamo continuare nella strada intrapresa con il precedente decreto sicurezza (legge 80/2025, ndr). Difendo quel decreto, che è venuto incontro all’esigenza di sicurezza dei cittadini e delle forze di polizia. Ma c’è un’aspettativa legittima di sicurezza che chiede di essere soddisfatta. È una istanza che ci sentiamo in dovere di raccogliere.
Cominciamo dallo sgombero degli immobili occupati abusivamente. Cosa cambia?
Nel primo decreto sicurezza abbiamo sanato un’ingiustizia intollerabile, perché bastava un nonnulla, ad esempio l’assenza da casa di una persona anziana per ragioni di malattia, per subire un’occupazione abusiva, con tempi infiniti prima di vedersi restituire l’immobile. Con la legge 80 abbiamo modificato l’art. 634 bis Cp e introdotto lo sgombero-lampo sulla prima casa: le forze di polizia intervengono subito, la restituzione avviene anche in 48 ore e poi arriva la convalida dell’autorità giudiziaria. Ora intendiamo introdurre lo sgombero rapido non solo sulla prima casa ma su tutti gli altri immobili di proprietà.
Cosa c’è di nuovo per quanto riguarda le manifestazioni?
Il diritto a manifestare è costituzionalmente protetto, è e rimane sacro. Ma non può diventare il diritto a devastare, né un atto di violenza e di aggressione contro le forze di polizia. Dal 29 settembre al 5 ottobre ci sono state in Italia oltre 330 manifestazioni con 150 poliziotti feriti. Questo è inammissibile. Intendiamo modificare l’art. 18 TULPS che oggi prevede il carcere e una lieve sanzione: vogliamo depenalizzare, ma aumentare la sanzione amministrativa in modo importante. Se non rispetti le regole, paghi, soprattutto se la manifestazione provoca danni – ad esempio, vetture e vetrine devastate – e feriti.
Quali misure riguarderanno furti e borseggi?
Sui furti aumentiamo la pena in modo consistente, sia nei minimi che nei massimi, in modo tale che il ladro che entra illegalmente in un’abitazione possa finalmente finire in galera e non godere di benefici o misure alternative. Sui borseggi modifichiamo la legge Cartabia: oggi il furto con destrezza è un reato perseguibile a querela, noi vogliamo che sia perseguibile d’ufficio. Sarà un aiuto alle forze di polizia, alla serietà delle nostre amministrazioni e all’immagine del Paese. Si pensi soltanto ai borseggi che avvengono a Venezia.
Capitolo baby gang?
Ci saranno due norme. Con la prima, in continuità col decreto Caivano, estendiamo l’ammonimento, una misura di prevenzione amministrativa nei confronti dei minori di iniziativa del questore. Con la seconda interveniamo sui minori stranieri non accompagnati: un fenomeno di allarme sociale per tutte le città e per tutti i sindaci, di destra e di sinistra.
Minori stranieri non accompagnati vuol dire provvedimento in materia migratoria.
Infatti vogliamo modificare la legge Zampa, soprattutto per rendere più facili i rimpatri e rendere effettivo il procedimento di accoglienza dei maggiorenni: oggi dura fino ai 21 anni, con la proposta della Lega vogliamo dimezzarlo, facendolo terminare a 19 anni. Poi vogliamo rendere effettivo, mediante indagini familiari, il rimpatrio volontario assistito del minore nel Paese d’origine.
Volete intervenire sui ricongiungimenti familiari perché i numeri sono elevati?

Sì, oggi il 36% dei permessi di soggiorno rilasciati in Italia è per motivi familiari. Grazie a due provvedimenti della Lega questi permessi di soggiorno sono stati abbattuti del 18% nell’ultimo anno, ma serve un’azione più organica. Con il dimezzamento dei tempi riduciamo la platea di chi vuole beneficiare del permesso di soggiorno per motivi familiari, con un secondo provvedimento alziamo i limiti di reddito per chi vuole ricongiungere altri soggetti della propria famiglia.
Non è una misura discriminatoria?
No, è più equa, più giusta, perché oggi spesso assistiamo a situazioni in cui per uno straniero che entra a lavorare abbiamo dieci ricongiungimenti successivi. Così i nuovi arrivati vanno a pesare non sul congiunto, che non riesce a farsene carico, ma sul welfare sociale dei comuni e dello Stato.
Cosa cambia nel permesso di soggiorno a punti?
Il sistema a punti introdotto nel 2009 da Maroni e Berlusconi è il cosiddetto accordo di integrazione (con lo straniero, ndr), che è in vigore e ha una duplice finalità: dare crediti a chi si integra in modo da stabilizzare il permesso di soggiorno, e toglierli a chi non osserva le leggi del Paese, accelerando l’espulsione. Intendiamo rimodernare questo strumento, rivitalizzandolo.
Secondo i dati del Viminale, nel 2024 e 2025 i numeri degli sbarchi si sono più che dimezzati rispetto al 2023. Come avete ottenuto questo risultato? O dipendiamo dalle rotte africane?
No. Il -60% di sbarchi rispetto al 2023 e il +20% annuo di rimpatri rispetto all’anno precedente hanno una chiave di lettura chiarissima: il 2023, primo anno del governo Meloni, risentiva dello smantellamento dei decreti Salvini voluto dal centrosinistra. Nel primo anno di governo abbiamo subito rimesso mano agli accordi con Libia e Tunisia, ma anche risentito dell’onda lunga di quella scelta fallimentare.
Nel pacchetto ci sarà un provvedimento molto divisivo, quello sulla legittima difesa. Cosa può dirci in proposito?
Mi prendo il merito, insieme al collega Ostellari, di aver voluto la legge sulla legittima difesa del 2019, una legge di giustizia perché di buon senso. Andiamo a rafforzarla, prevedendo, in caso di legittima difesa all’interno della propria abitazione o della propria attività commerciale a difesa propria e dei familiari, la non automatica iscrizione nel registro degli indagati. Vogliamo estendere il provvedimento alle forze di polizia per l’uso delle armi in caso di necessità.
Cosa cambia?
Un agente di pubblica sicurezza non può andare a processo o essere iscritto come atto dovuto nel registro degli indagati per avere tutelato la sicurezza degli italiani; si faranno gli accertamenti, l’agente potrà partecipare agli atti di garanzia, ma non deve essere iscritto, perché l’iscrizione è per lui un danno di natura economica, disciplinare e di penalizzazione nella carriera.
Questa misura a riguardo delle forze dell’ordine non sarà l’unica nel decreto, lo conferma?
Intendiamo tutelare gli operatori delle forze di polizia mediante l’introduzione di una nuova fattispecie di reato, la fuga pericolosa in caso di inosservanza dell’alt. Oggi chi non si ferma paga una multa di 100 euro (art. 192 codice della strada, ndr), noi introduciamo una pena da uno a 5 anni. A tutela del lavoro degli agenti.
Un altro provvedimento annunciato riguarda il contrasto all’islamizzazione crescente. Che cosa pensate di fare?
Innanzitutto intendiamo costituire un Osservatorio, con l’obiettivo di monitorare la penetrazione del radicalismo all’interno dei nostri territori e della nostra società, e di proporre entro sei mesi un pacchetto di norme a salvaguardia della nostra identità nazionale e dei nostri valori democratici.
E sul velo islamico?
La proposta sulla sanzione e sul divieto del velo islamico, burqa e niqab, integra e modifica la legge Reale 152/1975 laddove sanziona il mancato riconoscimento in luoghi pubblici senza un giustificato motivo. Ma ci tengo a dire una cosa.
Prego.
Queste proposte non hanno nulla a che vedere con una “guerra di religione”, come qualcuno ci accusa di fare. L’islam che sottomette e ghettizza le donne è incompatibile con i principi di libertà e di democrazia della Costituzione. La nostra è una battaglia a difesa della libertà e della democrazia, contro una logica di multiculturalismo che si è dimostrata dannosa per le società occidentali.
Sarà un decreto legge?
Molto probabilmente un disegno di legge, di conseguenza il tema della necessità e urgenza non si porrà. Ma questo lo deciderà il Cdm.
Riandiamo al decreto sicurezza della primavera scorsa. Allora i principali scogli non vennero dalla contrarietà, ovvia, delle opposizioni, ma da alcuni organi istituzionali. Penso all’Ufficio del Massimario della Cassazione, si ricorda?
All’opposizione direi che prima di criticare occorrerebbe leggere i contenuti. Vero è che ai pregiudizi siamo abituati, anche perché c’è sempre una certa “allergia” a sinistra quando si parla di territorio, ordine pubblico, confini, sicurezza. Lei mi rievoca il Massimario: mi ricordo benissimo. Io ho grande rispetto per tutti, ma il Massimario non dà pareri vincolanti, deve semplicemente cristallizzare e codificare le norme. L’unico parere di legittimità sulle norme lo dà, fino a prova contraria, la Corte Costituzionale. Sono dieci anni che le norme in materia di sicurezza volute dalla Lega vengono accusate di incostituzionalità, ma finora neppure una è stata cassata.
(Federico Ferraù)
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