Simona Ventura a processo per evasione fiscale/ “Ingiusto, mia colpa? Troppo ingenua”

- Emanuela Longo

Simona Ventura a processo: accusata di evasione fiscale per 500 mila euro, lei si difende "non ho colpe, è ingiusto", le sue dichiarazioni spontanee

Simona Ventura Simona Ventura su Rai 2

La popolare conduttrice Simona Ventura deve rispondere delle accuse di evasione fiscale per circa 500 mila euro per fatti accaduti tra il 2012 ed il 2015. Nell’ambito del processo che la vede imputata a Milano, la Ventura, come scrive Corriere della Sera, ha reso una dichiarazione spontanea prendendo le distanze dalle accuse a suo carico e difendendosi così: “Mi trovo ad essere accusata di aver evaso il Fisco, lo trovo profondamente ingiusto, una cosa che anche per me è una vergogna, non ho nessuna colpa”. Al cospetto del giudice Saba, la conduttrice televisiva ha spiegato di non essersi mai personalmente interessata di aspetti tributari: “di queste cose non ho mai capito un tubo, il mio errore probabilmente è stato dare fiducia ai professionisti che si occupavano di questi aspetti. La mia unica colpa è di essere stata troppo ingenua”, ha ammesso. Stando a quanto emerso dalle indagini condotte dal pm Silvia Bonardi, Simona Ventura tra il 2012 ed il 2015 avrebbe fatto confluire parte dei ricavi ed addebitato parte dei suoi costi alla società Ventidue srl ma invece avrebbe dovuto far confluire tutto nella sua dichiarazione dei redditi come persona fisica.

SIMONA VENTURA ACCUSATA DI EVASIONE FISCALE: LA SUA DIFESA

Simona Ventura si trova ora a dover rispondere delle accuse di “dichiarazione infedele dei redditi”. Di contro, la conduttrice tv si giustifica spiegando di non essersi mai interessata degli aspetti tributari legati alla sua persona, in 34 anni di lavoro nel mondo dello spettacolo. Nelle sue dichiarazioni atte a difendersi ha aggiunto: “Ho sempre delegato a professionisti e lo dico non per scaricare su di loro, ma perché avevo fiducia”. In merito alla società Ventidue srl creata alla fine degli anni Novanta, ha poi spiegato che “era normale in questo mondo fare una società per i diritti di immagine, era importante averla perché poteva essere usata anche in altri settori e io ho seguito il consiglio dei professionisti, perché era la prassi”. A suo dire, nessuno dei professionisti che si occupavano del suo profilo tributario le avrebbe mai detto che bisognava differenziare il compenso personale da quello della società. La Ventura ha aggiunto di aver sempre voluto pagare le tasse e ha cercato di pagare il “pregresso” con un accertamento “tombale” per poi accorgersi che “non riusciva a pagare tutto, perché era molto oneroso, ho fatto anche debiti con le banche e ipoteche”. La sua difesa ha sottolineato l’assenza di dolo, motivo per il quale non può essere contestata alcuna evasione fiscale. Il processo intanto proseguirà il prossimo 3 marzo con la requisitoria e l’arringa.





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