Con l'avvicinarsi della messa a punto della Legge di bilancio è facile immaginare che i sindacati prendano specifiche posizioni
Nel 2027 si vota. Per la verità si voterà anche nel 2026. E per la precisione abbiamo votato anche nel 2025. Quindi la notizia è che ogni anno in Italia si vota. Epperò decidiamoci: o la democrazia è a rischio e allora viva il voto. O non lo è e allora di cosa ci lamentiamo?
Comunque il problema che ci occupa oggi, ma non direi che ci inquieta, non è se si voterà a no (anche perché l’italiano medio vuol votare ma non sapendo chi votare se ne sta a casa. Tranne lamentarsi), quanto cosa succederà nelle prossime settimane. Avremo o no un autunno caldo? Che poi: una volta usando di questa locuzione si parlava di politica e oggi di meteorologia! Cosa mai potrà andar male a questo mondo?
Domanda legittima: se non si parlerà di clima e neanche di elezioni, di cosa ci occuperemo? Di sindacato e manovra finanziaria che, penserete voi, non ci azzecca nulla né con la politica, né con lo scioglimento dei ghiacciai. Sbagliato. Perché nel 2027 si vota e cosa potrà fare un Governo a un anno dalle elezioni se non usare della manovra finanziaria per convincerci che nessun altro è mai stato bravo e tanto adeguato e tanto performante?
Eh sì perché in manovra si mettono le cifre, si scrivono gli interventi. Insomma, si dovrebbe vedere qualcosa di concreto. E capite bene che dopo un anno di annunci, proclami, promulgazioni, editti, grida, manifesti e via propagandando, sarebbe arrivata l’ora di vedere qualche cosa di concreto.
D’altro lato ci stanno loro, i sindacati. Divisi tra i duri e puri, gli statidanimisti e gli attendisti.
I duri e puri sono già in pista. Loro lo sanno: se settembre ha proverbialmente sempre 30 giorni, l’autunno ha sempre un paio di date per lo sciopero generale. Non c’è ancora un proverbio che lo canti, ma si sa. È calendarizzato. E quindi per prepararsi si devono porre le basi. Cioè si devono cominciare a chiedere le cose su cui farsi dire di no. Il leader neanche a dirlo, è il buon Maurizio Landini che lancia una proposta: «Chiediamo la restituzione del fiscal drag».
A scanso di equivoci si tratta di mille eurini per chi ha un reddito di circa 30mila euro. Capirete che il Governo, che sta conteggiando lo Stretto di Messina tra le spese militari, si troverebbe in qualche difficoltà? Magari, consiglio non richiesto, Giorgia potrebbe sostituire nella lista delle spese da inviare a Trump per la sua approvazione, l’ormai cinquantenne progetto di ponte con il fiscal drag. Vuoi vedere che quel gran genio di Donald avrà un occhio di riguardo per chi si è proclamato ponte tra lui e l’Europa?
Ma torniamo al Landini di lotta perché per quello di governo tocca aspettare che la Schlein perda, giacché Maurizio ha assicurato che non scenderà in campo: «Resterà segretario anche durante le elezioni del 2027, basta con questo pettegolezzo». Traduzione per i non intendenti: questa tornata tocca a Elly Schlein e Giuseppe Conte di perdere, ma dopo arrivo io che si vince sicuro.
Badate che chiedere la restituzione del fiscal drag una roba del genere non è sbagliato in sé: semplicemente significa, e Landini lo sa, farsi dire di no. Figurarsi se la Giorgia della Garbatella accetterebbe di distribuire quei quattro soldi che (non) ci sono accogliendo una proposta cigiellina, cioè del Pd schleiniano. Non per i contenuti, per la forma. Cioè per la propaganda. Cioè per le elezioni. Vedete che ci si torna?
Insomma, i duri e puri si armano.
E gli statidanimisti? Cioè che fanno quelli che dipende dallo stato d’animo? La Uil ha messo in campo da anni una politica di sostegno “a prescindere” dei lavoratori della Pubblica amministrazione. Quindi proclama, alto e forte petto in fuori e pancia vannacciamente in dentro, che “siamo contro le penalizzazioni”. Cioè no a qualunque intervento che colpisca il nostro core business.
Si capisce anche qui dove si andrà a parare, ma le sfumature sono diverse. Ci sono meno colori nitidi, tipo il rosso fuoco rivoluzionario dei duri e puri, e predominano invece le tinte tenui, appena accennate. Sullo sfondo ovviamente si percepisce l’ombra della solita adesione allo sciopero richiesto dalla “ggente” e proclamato dalla Cgil, ma le grida sono meno pronunciate, i contorni meno netti, i bordi più delicati.
Il Governo per ora, cioè negli ultimi 3 anni, avanza in ordine sparso ma par di capire che intenda tagliare l’Irpef, mandare prima in pensione la gente, tagliare le tasse su alcune voci della retribuzione come festivi, straordinari e premi di produttività, detassare gli aumenti e i meccanismi di adeguamento all’inflazione, rivedere l’Isee escludendo dal calcolo la prima casa, calmierare i costi degli affitti usando i fondi Ue, i fondi immobiliari e le casse di previdenza, rifinanziare il taglio dell’Ires per le imprese che investono e assumono, l’abbattimento strutturale del costo dell’energia.
Ora voi potreste anche chiedervi come si pagherà tutto ciò posto che dovremo portare anche le spese militari al 5% del Pil. Ma quella che state assumendo è chiaramente una posizione antipatriottica che non nasce da un sentimento veramente italiano. E magari vi sta anche simpatico Macron! Vade retro hereticus!
Però con tanta carne al fuoco, meglio, con tanti annunci e preannunci, vorrete mica che alla Uil manchino le ragioni per proclamare che questo Governo non ha fatto nulla di quanto proclamato: e quindi sciopero.
Poi ci sono gli attendisti, i Quinto Massimo del sindacato.
La Cisl indugia e aspetta. Ma intanto giusto per farle capire come andrà a finire a novembre se non si adeguerà e non rientrerà nei ranghi del cigiellino pensiero, viene tirata in mezzo a una polemica agostana.
Antefatto: la Cisl emilianoromagnola fa un comunicato per l’attentato del 2 agosto del 1980 a Bologna senza dire che la strage è fascista. Capirete: l’Italia non ne è scossa, gli italiani (almeno quelli che possono) hanno in testa le prossime vacanze. Fa caldo. Appena accendi il condizionatore la bolletta gira tanto in fretta che rimpiangi di non avere in casa una centrale nucleare. L’esegesi dei comunicati stampa altrui non è roba che occupi il posto principale tra le tue ansie nostrane.
Per fortuna però sul vero destino della nazione vigila lui, il mitico Cuperlo che essendosi laureato al “prestigioso” DAMS di Bologna (come proclama lui stesso anche se chiunque abbia studiato sa che al DAMS ci si andava per ben altre, meno colte ma più goduriose, ragioni), se ne intende: si tratta di un atto meschino. Non ci voglio credere. Tu non fai un comunicato senza citare i fascistiiiii: capito?
E così, orgoglioso di aver difeso i confini del patrio pensiero e di essersi erto a giudice del pensiero “diversamente unico” dando il via alla social-indignazione contro quelli che non hanno compreso che il momento è solenne, si avvia verso le meritate vacanze. Grazie a lui il nemico di classe è sistemato e chissà che Maurizio non se ne ricordi quando vincerà le elezioni!
Facile insomma prevedere quel che avverrà di qui a non molto: il compagno Landini accenderà il sacro fuoco delle richieste proclamando che chi non ci sta è colluso col nemico. La Uil troverà una (facile, perché in fondo il Governo a questa opposizione ci vuole così tanto bene da fornirgliene una al giorno) ragione per far casino. La Cisl vorrà capire e leggere prima di agire e decidere, ma su di essa si scatenerà l’inferno (????) delle indignate dichiarazioni degli oppositori in servizio permanente effettivo.
Insomma: l’industria arranca, l’inflazione vola, gli stipendi sono fermi. Ma nell’italico mondo sindacale tutto è pronto per rimettere in scena la solita manfrina autunnale, quella che bada alla forma (finire sui social) più che alla sostanza (risolvere i problemi).
Poi, cosa volete mai che vada male in questo benedetto Bel Paese?
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