Smart working in crisi a causa del caro bollette
Lo smart working cala a causa del caro bollette che sta gravando sulle famiglie italiane. Rimanere a casa a lavorare, infatti, costa ormai troppo per i lavoratori che si trovano a pagare cifre troppo alte per sostenere il loro stesso lavoro. Succede sia nel settore privato che in quello pubblico con contratti che, seppur prevedano la possibilità di smart working, non prevedono rimborsi economici legati ai rincari di gas ed energia, fatto che si traduce in una diminuzione complessiva dello stipendio effettivamente percepito a fine mese.
Secondo un’analisi svolta dal Messaggero, e riportata tra gli altri da Tgcom24, solamente il 20% dei lavoratori è disposto a lavorare in smart working senza rimborsi legati al caro bollette. Attualmente, infatti, solamente 4 milioni di lavoratori hanno scelto il cosiddetto “lavoro agile”, su una platea che potrebbe potenzialmente essere del doppio nel settore pubblico (su 18 milioni di lavoratori, potenzialmente circa 6/8 milioni potrebbero scegliere lo smart working), secondo delle stime fatte dal Politecnico di Milano. Oltre al caro bollette, però, sullo smart working grava anche lo spettro di buoni pasto, che non sono previsti nella retribuzione di coloro che decidono di lavorare da casa.
Smart working e caro bollette: cosa dicono i numeri
Insomma, sembra che lo smart working tanto apprezzato nel corso degli ultimi anni stia entrando un po’ in crisi a causa del pesante caro bollette che sta gravando sugli italiani e che potrebbe, nei prossimi mesi, aggravarsi ulteriormente. Eppure, il lavoro agile piace agli italiani secondo le rilevazioni dell’Inapp citate da Tgcom24. Infatti, l’80% dei lavoratori pensa che lo smart working migliori l’equilibrio tra vita provata e lavoro, mentre il 90% ritiene ottimo l’azzeramento di costi e tempi di trasporto. Infine, sempre secondo Inapp, il 66% dei datori di lavoro attesta un aumento della produttività con il lavoro agile.
In questo contesto, però, a causa del caro bollette i lavoratori sono sempre meno disposti a lavorare da casa, soprattutto senza rimborsi legate ai rincari, sostenendo che l’aumento dei costi sia eccessivo a fronte di stipendi che non crescono. Ciò che serve lo sottolineano i sindacati: contratti di lavoro che prevedano lo smart working accompagnato da rimborsi adeguati per far fronte al caro bollette. Eppure, è importante sottolineare come l’attuale norma che regola il lavoro agile prevede delle ipotesi di indennità, lasciandole però alla libera contrattazione integrativa, esattamente come in alcuni contesti di smart working avviene anche per i buoni pasto.