Sondaggi: il PP in testa al 35%, PSOE al 27%. Tra difesa NATO, deroghe al 5% e scandali, il governo Sánchez perde consenso e stabilità

Sondaggi in Spagna che parlano chiaro, e forse anche un po’ più forte del solito con il Partito Popolare che – secondo i dati aggiornati di SocioMetrica raccolti tra il 18 e il 21 giugno – resta stabile al 35%, mentre il Partito Socialista guidato da Pedro Sánchez scende al 27%, perdendo due punti rispetto alla scorsa rilevazione di metà giugno e si tratta di un calo che arriva in un momento in cui il governo socialista si trova a fronteggiare un intreccio complicato di variabili, tra dossier di politica estera che si fanno sempre più ingombranti e scandali interni che indeboliscono fiducia e stabilità.



Al centro della discussione politica e diplomatica, la recente intesa raggiunta in ambito NATO sul nuovo obiettivo di spesa militare fissato al 5% del PIL entro il 2035 ma Madrid, per ora, non ci sta: Sánchez ha ottenuto una deroga ufficiale e ha fatto sapere che la Spagna non spenderà più del 2,1%, una soglia che secondo il premier garantisce il rispetto pieno degli obblighi di capacità previsti dall’Alleanza – “né più né meno”, ha precisato – un messaggio forte, che parla di autonomia e calcolo, ma che allo stesso tempo apre la strada a tensioni con altri Paesi che potrebbero seguire l’esempio e rivendicare la stessa flessibilità.



Vox rimane stabile al 14%, mentre i partiti più piccoli – Sumar al 6% con un punto in più, Podemos al 4%, SALF al 2% così come Junts – sembrano faticare a ritagliarsi un ruolo centrale, stretti tra le esigenze di coalizione e l’impossibilità di dettare l’agenda politica in un momento così carico di dossier esterni e dinamiche giudiziarie interne e se da un lato Sánchez rivendica il ruolo della Spagna come attore centrale nella difesa europea, dall’altro deve gestire un equilibrio sempre più fragile con i suoi alleati di governo e con un’opinione pubblica che inizia a mostrarsi disillusa, specialmente di fronte alle inchieste in corso che lambiscono direttamente i vertici dell’esecutivo.



Sondaggi in Spagna, le accuse al ministro della Giustizia mettono in difficoltà Sánchez e agitano la base del PSOE

Sondaggi che si sovrappongono a una nuova tempesta giudiziaria che non può essere ignorata, e che potrebbe pesare più del previsto sull’umore dell’elettorato spagnolo: il giudice Juan Carlos Peinado ha chiesto alla Corte Suprema di aprire un’indagine formale sul ministro della Giustizia Félix Bolaños per presunta appropriazione indebita e falsa testimonianza, in relazione all’assunzione sospetta di una collaboratrice di Begoña Gómez, la moglie del premier Sánchez, una vicenda delicata, che si somma all’inchiesta già aperta su Gómez e che rischia di trasformarsi in un boomerang politico proprio mentre il governo cerca di accreditarsi a livello internazionale come partner solido e credibile.

I sondaggi in Spagna registrano segnali eloquenti: una maggioranza che si assottiglia, un elettorato polarizzato e una fiducia in calo nei confronti delle istituzioni, specialmente quando queste vengono percepite come poco trasparenti e la figura di Bolaños, ministro fondamentale nella cabina di regia del governo e vicino alla cerchia stretta del premier, finisce così sotto i riflettori nel peggior momento possibile, nel pieno del vertice NATO e mentre si cerca di difendere una linea politica incentrata su autonomia strategica e rigore finanziario in ambito difensivo.

Secondo i magistrati, Bolaños avrebbe mentito durante una testimonianza sotto giuramento, omettendo il suo coinvolgimento nella nomina di una figura che, secondo gli atti, svolgeva mansioni private pur essendo pagata con fondi pubblici, un dettaglio che, se confermato, rischia di destabilizzare ancora di più un esecutivo che già nelle scorse settimane aveva perso un altro pezzo importante, il segretario organizzativo del PSOE, coinvolto in un altro caso di corruzione e mentre Sánchez ribadisce che la Spagna resterà un attore imprescindibile nella difesa transatlantica, la sua squadra appare sempre più fragile, logorata da frizioni interne, da inchieste a catena e da una comunicazione che non sempre riesce a contenere i danni.

Il governo, intanto, fa quadrato attorno al ministro e respinge le accuse, parlando apertamente di manovre politiche orchestrate per intaccare la credibilità dell’esecutivo, ma anche all’interno del partito si percepisce un certo disagio, con le frange più moderate preoccupate che questo susseguirsi di scandali possa incidere negativamente sulle prossime elezioni e i sondaggi lo dicono già adesso: il Partito Popolare è avanti, e se la distanza cresce nei prossimi mesi sarà sempre più difficile per Sánchez arginare l’onda.

Sondaggi Spagna, difesa e consenso: Sánchez tra flessibilità NATO e ricerca di stabilità interna

Sondaggi politici in Spagna che oggi non possono essere letti solo come numeri ma come cartina di tornasole di un momento complesso, in cui si intrecciano scelte internazionali difficili, scandali interni destabilizzanti e un’opinione pubblica sempre più mobile: la decisione della NATO di fissare al 5% del PIL il nuovo obiettivo di spesa militare ha rappresentato uno snodo decisivo, e Sánchez è riuscito a ottenere un’esenzione formale che consente alla Spagna di rimanere al 2,1, rivendicando allo stesso tempo il pieno rispetto degli impegni di capacità stabiliti dall’Alleanza.

Una posizione che a Bruxelles ha fatto discutere ma che a Madrid è stata letta da molti come una mossa pragmatica, utile a proteggere le priorità di bilancio nazionali senza compromettere l’immagine di partner responsabile – Sánchez ha parlato di diplomazia discreta ma efficace, ma la sua gestione viene messa in discussione da un’opposizione che accusa il governo di voler ridurre il peso strategico della Spagna nell’architettura di difesa europea – nel frattempo, l’ombra degli scandali giudiziari rischia di rendere ancora più difficile consolidare un consenso interno già provato da mesi di tensioni politiche.

Secondo gli ultimi sondaggi, il centrodestra continua a beneficiare di questo clima di incertezza, con il Partito Popolare che guadagna terreno e Vox che si mantiene stabile su numeri importanti, a sinistra, invece, lo spazio si frammenta e si restringe: Sumar e Podemos faticano a crescere e a imporsi nel dibattito pubblico, mentre il PSOE è costretto a difendere contemporaneamente il suo operato sul fronte internazionale e la propria credibilità sul piano interno, dove le inchieste su Bolaños e Gómez continuano a creare imbarazzi e divisioni.

In questo contesto, la narrazione che il premier cerca di costruire – quella di una Spagna protagonista, sobria ma ambiziosa, dentro l’Europa e nel cuore dell’Alleanza Atlantica – si scontra con una realtà politica che appare ogni giorno più complicata da gestire, fatta di equilibri precari, comunicazione affannata e avversari politici determinati a sfruttare ogni crepa per ribaltare i rapporti di forza.