I legali di Liliane Murekatete, moglie di Aboubakar Soumahoro, hanno chiesto la revoca dei domiciliari: secondo la difesa alcuni capi d'imputazione sono stati riportati in modo errato
Arriva un nuovo (mezzo) colpo di scena nel processo sulla lunga inchiesta che ha coinvolto alcune cooperative per l’accoglienza dei migranti e che si è concentrata attorno alla figura del parlamentare Aboubakar Soumahoro, di sua moglie Liliane Murekatete, della suocera Marie Therese Mukamatsindo e del cognato Michel Rukundo. Le accuse mosse contro gli imputati – ma ci arriveremo a brevissimo – sono di sfruttamento illecito dei fondi statali per le coop sui migranti, frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta (questa soprattutto nei confronti della moglie di Soumahoro, Murekatete) e autoriciclaggio di fondi.
Il colpo di scena a cui accennavamo prima è la richiesta – citata da Ansa – da parte del difensore della moglie del parlamentare, Lorenzo Borrè, di revocare i domiciliari nei confronti della donna: a sostegno della revoca per il legale ci sarebbe un presunto cambio del quadro probatorio, oltre all’assenza di esigenze cautelari che giustifichino la misura contro Murekatete. Nell’udienza del processo contro Soumahoro e compagnia, infatti – sempre secondo la difesa -, alcuni dei capi d’imputazione sono stati riportati in modo scorretto rendendo di fatto nullo il giudizio del Tribunale di Latina.
Di cosa sono accusati Soumahoro, Murekatete, Mukamatsindo e Rukundo
Per ora non ci sono ancora commenti ufficiale sulla richiesta avanzata dai legali della moglie di Soumahoro, ma la Corte ha già fatto sapere – spiega ancora Ansa – che prenderà una decisione entro il prossimo 11 luglio, tempo nel quale Murekatete rimarrà ancora ai domiciliari. La moglie, la suocera e i cognati del parlamentare sono indagati per diversi capi d’accusa, tutti relativi alla gestione dei fondi pubblici erogati alla cooperativa Karibu e al consorzio Aid, che – secondo l’impianto accusatorio – sarebbero stati intascati da Soumahoro, Murekatete e gli altri indagati per alcuni acquisti personali e per vivere una vita all’insegna del lusso sfrenato.
Contestualmente, mentre loro intascavano i fondi, i migranti erano costretti a vivere in condizioni sotto la soglia della decenza umana, in condizioni degradate e in strutture fatiscenti e fuori norma di legge in una vera e propria organizzazione criminale messa in piedi dai coniugi Soumahoro e Murekatete. Dal conto suo, comunque, la moglie del politico ha sempre negato ogni accusa mossa a sua carico, sottolineando davanti ai giudici – cita il Sole 24 Ore – che “quegli acquisti non li ho effettuati io” e che “non ho mai avuto in uso carte di credito della cooperativa”.
