La Spagna ha fatto meglio dell'Italia negli ultimi 10 anni in quanto ad investimenti stranieri: lo certifica un importante studio Amazon TEHA
La Spagna supera l’Italia in quanto a investimenti esteri. E’ questo il triste risultato a cui è giunto uno studio che è stato realizzato dal colosso dell’e commerce, Amazon, insieme a TEHA, in cui si evidenzia appunto come la terra iberica negli ultimi dieci anni, precisamente dal 2015 al 2024, abbia attirato maggiori capitali esteri rispetto al nostro Paese.
I dati sono piuttosto eloquenti, visto che la Spagna ha raggiunto quota 304 miliardi di euro mentre l’Italia si è fermata quasi alla metà, precisamente a 191. A cosa si deve questa differenza di 113 miliardi di euro fra le due nazioni? Nonostante i due Paesi siano più o meno sulla stessa barca per quanto riguarda le basi economiche e la cultura, la Spagna viaggia quasi a doppia velocità rispetto all’Italia.
Dallo studio è emerso che 856 progetti greenfield sono stati realizzati in Spagna fino al 2024, dando vita a migliaia di nuovi posti di lavoro, poco più di 72.000 per l’esattezza. In Italia, nello stesso periodo, i progetti sono stati invece 303, con poco più di 40.000 posti di lavoro creati, di conseguenza parliamo di 553 iniziative in meno e 32.000 posti di lavoro in ammanco.
Il numero uno di TEHA, Valerio de Molli, ha spiegato che dalla ricerca emerge chiaramente che per attrarre capitali stranieri e investimenti dall’estero serve “un approccio sistemico di ampio respiro”, sottolineando inoltre che la digitalizzazione della pubblica amministrazione, ma anche avere delle leggi certe e armonizzare le regole fra le diverse regioni, sono tutte riforme in grado di attirare nuovi capitali in un Paese e non delle semplici “riforme astratte”.
SPAGNA MEGLIO DELL’ITALIA NEGLI INVESTIMENTI STRANIERI: IL CONSIGLIO DI DE MOLLI
De Molli suggerisce quindi all’Italia di avere tempi certi, ma anche procedure chiare e “interfacce digitali efficienti”. Sulla questione si è espresso anche il numero uno di Amazon Italia, Giorgio Busnelli, azienda che controcorrente ha investito più nel nostro Paese che in Spagna, leggasi 25 miliardi contro 20 nell’ultimo decennio.
Stando allo stesso manager, vi sono alcuni problemi tipici del Belpaese che rappresentano un ostacolo agli investitori stranieri, come l’elevato cuneo fiscale, ma anche la nota burocrazia, e “una minore partecipazione al mercato del lavoro”. Nello studio vengono poi segnalate delle differenze concrete fra le due nazioni, come ad esempio la maggior efficienza giudiziaria degli spagnoli, con le controversie commerciali risolte in media in 275 giorni contro i 527 giorni dell’Italia.
C’è poi un’altra enorme differenza che è quella riguardante il costo dell’elettricità, che in Spagna è pari a 166,6 euro/MWh contro i 252,9 dell’Italia, il che rende le imprese italiane in forte svantaggio da questo punto di vista, soprattutto quelle che sono energivore in maniera importante. Critiche anche al mercato del lavoro e alla produttività, senza dimenticare l’annoso problema del cuneo fiscale, che in Italia è pari al 45,1% contro il 40,2 per cento della Spagna, 4,9 punti percentuali che si sentono parecchio.
SPAGNA MEGLIO DELL’ITALIA NEGLI INVESTIMENTI STRANIERI: COSA DEVE FARE ROMA
Cosa deve fare quindi l’Italia per riuscire a recuperare il divario dalla Spagna? La ricerca propone cinque diversi temi su cui bisognerà fare leva a cominciare da una trasformazione digitale dei servizi pubblici. E’ necessaria inoltre l’introduzione di un quadro normativo più certo e prevedibile, che non rappresenti quindi un ostacolo agli imprenditori. Di pari passo è importante ridurre la burocrazia e nel contempo sviluppare maggiori sinergie fra ricerca e industria, focalizzandosi in particolare sulle nuove tecnologie.
Infine si consiglia di attirare nuovi talenti stranieri e anche in questo caso è necessario cercare di introdurre procedure più snelle e semplificate. Questa è quindi la strada da percorrere per lo studio Amazon e TEHA se l’Italia vuole crescere ancora di più della Spagna dal punto di vista dei capitali esteri, senza dimenticarsi della necessità di una “collaborazione fra i due Paesi”, come ricorda Enrico Letta, uno degli esperti che ha partecipato allo studio.