La Spagna prepara la risposta ai dazi USA: il premier Sanchez ha presentato un fondo da 14 miliardi per sostenere le imprese maggiormente colpite
Mentre le borse continuano il loro periodo nero, la Spagna sembra aver mosso degli importanti passi per rispondere ai dazi USA imposti da Donald Trump evitando di addentrarsi nella via della guerra commerciale e preferendo lavorare su delle tangibili garanzie per le imprese che maggiormente subiranno gli effetti delle tasse sulle esportazioni verso il territorio statunitense: una mossa che è stata ovviamente annunciata dal premier della Spagna Pedro Sanchez e che ha già raccolto l’interesse dei partiti di opposizione italiane tra il Movimento 5 Stelle di Conte e il Partito Democratico di Schlein che hanno colto la palla al balzo per esortare la premier a seguire l’esempio spagnolo.
Essendo parte del territorio europeo, la Spagna – esattamente come l’Italia – dal 9 aprile dovrà pagare il 20% in più sul costo di qualsiasi prodotto (a parte alcune rare eccezioni) esportato negli USA, unitamente a quel 10% generalizzato che ha già iniziato – da ieri – ad colpire ogni paese del mondo; peraltro fermo restando che le esportazioni spagnole verso gli Stati Uniti sono tra le più basse d’Europa e rappresentano appena lo 0,75% dell’import totale degli USA.
Cosa prevede il piano della Spagna contro i dazi USA: Sanchez stanza 14,4 miliardi di euro
Al di là della quantità di merci esportate – o forse anche in relazione a questo non trascurabile aspetto -, il premier della Spagna Sanchez ha annunciato l’istituzione di un vero e proprio fondo governativo dal valore di 14,4 miliardi di euro che saranno interamente riconosciuti alle imprese spagnole che saranno più colpite dai dazi USA, e a quelle che intendono rilanciare le loro vendite su altri mercati differenti da quelli statunitensi; il tutto mentre il premier spagnolo non si è opposto neppure all’eventuale risposta ai dazi, purché sia coordinata a livello europeo tra tutti e 27 gli stati membri.
Nel dettaglio, buona parte del fondo della Spagna (circa 6 miliardi) sarà proprio destinato a garantire nuovi prestiti alle aziende fini all’ammodernamento dei macchinari e ad evitare i licenziamenti che aumenterebbero gli effetti della crisi; e mentre un’altra consistente parte (circa 5 miliardi) funzionerà come sostegno diretto per le imprese maggiormente colpite – e l’automotive è in cima alla lista – gli ultimi 2 miliardi dovrebbero servire a ridurre i rischi per le imprese che intendono lanciarsi su nuovi mercati esteri differenti da quello statunitense.