L’Italia avrebbe potuto piangere meno morti Covid, se solo il ministro della Salute, Roberto Speranza, e i suoi collaboratori avessero dato priorità agli anziani nell’ambito della campagna vaccinale: è la dura affermazione che emerge dalla ricerca condotta dall’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale), a firma dello studioso Matteo Villa, il quale sottolinea che, se si fosse data priorità agli italiani in età avanzata per quanto concerne la somministrazione del vaccino e non alla categoria professionale di appartenenza, la letalità del Coronavirus avrebbe fatto registrare una rapida discesa verso il basso, molto più celere rispetto a quella fin qui rilevata.
Villa, a nome dell’Ispi, sentenzia: “Due mesi persi dall’Italia. La riduzione di letalità che raggiungeremo a fine marzo (-21%) l’avremmo potuta raggiungere a inizio febbraio“. Tradotto in numeri, avremmo potuto piangere qualche migliaia di morti in meno e salvare più vite. Se la campagna vaccinale “si fosse concentrata sin da subito sulle fasce d’età più anziane (ultra-novantenni, persone nella fascia d’età 80-89 anni, e poi via via a scendere), staremmo rapidamente veleggiando verso una riduzione del 54% della letalità”.
“MENO MORTI COVID IN ITALIA, SE SPERANZA AVESSE PRIVILEGIATO GLI ANZIANI”
Peraltro, lo stesso Villa, su Twitter, scrive: “Nell’ultima settimana abbiamo registrato una costante diminuzione nella somministrazione di prime dosi agli ultraottantenni. Questo perché ora si tratta di somministrare anche i richiami, e le dosi sono quelle che sono”. Peraltro, il quotidiano “Libero” riporta un interessante studio sull’argomento, comparso sulle pagine dell’European Journal of Epidemiology, nel quale si asserisce che “il tasso di letalità della malattia, ossia il rapporto tra il numero dei decessi e il totale delle persone infettate, è pari allo 0,01% tra coloro che hanno 25 anni e sale con l’invecchiare del paziente, raggiungendo lo 0,4% all’età di 55 anni e un molto preoccupante 15% per coloro che ne hanno 85”. In pratica, sottolinea la testata giornalistica sopra menzionata, “l’errore è proprio nella strategia iniziale di Speranza: sempre ammesso, s’intende, che lo scopo fosse ridurre al massimo le morti da Covid e non trovare un compromesso tra questo obiettivo e quello di difendere alcune categorie, la cui età media, però, è associata a un rischio molto basso”.