La Banca centrale europea ha programmato un calendario di aste Tltro (Targeted Longer-Term Refinancing Operations) per mettere a disposizione delle banche dell’eurosistema capitali aggiuntivi da destinare al finanziamento di famiglie e imprese. Tali aste avverranno nei prossimi mesi di settembre, dicembre e marzo.
Secondo Morgan Stanley, il problema dell’Eurozona non è la mancanza di liquidità, bensì un eccesso della stessa, calcolata pari a 1,8 trilioni di euro a fronte di tassi negativi che offrono alle banche margini minimi di redditività sugli impieghi. Questo fattore potrebbe determinare il disinteresse verso le aste stesse.
In realtà, più che i problemi di eccesso di liquidità, bisogna aver riguardo alla politica attuativa degli interventi monetari della Bce che, a mio parere, non sono soltanto distorsivi del mercato, ma ne alterano i processi di stimolo all’economia, trasferendo la ricchezza reale dei Paesi ad alto indebitamento pubblico a quelli ad alto indebitamento privato.
In pratica, le banche di proprietà dei Paesi come Germania, Francia e loro satelliti ricevono anticipazioni a tasso negativo e collocano tale liquidità nei Paesi dove l’azione della Troika ha provocato la nascita di un differenziale di tasso (il cosiddetto spread), imponendo una maggiore tassazione per coprire il maggior costo del debito pubblico, ma anche di quello privato.
Di conseguenza, la Bce costringe l’Italia ad abbassare il costo del lavoro e la prestazione dei servizi di assistenza, di previdenza e di tutela della salute pubblica per rimanere competitivi rispetto agli altri Stati che, invece, attraverso la moneta debito si ritrovano ad accumulare surplus nella bilancia dei pagamenti.
In relazione a ciò, poiché la maggioranza delle banche italiane ammesse alle operazioni Tltro è di proprietà estera, non escludo che queste lascino direttamente alle case madri il compito di procurare i capitali da impiegare nell’economia reale.
In questo modo, tali operazioni contribuiranno alla crescita del differenziale economico tra l’Italia e gli altri Paesi, allo stesso modo in cui ciò avveniva dopo l’Unità d’Italia, a causa della mancanza di banche aventi sede nel Mezzogiorno.