Non è un momento da signorine per la politica europea, tanto meno è il momento di ridere. Fra quarantott’ore i capi di Stato e di governo della Ue – dopo il G20 di Osaka – torneranno a riunirsi per decidere sul nuovo organigramma europeo: presidente del Consiglio e della Commissione, dicasteri-chiave, nuovi vertici Bce e del Parlamento europeo. Nonostante le trattative frenetiche non c’è ancora accordo su nulla e una prorogatio di Jean-Claude Juncker e dei suoi commissari non viene più esclusa. Sarebbe un estrema cortina di filo spinato a difesa dei poteri costituiti a Bruxelles (Francia e Germania) e delle forze tradizionali e “legittimiste” a Strasburgo (Ppe, Pse e liberali) che però hanno perso molto all’ultimo euro-voto e sono in conflitto fra loro su tutto.
Un nulla di fatto domenica sera rappresenterebbe quindi uno forte smacco: una manifestazione di grande debolezza, forse di definitivo logorìo per la Signora d’Europa, la cancelliera tedesca Angela Merkel. La quale ha preso a tremare in pubblico: è accaduto anche ieri, per ragioni ufficialmente sconosciute. Gli esperti tuttavia assegnano un certo grado di probabilità che alla base dei disturbi vi sia l’uso di calmanti. Un’ipotesi che non sarebbe incompatibile con la situazione di stress di una statista che – dopo 14 anni – si ritrova con pochi voti in Europa e un consenso calante in patria, e virtualmente nessuna carte in mano da giocare su ogni scacchiere: a cominciare dai rapporti con gli Stati Uniti.
È lontano il 2011 quando bastò una risata ironica in pubblico contro il premier italiano in carica per catturare molti piccioni con un solo colpo: far felici il presidente francese Sarkozy (che voleva scatenare la guerra in Libia per eliminare il colonnello Gheddafi e scacciare l’Eni) e quello americano Obama; e per mettere subito sotto pressione il presidente designato alla Bce, l’italiano Mario Draghi, obbligandolo a firmare l’austerity contro il suo Paese messo a ferro e fuoco via spread. Non è più il tempo in cui un Paese membro della Ue può essere commissariato da un euro-tecnocrate di fede temprata come Mario Monti.
È una coincidenza che in queste stesse ore una “capitana” tedesca minacci un vicepremier italiano? “Non ho tempo per lui, mi fido invece dei magistrati italiani”, ha trovato il modo di dire ieri sera la comandante della Sea Watch 3, apertamente intenzionata a violare lo stato di diritto italiano e le direttive del governo per la sicurezza dei confini nazionali. Insomma: “Me ne frego di Salvini”, è la sintesi politico-militare di un personaggio controverso, ma trasparente nel disprezzare un Paese democratico e le sue istituzioni con lo stesso gergo squadrista dispiegato un secolo fa da un dittatore italiano, fondatore del fascismo.
Chissà perché un’attivista tedesca vuole entrare con la forza in un porto italiano proprio quando a Berlino il cancelliere trema. E quando l’Europa che vorrebbe impartire l’ennesima lezione all’Italia sta seriamente pensando di mettere alla guida della Commissione il premier irlandese, peraltro mai legittimato da alcun voto. Il capo di un Paese gonfiatosi come paradiso fiscale interno alla Ue (soprattutto per i giganti evasori statunitensi) e subito esploso dopo il 2008. E l’alternativa, al momento, sarebbe soltanto un ex ministro bulgaro, paese ultimo arrivato e ultimo in tutte le classifiche della Ue, fuori dall’eurozona e dagli accordi Schengen.