Non è la prima volta che l'Inter si trova in difficoltà. All'inizio degli anni '70 seppe risorgere dopo un doppio ko

Nella primavera del 1967 – cinquantotto anni fa – l’Inter perse in una settimana finale di Coppa dei campioni e campionato. Il 25 maggio a Lisbona fu sconfitta dal Celtic: oscura matricola scozzese, capace però di rimontare al 2-1 finale lo squadrone nerazzurro e di precedere lo stesso Manchester United come prima squadra britannica a imporsi nella competizione europea (i biancoverdi dalle originali strisce orizzontali rugbistiche si sarebbero rivisti nella finale del 1970 proprio a San Siro, dove però vennero battuti dagli olandesi del Feyenoord).



La Grande Inter di Helenio Herrera aveva vinto le edizioni 1964 e 1965, venendo eliminata nel 1966 in semifinale dal Real Madrid, avviato alla sua sesta vittoria europea.

L’1 giugno si consumò invece il dramma di Mantova, con la papera fatale del portiere Giuliano Sarti, colonna della stagione d’oro di Angelo Moratti. Il club milanese mancò quello che sarebbe stato il primo scudetto consecutivo dopo il decimo della prima stella. La vittoria in campionato andò alla Juventus, al suo tredicesimo centro dopo un digiuno di sei anni.



“HH2” (il paraguayano Heriberto Herrera) superò in volata “HH1” il “Mago” franco-argentino che fu la principale vittima di quella “settimana nera”. Restò all’Inter ancora un anno, per trasferirsi poi a Roma, quando la famiglia Moratti cedette la proprietà a Ivanoe Fraizzoli e il manager Italo Allodi si trasferì alla Juventus.

Herrera tornò sulla panchina nerazzurra – per una breve fase – solo dopo che la sua Inter era stata intanto capace di risorgere dalle ceneri di Lisbona e Mantova: smentendo quelli che davano per completamente chiuso il suo ciclo già nel 1967. A Sandro Mazzola (25 anni a Lisbona) , Mariolino Corso (26 anni), Tarcisio Burgnich (28), Giacinto Facchetti (25) e Jair (27) serviranno però quattro anni per ritrovare la via della vittoria in Serie A. In un campionato che rimase negli annali.



Sulla panchina dell’Inter era approdato “HH2”, che però non era riuscito a rilanciare i nerazzurri. Nell’albo d’oro della Serie A si era nel frattempo riaffacciato il Milan di Nereo Rocco (vincitore anche della Coppa Campioni 1969) e poi la Fiorentina, fino alla leggendaria vittoria del Cagliari di Gigi Riva, nel 1970.

L’inizio del campionato 1970-71 era stato disastroso per l’Inter. Sconfitto dal Milan nel derby e in casa dal Cagliari campione, “Heriberto” fu sostituito da Giovanni Invernizzi: una presenza non memorabile nell’Inter degli anni ’50 e poi quasi sconosciuto allenatore della “primavera” nerazzurra. Ma quell’Inter venne saldamente guidata dai suoi “senatori” lungo una rimonta tutt’altro che attesa, culminata con una vittoria nel derby di ritorno con due gol di Corso e Mazzola nei primi venti minuti.

Lo slancio per l’undicesimo scudetto consentì all’Inter di rivestire i suoi panni di Grande in Europa, riacciuffando nel 1972 la finale di Coppa Campioni: non prima di una “vendetta” a Glasgow, consumata ai rigori nella semifinale di ritorno con il Celtic. La finalissima si disputò a Rotterdam, prima sede olandese in omaggio al Feyenoord. Ma l’altra finalista era pure olandese: l’Ajax di Amsterdam: alla sua terza finale dopo quella persa con il Milan e quella vinta l’anno prima a Londra contro il Panathinaikos (primo di tre successi consecutivi). Era l’Ajax di Johan Cruijff & C., che in biancorosso e poi nella nazionale “orange” rivoluzionarono il calcio contemporaneo.

Contro di loro l’Inter cedette il campo con un più che dignitoso 2-0 (entrambi i gol segnati dal leggendario “numero 14”). In campo nerazzurro – oltre alla glorie degli anni ’60 – c’erano nomi più che solidi: Roberto Boninsegna (in gol nella semifinale e nella finale del mondiale del 1970); il ventenne Gabriele Oriali, campione del mondo dieci anni dopo in Spagna; Mario Bertini, titolare azzurro in Messico.

La Grande Inter poteva davvero andare in pensione: con in bacheca 4 scudetti (più una sconfitta allo spareggio con il Bologna), quattro finali europee di cui due vinte, due Coppe Intercontinentali. Il dodicesimo scudetto arrivò solo nel 1980; la successiva finale europea – vittoriosa in Champions League – solo nel 2010.

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