Milano: avvisi di garanzia via stampa e uso delle intercettazioni: torna il tema dei rapporti politica-magistratura. Con una differenza tra l’EXPO e oggi

Nella sua autodifesa davanti al consiglio comunale di Milano, il sindaco Beppe Sala si è lamentato di aver saputo dai giornali dell’avviso di garanzia spiccato nei suoi confronti dalla Procura. L’amarezza personale è comprensibile, a maggior ragione quando Sala – come migliaia di italiani ogni giorno – è costretto a riaffermare la propria innocenza dopo essere stato colpito dall’esercizio dell’azione penale, sempre obbligatoria e si presume sempre legittima.



La protesta pubblica contro i magistrati inquirenti sulla pubblicità delle inchieste appare invece meno scontata sulle labbra di un leader politico della sinistra riformista: che si è sempre schierata a favore della libera stampa contro ogni “bavaglio”; e a favore della massima trasparenza “democratica” possibile attorno alle indagini giudiziarie, anche sottopesando i vincoli di legge del segreto istruttorio e il rispetto per la privacy degli indagati. E’ stato l’asse fra i “pool” di magistrati e quelli di giornalisti – statisticamente più vicini al centrosinistra – ad alimentare le cronache da Mani Pulite in poi: statisticamente più piene di passi giudiziari contro esponenti del centrodestra.



Sala si mostra comunque inquieto verso l’iconico Palazzo di Giustizia di Milano quando il Parlamento sta approvando una riforma della giustizia che vede la magistratura accusare la politica di voler limitare le prerogative formali e sostanziali del “terzo potere”. Ed è in questi stessi giorni – forse non per caso – che stanno tornando d’attualità le celebri fughe di notizie riguardanti gli avvisi di garanzia della stessa Procura di Milano all’allora premier Silvio Berlusconi.

Se l’allora pm ambrosiana Ilda Boccassini ha dato conferma di quali circuiti istituzionali attivassero in quella stagione i “leak” di notizie giudiziarie sensibili contro il centrodestra, l’allora direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli si affanna in queste ore a liquidare a priori Palazzopoli come “una bolla di sapone”. Ma trent’anni fa aprì a nove colonne il quotidiano di Via Solferino sull’avviso al Cavaliere la mattina del G7.E quattro mesi dopo il Berlusconi-1 cadeva, con tacita soddisfazione del Quirinale di Oscar Luigi Scalfaro.



E’ sicuramente facile immaginare anche il fastidio di Sala – piuttosto che dell’architetto Stefano Boeri – nel vedere pubblicate sui media alcune intercettazioni dei loro scambi di messaggi riservati. Però non è un fatto nuovo o sconcertante. Nell’estate di vent’anni fa i grandi quotidiani facevano a gara nel riempire pagine e pagine di conversazioni telefoniche degli scalatori di AntonVeneta, Bnl e Rcs, leakate spesso in tempo reale. Il governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, dovette dimettersi per un avviso di garanzia per presunto abuso d’atti d’ufficio nell’attività di vigilanza (anche se uscì poi pulito da un lungo calvario giudiziario).

Alla fine dell’estate rovente del 2005, la Procura di Milano, “arrestò” letteralmente il pacchetto di controllo di AntonVeneta e di fatto ne decise la vendita ad Abn Amro, orientando anche quella di Bnl alla francese Bnp. Può darsi che Sala si senta di mettere oggi sullo stesso piano il blocco di decine di cantieri a Milano e veda le inchieste della Procura “remare contro” il decreto Salva-Milano. Quel che è agli annali è che vent’anni fa il “sistema-Milano” appoggiò e applaudì la Procura, dopo essersi goduto al mare un’estate di intercettazioni sulla stampa. E trovò del tutto normale – dieci anni dopo, dieci anni fa – che l’allora premier Matteo Renzi inaugurasse l’Expo di Milano, rivolgendo un pubblico ringraziamento alla Procura di Milano per “aver gestito la vicenda con grande sensibilità istituzionale”.

La “vicenda gestita” dall’allora procuratore capo Edmondo Bruti Liberati era la conclusione nei tempi stabiliti dei lavori per la manifestazione sotto la direzione di Beppe Sala. Allora l'”interesse pubblico” (per usare l’espressione di Sala sindaco, ieri, sulla crisi urbanistica) fece evidentemente premio presso quella Procura. Oggi – presso lo stesso ufficio, retto da Marcello Viola – evidentemente non più.

 

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