L’agenzia Fitch ha deciso di anticipare il suo giudizio sull’economia italiana giustificando la decisione con la necessità di prendere atto delle conseguenze imputabili al virus Covid-19. Tale giudizio declassa l’economia italiana sulla soglia iniziale “junk”, titolo spazzatura. Secondo l’agenzia di rating, l’Italia sarà costretta a indebitarsi e a portare il rapporto debito/Pil al 156%, con un incremento di venti punti percentuali.
Per Fitch il fatto che la Banca centrale europea abbia assicurato di voler acquistare i titoli del debito pubblico italiano garantisce la liquidità necessaria, nel breve periodo, per reperire i fondi necessari alle nuove emissioni di titoli di Stato italiani, ma nel lungo periodo farebbe rallentare il rientro dell’ammontare del debito pubblico a livelli accettabili.
L’outlook stabile, invece, si poggia sulla presenza della Bce, che con la sua politica assicura costi di finanziamento veramente contenuti.
Le conseguenze di tale decisione sono gravissime, perché le esternazioni delle agenzie di rating producono effetti sia sugli spread che sulle quotazioni delle società che detengono posizioni creditizie nei confronti degli Stati giudicati. Tra queste ricordo le banche e i detentori e gestori di fondi di terzi, che si vedono costretti, alla prima occasione favorevole, a disfarsi dei titoli rappresentativi di tali crediti.
Vorrei richiamare l’attenzione degli studiosi sulla circostanza che dette motivazioni non reggono. Non reggono perché tutti gli Stati sono stati colpiti dal Covid-19 e tutti hanno dovuto intervenire impedendo l’attività produttiva e commerciale, se si esclude il caso della Svezia.
Il problema è altrove e le società di rating fanno parte del problema, altrimenti dovrebbero esplicitarlo; oppure ci sono altre considerazioni? Forse esistono altri motivi che non si possono esplicitare. Come mai a una moneta a debito non si applicano i necessari correttivi?