La Flotilla prosegue verso le acque israeliane. Ma è difficile intravedere anche un altro obiettivo: politico elettorale, come nel febbraio scorso
Caro direttore,
Giulio Andreotti – che da democristiano è stato sette volte presidente del Consiglio e forse oggi non sarebbe un iscritto al Pd – invitava a “pensar male” per leggere la politica con efficace realismo (e talora per provare a influenzarla).
Ora, calzando lenti andreottiane, è difficile resistere alla tentazione di non leggere la “resistenza” della Flotilla in rotta per Gaza e gli incidenti collegati nelle piazze italiane sullo sfondo del weekend elettorale nelle Marche.
È difficile non vedere nelle homepage digitali e cartacee di ieri una potente “distrazione di massa” verso un reality fra Bene (la protesta di un auto-nominato Occidente dem europeo, anche a rischio di antisemitismo) e Male (il governo israeliano e il governo italiano di destra-centro che condanna i massacri di Gaza ma senza rompere con lo Stato ebraico).
È difficile non sentire gli echi di un altro reality pressoché identico, andato in scena in un fine settimana del febbraio 2024. Il venerdì a Pisa la polizia respinse con la forza cortei giovanili che puntavano alla sinagoga e al vecchio cimitero ebraico. Il sabato il presidente (dem) della Repubblica si improvvisò premier supplente – la premier vera era impegnata a Kiev come leader di turno del G7 – e protestò platealmente con il ministro dell’Interno. La domenica si votò in Sardegna e il Pd riportò una vittoria inattesa: certamente preziosa allora per alimentare la retorica resistenziale della riscossa del partito di Elly Schlein.
La stessa leader dem, nelle ultime ore, si è esibita in uno spericolata “equivicinanza” verso la Flotilla, a bordo della quale ci sono due parlamentari Pd (compagni di banco della stessa Schlein a Strasburgo e a Roma). Un filo puramente verbale l’ha tenuta intanto collegata con il “suo” Quirinale, protagonista anch’esso di una manovra complessa.
Sergio Mattarella non ha potuto, stavolta, non prendere pubblicamente le distanze dalla Flotilla “democratica”, votata a un assalto militare contro Israele, un Paese sovrano alleato dell’Italia e in guerra contro il terrorismo islamico antisionista/antisemita.
Non è potuto restare in silenzio – ciò che sarebbe suonato pericolosamente equivoco – verso un’iniziativa che vede coinvolti quattro parlamentari dell’opposizione (due appartenenti al sul stesso partito). Non quando il governo Meloni sta facendo tutto il possibile per prevenire incidenti e soddisfare l’intento ufficiale della Flotilla, che è quello di portare aiuti umanitari a Gaza. Questo con una mediazione in corso con il governo di Gerusalemme attraverso il Patriarcato latino.
Sarà adesso curioso osservare se i black block scatenati a Milano e Torino – virtualmente incitati dagli scioperi politici indetti dalla Cgil – avranno aiutato il Pd a colmare il gap che penalizza il centrosinistra nelle Marche ancora nei sondaggi della vigilia.
P.S.: Anche l’assalto navale della “capitana Carola” a Lampedusa fu sferrato alla vigilia di un weekend elettorale: quello in cui il Consiglio Ue decise il rinnovo della Commissione Ue e della presidenza Bce.
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