SPY FRANCIA/ Da Blum a Sarkozy, il prezzo che i servizi di Parigi hanno pagato alla Cia

- Giuseppe Gagliano

Nel maggio 1946 Léon Blum firmò con James F. Byrnes gli accordi Blum-Byrnes. Prevedevano anche un accordo sul "totem" che avrebbe avuto ampie conseguenze

america cia intelligence 1 lapresse1280 640x300 L'ingresso della Central Intelligence Agency a Langley, Virginia (Usa) (LaPresse)

Nella DGSE (Direction Générale de la Sécurité Extérieure) “totem” è lo scambio di informazioni tra servizi segreti e per estensione, nel gergo dei servizi, un “totem” è l’uomo (o la donna) responsabile di questo collegamento. È all’ex presidente del Consiglio del Fronte Popolare, il socialista Léon Blum, che si deve l’introduzione del totem, che venne a designare una clausola segreta riguardante lo scambio di informazioni tra la CIA e l’antesignano della DGSE, la SDECE.

Nel maggio 1946, in qualità capo della delegazione francese, Blum firmò con il segretario di Stato americano James F. Byrnes gli accordi Blum-Byrnes relativi agli aiuti finanziari americani. Questi accordi includevano clausole aggiuntive tra cui un collegamento segreto chiamato appunto totem. Ma è inutile dire che questi accordi bilaterali erano condizionati da numerose variabili, non solo quelle politiche ma anche quelle di carattere nazionale/internazionale e ovviamente dai rapporti di natura personale.

Nel dicembre 1946, Léon Blum si trovò a capo del governo provvisorio della Quarta Repubblica e poté perpetuare questo accordo, soprattutto insieme ai compagni della SFIO (l’allora Partito Socialista) con i quali prese la guida della SDECE: alludiamo a Henri Ribière e Léon Kastenbaum, che fu uno dei principali ufficiali di collegamento esterno dei servizi segreti francesi, ma svolse un ruolo rilevante anche con i “partiti fratelli”, in altre parole, con i partiti socialisti stranieri; e questo spiega perché la SDECE sostenne, ad esempio, la campagna elettorale del socialista Salvador Allende in Cile.

A Parigi viene allestita una stazione della CIA con una cinquantina di agenti, mentre la SDECE invia essenzialmente due capistazione, uno a New York, l’altro a Washington. Inoltre, il sistema-totem si estenderà alla NATO – allora con sede in Francia –, che costituirà un proprio servizio di intelligence militare. A questo club si unì presto l’MI6 inglese, la cui stazione parigina era diretta da John Bruce Lockhart. Tuttavia l’MI6 era inizialmente ostile a tali scambi, convinto che lo SDECE fosse stato infiltrato dal Service B, il servizio segreto comunista.

Ma fu il vice ammiraglio Roscoe H. Hillenkoetter, primo direttore della CIA (1947-1950) che ottenne che gli inglesi partecipassero – seppure con riluttanza – agli scambi con i francesi. D’ora in poi, all’interno dello SDECE, il Dipartimento 5 sarà responsabile dei totem. Negli anni Cinquanta sorse la prospettiva di una tale struttura di scambi con i tedeschi del Bundesnachrichtendienst (BND), il servizio federale di intelligence tedesco, che riguardava essenzialmente l’URSS e i suoi alleati. A questo scopo, il colonnello Marcel Mercier fu distaccato presso il consolato di Monaco, non lontano da Pullach, dove si trovava il quartier generale del BND. Come riconoscerà il suo leader, il generale Reinhard Gehlen, non sarà un compito facile per Mercier, un sopravvissuto ai campi di concentramento, collaborare con ex membri dei servizi nazisti.

Con il generale de Gaulle le cose cambiarono, specialmente da quando la CIA aveva reclutato il rappresentante della SDECE, Philippe Thyraud de Vosjoli, rompendo così con i tradizionali accordi. Tanto che la nuova persona responsabile di totem, il colonnello Jean Fontès, venne inviato lì per appianare le difficoltà. Ma le relazioni si stavano deteriorando con vari incidenti, determinati dal ritiro della Francia dalla NATO: per esempio, l’assassinio dell’agente della SDECE Yves Allain in Marocco, vicino alla base americana di Kenitra (1966), o l’affare Delouette (1969), durante il quale la giustizia americana coinvolse uno dei responsabili SDECE sospettato di essere coinvolto nel traffico di droga. Nel 1963, dall’Eliseo arrivarono istruzioni di rompere i legami con totem, almeno per limitarne l’influenza della CIA e degli altri suoi cugini anglosassoni. Nel decennio successivo, invece, la vicinanza del nuovo direttore, Alexandre de Marenches, al mondo anglo-americano portò alla riattivazione del sistema. Infatti de Marenches aveva preso l’abitudine di contattare dal vivo i grandi capi di queste agenzie, CIA, MI6, GCHQ. Come d’altronde quello di supervisionare personalmente organizzazioni specifiche, come il Safari Club, comitati ad hoc dove si riunivano i capi dei servizi esteri e che costituivano altrettante strutture parallele esternalizzate. Nei decenni successivi gli scambi per esempio con il Mossad si intensificarono in un quadro bilaterale. Lo scoppio del terrorismo in Medio Oriente avrà molto a che fare con tutto questo.

Ma i rapporti con la CIA non sempre hanno lo scopo rigoroso di scambiare o cooperare su dossier specifici. A volte mirano a creare un equilibrio di potere per facilitare il riavvicinamento con una terza forza. È il caso, ad esempio, dell’Algeria e della DRS algerina: il binomio CIA/DGSE cercherà di costringere la DRS algerina a intervenire nella spinosa questione di AQIM (Al-Qaeda nel Maghreb islamico).

La fine del mandato quinquennale di Nicolas Sarkozy è stata segnata, nel 2011, dalla promozione di Rémi Maréchaux, ex capo della cellula Africa dell’Eliseo, a direttore della strategia della DGSE, in sostituzione del diplomatico Pascal Teixeira da Silva; ma soprattutto responsabile per la sua vicinanza al presidente in una sorta di legame da super-Totem. Sarà lui che discuterà direttamente, su richiesta del presidente e più marginalmente del suo coordinatore dell’intelligence, le questioni dell’intervento nei Paesi del Maghreb durante la Primavera araba.

Ma esiste un caso certamente molto imbarazzante per i servizi segreti francesi. Durante l’era Nicolas Sarkozy, mentre Maréchaux fungeva da “voce dell’Eliseo” davanti ai capi dei servizi segreti americani, a Parigi circolavano informazioni sul comportamento discutibile dei servizi americani nei confronti del recente direttore della DGSE, Pierre Brochand (2002-2008) al momento della transizione per la presa di ufficio di Erard Corbin de Mangoux, scelto da Nicolas Sarkozy per sostituirlo.

Nell’autunno del 2008, il servizio di sicurezza della DGSE ha scoperto dei microfoni nell’appartamento di Brochand, dove aveva vissuto per sei anni, appartamento che si stava preparando a restituire. I sospetti della DGSE si sono concentrati sulla sua controparte americana. Questa è una delle sorprendenti rivelazioni del libro di Franck Renaud, Les Diplomates: Derrière la façade des ambassades de France, 2010. Solo nel 2006 gli americani sono stati identificati, ma piuttosto tardi! La cosa sorprendente e in parte ridicola è il fatto che i tecnici della CIA abitavano nell’appartamento soprastante. Insomma per dirlo all’americana, “La mano sinistra non sa cosa fa la mano destra”.

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