La sentenza della Consulta lo ha escluso dal terzo mandato. Ma De Luca sarà comunque decisivo alle prossime regionali in Campania. Ecco perché
Ma alla fine, perché tutti quanti si interessano del destino del governatore Vincenzo De Luca se lui non può essere candidato personalmente alle prossime elezioni regionali in Campania? La risposta è semplice: attorno a lui si è creato un grumo di consenso strutturato e ben organizzato che in 10 anni di governo regionale si è anche fortemente radicato sui territori.
De Luca non ha fatto distinzione tra le storie personali di destra e sinistra ed ha candidato in un nugolo di liste civiche i suoi adepti, che poi ha premiato coinvolgendoli più o meno direttamente nelle “questioni” regionali, anche quando non era possibile affidargli ruoli di primo piano.
In questo modo si riferisce a De Luca una pattuglia di circa 40 candidati, in grado di spostare una percentuale significativa di votanti affezionati ai loro eletti e legati da rapporti fortissimi con il territorio.
È una forza rilevantissima e della quale si deve tener conto, perché produce un effetto distorsivo sulla campagna elettorale sia del centrodestra che del centrosinistra.
Soprattutto, la scelta di andare a votare in autunno inoltrato comporterà probabilmente una bassa partecipazione al voto e quindi una scarsa presenza di voto di opinione, con la conseguenza che coloro che riusciranno a portare a votare più persone risulteranno vincenti.
Per questo motivo il centrosinistra non ha ancora formalizzato la candidatura di Roberto Fico, timoroso di doverla eventualmente ritirare nel caso in cui non avesse quantomeno un placet da parte dei Lucani se non dello stesso De Luca.
E per lo stesso motivo il centrodestra fa fatica a trovare un candidato in grado di galvanizzare lo schieramento. Tra gli esponenti dei partiti di governo che dovrebbero combattere la battaglia regionale vi è la consapevolezza che senza una presenza diretta di De Luca in campo, con una propria coalizione, a togliere i voti allo schieramento avversario, la battaglia è praticamente inutile e perciò molti preferiscono stare nelle retrovie e non esporsi.
Questa grande confusione è ulteriormente aggravata dalle voci che vedono De Luca direttamente coinvolto nel progetto di “tenda centrista” lanciato da Renzi, che ha da tempo riallacciato i rapporti con il governatore e che gli sta offrendo una comoda casa in cui esprimersi con i propri consensi, vista l’alterigia del Partito democratico, che lo sente come un elemento estraneo.
Ora il Pd nazionale è convinto di andare dritto sulla posizione che sostiene da tempo, ovvero che la nomina del governatore in pectore della Campania – dopo aver incassato le candidature in Liguria, in particolare a scapito di esponenti locali, forse più credibili, per promuovere la candidata di Orlando Silvia Salis – spetta ai 5 Stelle.
Oggi, negli accordi, sono i 5 Stelle a dover trovare il nome giusto, ma al momento ancora si fa fatica a farlo uscire proprio perché si teme un eventuale reazione di De Luca non positiva. Il governatore uscente ha più volte minacciato di creare una propria lista con una propria coalizione, candidando a presidente uno dei suoi fedelissimi e proponendosi lui come vicepresidente. Infatti, la legge sull’incompatibilità gli vieta di ritornare ad essere governatore, ma non gli proibisce l’assunzione di ruoli di governo regionale apicali.
Questo obiettivo spazio politico gli sta facendo – anzi – venire in mente una possibile battaglia con un candidato di bandiera che si presti a una sorta di ticket, in cui De Luca sia il frontman pur non essendo il suo nome sulla scheda.
È una minaccia estrema ma molto credibile, visto il personaggio e la compattezza dei deluchiani. I suoi consiglieri eletti nelle liste specifiche cercano di avvicinarsi al Pd e agli altri partiti della coalizione, ma fanno fatica a trovare spazio proprio perché poco omologhi alle idee della nuova coalizione, con il rischio quindi di rimanere fuori dalla battaglia elettorale.
Tutto ciò fa sì che il rebus sia ancora tutto da risolvere e come al solito la soluzione passa attraverso un accordo con lo stesso De Luca, che a ritirarsi non ci pensa proprio.
Probabilmente nelle prossime settimane si arriverà uno show-down definitivo in cui o De Luca otterrà ciò che vuole dal centrosinistra, individuando sostanzialmente il candidato per tutti o almeno ottenendo per sé e per i suoi posizioni di forza nella prossima giunta; oppure assisteremo ad un frazionamento dello scenario elettorale, con De Luca che correrà, se non a nome proprio, a nome di un candidato di bandiera e di facciata che possa però raccogliere la sua eredità con de Luca stesso impegnato in prima linea.
I segnali lasciano supporre un tentativo di chiusura e rappacificazione soprattutto alla luce della nuova stagione che si sta per aprire. Ovvero l’ampliamento della coalizione di centrosinistra in funzione anti-Meloni. Matteo Renzi è molto motivato su questo punto e cercherà di fare di tutto per tenere assieme in Campania i vari esponenti e lanciare la sua posizione federativa anche nel rapporto con i 5 Stelle.
Se infatti il centrosinistra si presentasse unito in Campania con l’appoggio di De Luca e dei centristi, la partita sarebbe vinta facilmente, ma soprattutto rappresenterebbe un precedente politico rilevantissimo anche per le elezioni nazionali, perché rappresenterebbe anche un’efficace risposta alla sostanziale diffidenza che l’elettorato ha nella capacità del centrosinistra di essere unito e di trovare la sintesi per andare al governo.
In questa fase tutti stanno lavorando per arrivare ad un accordo, ma tutti dovranno cedere qualcosa se vorranno ottenerlo. I pontieri sono al lavoro, chissà se i ponti reggeranno la piena delle prossime settimane.
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