Per Stellantis il 2025 sarà un anno importante, anche perché si dovrà procedere alla nomina del nuovo amministratore delegato

Mentre a Mirafiori partono i lavori per la produzione della 500 ibrida, Stellantis chiude i conti con Carlos Tavares per la sua gestione (23 milioni di emolumento annuo e 12 milioni di euro di buonuscita) e dimezza il premio di produzione per i lavoratori. Del resto, il 2024 non è stata una grande annata: i ricavi del gruppo sono scesi del 17% a 157 miliardi con vendite in calo del 12% e con un crollo degli utili del 70% (5,5 miliardi rispetto ai 19 miliardi del 2023).



È stato un “anno di forti contrasti”, ha ammesso il Presidente John Elkann, alludendo agli scontri del gruppo con i governi, la filiera dei fornitori e i rivenditori di automobili, tensioni che nel dicembre scorso hanno portato all’uscita anticipata di Tavares.

Cos’è successo da allora?

Stellantis ha avviato una riorganizzazione che ha programmato il lancio di 10 nuove vetture e ha ridotto le scorte di automobili accumulate negli Usa. Tuttavia, il 2025 non sarà un anno facile: il gruppo prevede, in particolare, crescita positiva dei ricavi, margini operativi rettificati attorno al 5% e un free cash flow industriale positivo, dopo che l’anno scorso è stato negativo per 6 miliardi.



Nel mentre, John Elkann – atteso in Parlamento il 19 marzo – ha ricordato l’importante contributo di Tavares e ha tracciato un profilo per il nuovo amministratore delegato: capacità di leadership e competenze su capitali e tecnologia.

In questi anni, il gruppo Stellantis è sembrato avanzare a tre diverse velocità: 1) quella europea, determinata da mercato contratto e pesante sovraccapacità produttiva che durano da un ventennio; 2) quella nordamericana che, pur con qualche contrattempo, è perfettamente allineata ai nuovi input della politica trumpiana; 3) quella sudamericana, in piena crescita di business, di strategie e di prodotto.



Proprio lo scorso anno, Stellantis ha avviato un piano di sviluppo record da 5,6 miliardi di euro per il Brasile: si tratta dell’investimento più grande nella storia dell’industria automobilistica brasiliana e sudamericana, dove Stellantis è leader, anche grazie a una buona presenza di Fiat e dei suoi modelli di successo (Fastback, Mobi, Argo, Toro, Cronos, Pulse, Titano, ecc.) esclusivi per il mercato dell’America latina. Tutto ciò significa sviluppo d’impresa, di prodotto, di tecnologie e di capitali.

Gli artefici della buona performance sudamericana sono Antonio Filosa ed Emanuele Cappellano: i due hanno riportato Stellantis su alti livelli dopo la gestione critica di Stefan Ketter. L’uscita di Tavares non ha comportato grandi cambiamenti ai vertici, fatto salvo un ampliamento delle responsabilità di Filosa e del rientro di Richard Palmer, esperto finanziario di lungo corso.

Dalla sua nascita (2021), Stellantis è stata prevalentemente concentrata su aspetti organizzativi/riorganizzativi che ne hanno frenato lo sviluppo, complice la sopravvalutazione di Tavares della conversione alla mobilità elettrica. L’attività dell’azienda in Sudamerica è l’unica che ha conosciuto aspetti veri di sviluppo d’impresa, mentre il management europeo ha lavorato con l’obiettivo prevalente di contenere i costi, strategia che ha fatto soffrire risorse umane e fornitori e poco incline a traghettare l’azienda in un periodo di grandi turbolenze internazionali e di cambiamenti tecnologici.

Ecco perché Antonio Filosa è oggi il più autorevole candidato interno alla successione di Carlos Tavares.

Twitter: @sabella_oikos

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