Il Governo Meloni ha approvato, su proposta del ministro delle Imprese e del Made in Italy, il Disegno di legge annuale sulle Pmi, che introduce, nel progetto dell’Esecutivo, misure strategiche per rafforzare le micro, piccole e medie imprese italiane, incentivando l’aggregazione, l’innovazione del sistema produttivo e l’accesso al credito.
Tra gli interventi principali del provvedimento, palazzo Chigi mette l’accento su i cd “Mini Contratti di Sviluppo” per il settore Moda, le Centrali consortili per coordinare le filiere produttive e nuovi incentivi fiscali per le reti d’impresa. Viene, inoltre, promosso il ricambio generazionale con assunzioni agevolate di giovani, la tutela della concorrenza con norme contro le false recensioni online e il riordino della disciplina dei Confidi per semplificare l’accesso al credito.
In particolare, al fine di stimolare l’occupazione giovanile, il Disegno di legge contiene una disposizione sulla cd “staffetta generazionale” nelle imprese, che mira a liberare in anticipo nuovi posti di lavoro mediante un sistema di pensionamento flessibile, che dovrebbe consentire al lavoratore anziano una migliore conciliazione vita/lavoro e, al contempo, favorire il trasferimento delle competenze professionali a favore di giovani lavoratori assunti in “sostituzione”.
Viene quindi introdotto, per le Pmi fino a 50 dipendenti, un sistema di trasferimento generazionale basato su un part-time incentivato per l’accompagnamento alla pensione e assunzioni agevolate di giovani under 35, che dovrebbe garantire così il passaggio di know-how tra pensionandi e nuovi ingressi. Il neoassunto potrà, quindi, sostituire integralmente la posizione lavorativa del lavoratore più anziano, una volta cessato il rapporto di lavoro di quest’ultimo.
La speranza, come sempre in questi casi, è che lo strumento funzioni e riesca a tenere insieme, in maniera sostenibile, le esigenze dei pensionati, e del relativo sistema previdenziale, delle aspirazioni a un lavoro “buono” per le giovani generazioni e la competitività delle imprese, specialmente le più piccole.
Un modello, quello delle Pmi, che è stato, per molti decenni, vincente e, a suo modo, una peculiarità del “fare impresa” in Italia. Si pensi, ad esempio, al nord-est trasformatosi da zona depressa a una delle zone economiche più ricche del nostro continente. Da capire se questo modo di lavorare può, o come, reggere le sfide della globalizzazione e delle grandi trasformazioni in corso tenendo insieme le competenze dei “vecchi artigiani” che hanno costruito il successo di molte aziende e le nuove necessarie per stare nel presente, e nel futuro, e che solo i più giovani possano portare al tessuto produttivo.
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