Stato di diritto in Polonia, Ue chiude procedura infrazione/ “Non c’è più rischio”. Tusk ‘piace’ a Bruxelles

- Niccolò Magnani

L'Europa fa decadere la procedura d'infrazione contro la Polonia per lo Stato di diritto: il buon rapporto Tusk-Von der Leyen annulla tutti i precedenti "richiami". Ecco cosa è successo

Tusk e Von der Leyen, Polonia Vertice Polonia-Ue, Premier Donald Tusk e Presidente Commissione Ue Ursula Von der Leyen (ANSA 2024)

UE CHIUDE LA PROCEDURA D’INFRAZIONE CONTRO LA POLONIA: COS’È SUCCESSO

È bastato qualche mese di Donald Tusk alla guida della Polonia per “convincere” la Commissione Europea a chiudere ogni tipo di controversia contro lo Stato polacco, in particolare sulla procedura d’infrazione aperta contro Varsavia sulla presunta violazione dello Stato di Diritto. Secondo quanto affermato da una nota ufficiale della Commissione Ue, da oggi l’Europa chiuderà la procedura di Articolo 7 contro la Polonia, avviata nel 2017 in forte contrapposizione con il Governo di Centrodestra al potere fino alle ultime Elezioni Politiche dell’autunno 2023.

«Non esiste più un chiaro rischio di una grave violazione dello stato di diritto in Polonia», ha spiegato ancora il portavoce di Ursula Von der Leyen nell’annunciare lo stop dopo 6 anni della controversia fra Bruxelles e Varsavia. Sono circa 100 i miliardi di euro in fondi comunitari destinati alla Polonia e rimasti praticamente bloccati da anni proprio per la procedura d’infrazione aperta sull’articolo 7, ovvero sul «rischio evidente di grave violazione dei valori dell’Ue», destino condiviso anche dall’Ungheria di Orban che da oggi rimane l’unica nel “mirino” dei vertici europei.

La riforma della giustizia, il rapporto con i media e la sfida a distanza con le direttive in arrivo dall’Unione Europea hanno rappresentato non pochi ostacoli nel percorso di dialogo fra il Partito Diritto e Giustizia dell’ex Premier Morawiecki e la Presidenza Von der Leyen. Secondo la Commissione, la Polonia ha varato in questi primi mesi di Governo Tusk, una serie di misure legislative e non legislative «per affrontare le preoccupazioni sull’indipendenza del sistema giudiziario, ha riconosciuto il primato del diritto comunitario e si è impegnata ad attuare tutte le sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione europea e della Corte europea dei diritti dell’uomo in materia di stato di diritto, compresa l’indipendenza della magistratura».

TUSK “CONVINCE” VON DER LEYEN: ORA IL PROBLEMA DELLO STATO DI DIRITTO NON C’È PIÙ

Secondo il Commissario per la Giustizia Ue, Didier Reynders, il documento inviato dal Governo Tusk per far fronte alla procedura di infrazione contro la Polonia, mostrerebbe «non solo un chiaro impegno su quanto già fatto, ma anche un piano d’azione sulle questioni-chiave che abbiamo messo nella procedura secondo l’articolo 7». La coalizione europeista che ha vinto sul fil di lana le Elezioni 2023 ha puntato in campagna elettorale proprio su un appeasement con Bruxelles per modificare lo scontro a muso duro tra il PiS e la Commissione Ue: a questo punto ogni passata controversia e critica sulla gestione dello Stato di diritto in Polonia decade, con il buon rapporto Tusk-Von der Leyen che ha certamente influito nello sbloccare lo scenario.

A margine dell’incontro con Xi Jinping e Emmanuel Macron, la stessa Presidente della Commissione Ue da Parigi scrive su X «oggi segna un nuovo capitolo per la Polonia. Dopo più di 6 anni, riteniamo che la procedura dell’articolo 7 possa essere chiusa. Mi congratulo con il Primo Ministro Donald Tusk e il suo governo per questo importante passo avanti». Dai missili NATO pronti ad essere schierati contro la Russia al rapporto con gli altri leader Ue, dal rapporto con i media e la riforma scolastica, fino alla triangolazione con Francia e Germania per provare a dettare un’Europa a “due velocità” nella prossima legislatura Ue: ora qualsiasi elemento politico in capo a Varsavia non rappresenta più una minaccia per Bruxelles. Come prossimo step, la vicepresidente della Commissione Ue Jourová presenterà l’analisi nella prossima riunione del Consiglio Affari generali, in vista della formale decadenza della procedura contro la Polonia.





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