Lo stipendio orario medio in Italia è ancora basso rispetto al resto dell'Europa. L'ISTAT ha analizzato sia l'indice inferiore che superiore.
Recentemente l’ISTAT ha pubblicato una classifica sulla paga di uno stipendio orario e medio ricevuto in Italia, tenendo conto unicamente del settore privato, ad esclusione degli agricoltori. L’analisi si è basata sul dato minimo (il peggiore) e su quello massimo (il migliore).
La paga media di un lavoratore impiegato in Italia e nel privato è di 11,75€ all’ora, mentre il salario orario più alto è stato registrato a 21,98€. Il documento però è stato decisamente più profondo, osservando il forte gap tra i due sessi, quello femminile e quello maschile.
Stipendio orario medio in Italia e il divario tra i due sessi
Lo stipendio orario percepito e medio in Italia cambia in base ai settori (pubblico e privato), in riferimento all’azienda per la quale si è stati assunti ma soprattutto è stato constatato dall’ISTAT un forte divario tra le donne e gli uomini, ottenendo lo 0.90€ in meno per la categoria femminile.
La posizione dell’Italia nella classifica lavorativa Ocse non è tra le migliori, anche se i lavoratori più skillati – secondo i dati ISTAT – ma soprattutto con un titolo di laurea, otterrebbero una retribuzione oraria più alta, 14,89€, seguiti poi da 12,85€ all’ora per gli impiegati over 50, 14,65€ di guadagno come dirigente e 13,24€ orari pagati dalle grandi aziende.
Tra le peggiori posizioni rientrano gli operai, con una retribuzione oraria di 11,05€, e a seguire i lavoratori con un part time (ma soprattutto i giovani) con un guadagno pari a 10,49€ orari, e poi gli impiegati subordinati alle piccole aziende (con meno di dieci dipendenti), e un salario orario pari a 10,67€.
Divari politici e tra sindacati
Da tempo però, la politica si batte per contrastare gli stipendi bassi. Da un lato Maurizio Landini della Cgil, che lotta per introdurre il salario minimo, una misura che ancora in Italia non esiste (ma in altri Paesi europei sì), ma che secondo il sindacato potrebbe dare un grande aiuto e incentivo significativo.
Il parere contrario invece arriva proprio dalla nuova segretaria generale del sindacato Cisl, Daniela Fumarola, che ha sostituito Luigi Sbarra e secondo cui il salario minimo graverebbe sull’andamento aziendale causando altre conseguenze.
