Da ottobre niente più diesel Euro 5 in quattro regioni: è la nuova direttiva UE in arrivo. Una scelta ideologica fatta per impoverire le famiglie

Un’altra imposizione di Bruxelles sulla qualità dell’aria e sulle tasche dei cittadini. Una decisione figlia della scelta ideologica della UE sul Green Deal, ma che perde di vista il buon senso e, soprattutto, rovina i piani di un milione di famiglie nella Pianura Padana, messe in difficoltà da un provvedimento che, tra pochi mesi, impedirà loro di usare l’auto, fondamentale per la vita di tutti i giorni.



Le regioni interessate sono Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna, che però non possono fare altro che recepire la normativa europea e adeguarsi a un divieto che, dal mese di ottobre, impedirà ai diesel Euro 5 di circolare, limitando la loro possibilità di azione ai soli centri abitati al di sotto dei 30mila abitanti.



Un diktat al quale si era già messa una pezza due anni fa, quando si era riusciti a tamponare la situazione con una deroga che però non verrà estesa, tanto da costringere a rispettare la nuova norma dal prossimo autunno, quando dovranno farci i conti un milione di automobilisti residenti nelle quattro regioni interessate.

Un provvedimento che, naturalmente, viene presentato come una “necessità” per rendere più puliti i cieli delle nostre città, ma che danneggerà moltissime persone. Se pensiamo che solo a Milano ogni giorno transitano 700mila veicoli (certo, non tutti Euro 5), ci rendiamo conto che, anche se in percentuale ridotta rispetto a questi numeri, le persone interessate saranno comunque tante.



Nessuno mette in discussione che un’aria meno inquinata sia un bene per tutti, ma la portata del provvedimento è totalmente sproporzionata rispetto ai risultati che permetterebbe di ottenere un effetto quasi nullo sulla qualità dell’aria, ma un altro molto più dirompente sulla vita delle persone, che, nel giro di pochi mesi, devono trovare una soluzione alternativa per andare a lavorare, fare la spesa o accompagnare i figli a scuola. L’obiettivo dei burocrati di Bruxelles, probabilmente, è svecchiare il nostro parco macchine, ma non si rendono conto che, per comprare la macchina nuova, i soldi non li sborsano loro. Anzi, che in questo modo si scarica sulla gente comune il peso di dover far fronte alle esigenze dell’ambiente.

In un’imposizione di portata inferiore si possono ritrovare gli stessi meccanismi distorti che hanno portato alla direttiva che impedisce di produrre auto che non siano elettriche dopo il 2035, senza tenere conto dei bilanci familiari, di quelli delle aziende e del fatto che, in questo modo, si favorisce la concorrenza cinese, già pronta a invadere il nostro mercato con i veicoli elettrici.

Anche qui l’obiettivo, un continente più green, può essere condivisibile, ma la logica vorrebbe che si tenesse conto di tutti i fattori che questa decisione comporta; della possibilità, per esempio, di ridurre le emissioni delle macchine anche con tecnologie che non siano quelle dei veicoli elettrici, lasciando spazio nel mercato dell’auto a quelle aziende italiane ed europee che hanno sviluppato prodotti sostenibili e più performanti dal punto di vista ambientale, facendo tesoro delle loro ricerche e dell’esperienza maturata in campo automobilistico. È la cosiddetta neutralità tecnologica, che Bruxelles scientemente esclude da anni.

Il punto è che togliere dalle strade i diesel Euro 5 non produrrà chissà quale effetto sulla pulizia dell’aria. I giorni della pandemia hanno dimostrato che, anche quando la circolazione delle auto era molto limitata per il lockdown, le polveri sottili o la CO₂ non erano sparite. Anzi, erano ancora lì a ricordarci che il problema dell’inquinamento è molto più complesso di quello che qualcuno, a Bruxelles, vuole farci credere.

Anche perché difficilmente spariranno un milione di macchine nel giro di pochi mesi per comparirne altrettante che inquinano di meno. Su questo dossier potrebbe intervenire il governo e forse c’è spazio per fare qualcosa, come ha preannunciato ieri Matteo Salvini che si sta adoperando per una soluzione. Ma resta l’ennesima decisione calata dall’alto che sa totalmente di ideologia e poco di concretezza. E che, alla fine, non permette neanche di ottenere i risultati per cui è stata presa. A chi giova?

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