Venerdì scorso il Cdm ha approvato un decreto importante relativo alla cittadinanza italiana per discendenza
Finalmente, anche se con anni di ritardo rispetto a una situazione che nel corso del tempo ha assunto livelli considerevoli, venerdì scorso è stato emanato un decreto che mette dei paletti al conseguimento della cittadinanza italiana da parte di discendenti di italiani emigrati all’estero.
D’ora in poi il suo ottenimento sarà limitato, come da logica, alla seconda generazione: in pratica solo figli e nipoti di italo-discendenti potranno ottenerla, mettendo fine non solo a un decreto del 1991 che segnava termini praticamente infiniti a partire dal 1861, anno di creazione del Regno d’Italia. Infatti, per anni abbiamo denunciato un fenomeno che purtroppo ha prodotto danni irreparabili all’Italia, specie nel fatto che, avendo mantenuto i vecchi diritti ricollegabili addirittura a un precedente decreto del 1895, ci possono essere, attraverso il diritto al voto, conseguenze gravi, prospettate dal Professor Sandro De Nardi, costituzionalista, nel corso di un’intervista televisiva.
“Se dovesse essere definitivamente approvato il cosiddetto ‘premierato all’italiana’ – afferma il docente – i milioni di cittadini italiani residenti all’estero divenuti tali in virtù di questa finzione giuridica potrebbero essere potenzialmente determinanti nell’individuazione di chi poi diventerà presidente del Consiglio dei ministri. La legge vigente rende appartenenti alla Repubblica cittadini sostanzialmente non italiani, mettendo in crisi il concetto stesso di popolo al quale appartiene la sovranità e lo Stato. In questo modo ha perso sostanzialmente il controllo del suo popolo, che è l’insieme dei suoi cittadini”.
Ciò significa che la misura restrittiva appena adottata chiude potenzialmente una stalla dalla quale, però, i buoi sono già scappati, anche se, restringendo il diritto alla cittadinanza, si è pure liberato un sistema amministrativo intasato da milioni di richieste e dove non solo l’amministrazione pubblica, ma pure quella ecclesiastica, visto che molti documenti erano sì scomparsi dai Comuni, ma venivano ancora conservati nelle Chiese (certificati di matrimonio e di battesimo).
La decisione ha portato anche un colpo importante a un sistema organizzativo messo in piedi da istituzioni private che spesso, ricorrendo a trucchi e raggiri amministrativi di vario genere, procurava al popolo degli italiani fasulli non solo cittadinanze ma residenze fittizie che servivano spesso per intascare redditi di cittadinanza e pensioni.
Ovviamente la nuova misura è stata mal accettata dalle nostre comunità all’estero e, in Italia, da un certo fronte politico “radical-chic ZTL pensiero unico” che ha da sempre fermamente sponsorizzato la cittadinanza senza limite non per ragioni etiche, ma semplicemente come scambio con il voto elettorale.
D’ora in poi se qualcuno di questi pretendenti a un’italianità ereditata da oltre tre generazioni, ma ormai inesistente al giorno d’oggi, visto che la maggior parte di loro non solo non parla la nostra lingua, ma non sa nulla (e né gli interessa) del suo Paese d’origine, volesse diventare veramente italiano, dovrà per forza di cose trasferirsi in Italia almeno cinque anni e così, alla fine, conoscere seriamente il nostro Paese.
L’assurdità della situazione precedente risiedeva anche nel fatto che la nostra cittadinanza veniva facilmente “regalata” a chi non aveva più nulla di italiano, ma se coppie di stranieri residenti nel nostro Paese avevano figli, questi ultimi, che vivono, studiano a parlano la lingua italiana, dovevano attendere fino al compimento del diciottesimo anno d’età per essere considerati cittadini e avere anche il diritto al voto.
Ora a breve ci sarà un referendum per abolire questa norma assurda e limitare l’ottenimento della cittadinanza a cinque anni di permanenza, come ormai capita in molti Paesi europei… speriamo che la cosa venga finalmente approvata e che si possa anche arrivare anche a prendere provvedimenti sul voto italiano all’estero, che è sempre stato fonte di brogli elettorali spesso metafisici e che nel corso degli anni ha costruito un corpo elettorale che, sebbene estraneo all vita del nostro Paese, ha prodotto quasi 3 Governi (pure il Conte bis sarebbe nato da accordi con movimenti di italiani all’estero). Quindi, in ballo non c’è solo il concetto della nostra democrazia ma anche quello della nostra sovranità.
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