Scandalo grooming gang, giravolta del premier britannico Keir Starmer sulle bande pachistane: ora avvia indagine nazionale su stupri e abusi su 1400 bambine
INDAGINE IN UK SU SCANDALO STUPRI E ABUSI SU BAMBINE
Il primo ministro britannico Keir Starmer ha deciso di accettare la raccomandazione per l’apertura di un’inchiesta nazionale sullo scandalo delle grooming gang, le bande di adescatori che hanno abusato sessualmente di migliaia di ragazze. La vicenda risale a dieci anni fa, ma la bufera è scoppiata negli ultimi mesi, poiché è emerso che ci sono stati insabbiamenti nel corso dei decenni.
Sulla questione si era espresso anche Elon Musk, con accuse pesanti nei confronti del governo britannico, che inizialmente aveva respinto la richiesta di una revisione legale. Ora Starmer fa retromarcia e decide di lanciare un’inchiesta nazionale sulle bande di adescamento composte da pachistani, e più in generale da asiatici e musulmani, dopo aver ricevuto le raccomandazioni di un rapporto indipendente sullo scandalo, che ha colpito in particolare Rotherham, Rochdale, Oldham, Telford e altre città.
Qualcuno vi ha letto l’ennesima mossa per fermare l’avanzata di Nigel Farage verso Downing Street. In ogni caso, Starmer ha fatto sapere di aver letto “ogni singola parola del rapporto” e di aver deciso di accettarne la raccomandazione, ritenendo che sia “la cosa giusta da fare” alla luce di quanto emerso dal documento.
Parlando ai giornalisti, durante il viaggio verso il vertice del G7 in Canada, Starmer non ha fornito indicazioni sulla tempistica: “Ci vorrà un po’ di tempo per capire esattamente come funzionerà, e lo faremo in modo ordinato”. Secondo un’anticipazione del Sun, il report collega in maniera netta le violenze subite dalle ragazze all’immigrazione illegale in Gran Bretagna.
GROOMING GANG, LA RETROMARCIA DI STARMER
Downing Street ha dichiarato che il premier Keir Starmer ritiene lo scandalo del grooming “uno dei più grandi fallimenti nella storia del nostro Paese” e ha annunciato l’istituzione di una nuova inchiesta ai sensi dell’Inquiries Act, dotata di poteri legali per obbligare i testimoni a comparire. “Le autorità locali e le istituzioni che non hanno agito per proteggere le giovani non potranno più nascondersi e saranno finalmente chiamate a rispondere del loro operato“.
A gennaio, dopo aver redatto un rapporto sugli abusi sessuali a Rotherham, la funzionaria Louise Casey è stata incaricata di condurre una revisione nazionale di tre mesi sulla portata e sull’estensione delle grooming gang. In un primo momento riteneva non necessaria un’inchiesta nazionale, ma dopo aver esaminato le prove ha cambiato idea. Parallelamente alla revisione di Casey, il governo ha chiesto a Tom Crowther KC, che ha condotto un’indagine a Telford, di contribuire a elaborare un modello per una serie di indagini simili in cinque città dove le ragazze sono state abusate, tra cui Oldham.
LE SCUSE DELLA MINISTRA COOPER
Dopo l’annuncio dell’apertura dell’indagine, il ministro dell’Interno Yvette Cooper ha chiesto scusa per l’incapacità dello Stato britannico di proteggere le ragazze dalle bande di adescamento predatorie nell’arco di 16 anni. Cooper ha dichiarato che accetterà tutte le dodici raccomandazioni dell’ampia inchiesta condotta dalla baronessa Louise Casey, che ha analizzato anche il ruolo dell’etnia nello scandalo. Gran parte dei colpevoli, infatti, erano uomini di etnia asiatica.
Il ministro dell’Interno ha aggiunto che, in futuro, sarà necessario registrare i dati relativi all’etnia e alla nazionalità nei casi di sfruttamento sessuale dei minori, definendo l’incapacità di agire con decisione contro le bande di adescamento “una macchia sulla nostra società”. In merito al rapporto Casey, la ministra lo ha definito “schiacciante”, poiché ha evidenziato “carenze istituzionali profondamente radicate”.
Cooper ha spiegato che alcune autorità erano preoccupate di “essere percepite come razziste o di infiammare le tensioni comunitarie”. L’audit ha rivelato che l’etnia degli autori è stata “evitata” e non risulta ancora registrata per due terzi dei responsabili, impedendo così una valutazione accurata basata su dati nazionali integrati.
