Comincia oggi a Tianjin (Cina) il vertice della Shanghai Cooperation Organization (SCO). La maggioranza "alternativa" del mondo

BANGKOK – Quando ero bambino mi divertivo qualche volta a guardare con il cannocchiale, ma al contrario: le immagini non apparivano allora più vicine, ma lontanissime, eppure erano sempre le stesse. È questa l’impressione che si ha dell’Europa e dei conflitti della “nostra” parte del mondo dal Sud-Est asiatico. Il vertice della Shanghai Cooperation Organization (SCO) a Tianjin (Cina) che vedrà riunito per alcuni giorni l’“altro” mondo, quello che non è più il terzo o il quarto, ma ormai la parte trainante dell’umanità.



È una situazione di cui in Italia e in Europa fatichiamo a rendercene conto, ma è così che sta girando questo XXI secolo, che in pochi decenni non ha più l’Atlantico come suo centro economico bensì il lontano Pacifico, con l’Eurasia che è ormai tutta puntata ad Est e non più verso Ovest.

Festeggiando l’80esimo anniversario della fine della seconda guerra mondiale (e della “sua” vittoria sui giapponesi), la Cina di Xi Jinping ha chiamato a raccolta i suoi partner per una serie di appuntamenti che vogliono sottolineare la centralità geopolitica cinese. Fatti i conti tra Stati-vassalli, partner ed alleati si ritroveranno decine di nazioni che rappresentano la netta maggioranza del mondo.



Maggioranza numerica ma anche sempre di più maggioranza economica dell’umanità e forse anche finanziaria, perché i capitali corrono e spesso, dietro all’anonimato, il tessitore vero alla fine è la lunga mano di Pechino.

L’Occidente è assente (dall’Europa ci saranno solo i leader amici di Serbia e Slovacchia) ma da qui sembra un aspetto marginale, visto che dopo un lavoro di decenni più o meno sotterraneo la Cina è ormai al vertice del mondo e può intitolarsi come “nazione leader”, condizionando se non addirittura superando gli USA e i suoi alleati.

I numeri, ahinoi, parlano chiaro e sottolineano il sino-centrismo dello sviluppo.



Nel 1962 il PIL cinese era valutato 47 miliardi di dollari, nel 2024 ha toccato i 18mila miliardi, con una crescita così esponenziale da renderla incredibile. Con oltre il 10% di sviluppo all’anno costante per un trentennio e crescendo perfino durante il Covid – l’anno scorso il PIL è aumentato “solo” del 5%, peraltro come previsto –, la Cina è cresciuta non solo in tutta l’Asia; ha sostituito l’Europa e spesso anche gli USA nel controllo o almeno nel condizionamento economico di gran parte del mondo, che oggi si ritrova indebitato soprattutto proprio verso la Cina che succhia così “legalmente” le risorse naturali del pianeta per puntellare il proprio sviluppo.

Nel frattempo il G7 (l’ex G8 meno la Russia) annaspa nelle sue contraddizioni, l’alleanza dei BRICS non ha messo insieme solo Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica ma in pochi anni si è allargata ai Paesi più diversi, dall’Argentina all’Egitto, dall’Arabia Saudita all’Iran, creando obiettivamente le premesse per un nuovo ordine mondiale.

La sede della Commissione europea a Bruxelles (Ansa)

L’Europa è sempre più lontana, come nell’esempio del cannocchiale, scassata dal punto di vista economico e demografico, logorata dai dissidi interni, praticamente ai margini, ma pochi se ne rendono conto, salvo quelli che hanno la possibilità di vedere, valutare, comprendere come in pochi decenni il mondo si sia rivoluzionato.

Tra l’altro il conflitto ucraino è stato l’ennesimo errore strategico nel non riuscire (o volere) tenere la Russia nell’orbita europea, perché se da una parte per noi i valori democratici non sono negoziabili, non è così ai nostri antipodi, dove di fatto la libertà individuale spesso non esiste almeno a livello politico, ma non è un problema per chi non crede – e sono miliardi di essere umani – in questo dogma, per necessità o per convinzione.

Il concetto di “libertà” può essere così molto diverso visto da questa parte del cannocchiale; e se per noi questo è inconcepibile e sbagliato, è però una realtà di cui dobbiamo tenere conto, viste le conseguenze anche a livello militare.

Non è un caso che il filo conduttore del vertice SCO si sia trasformato così in uno dei più importanti appuntamenti politici dell’anno. Sarà una verifica fondamentale del cammino di un’istituzione politica parallela alla BRICS che vuole contrastare “il terrorismo, l’estremismo e il separatismo” (Taiwan è avvertita) puntando ad una “maggiore collaborazione economica, energetica, culturale e militare”.

Di fatto si ribalta così anche il concetto di ordine mondiale, che non è più visto come coordinamento di alleanze militari ma come trama di dipendenze politico-economiche, con la Cina che può dettare la sua linea di nazione-guida proprio per la sua prorompente forza economica.

Certo non tutti accettano questo rapporto di forza: l’India, per esempio, vorrebbe esprimere un suo peso maggiore a livello mondiale, ma di fatto – anche grazie all’incremento dai dazi di Trump su Nuova Delhi – si sente respinta dall’Occidente ed è così costretta a puntare sempre di più verso questa parte del mondo.

D’altronde il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, accogliendo le varie delegazioni – compreso il segretario generale dell’ONU Guterres – è stato chiarissimo: “Il grande Sud globale non è più la maggioranza silenziosa”, invitando tutti, oltre che al vertice di Tianjin, anche alla “grande parata militare antifascista” di piazza Tienanmen del 3 settembre. Saranno presenti almeno 26 capi di Stato (compresi Putin e Kim Jong-un) e decine di delegazioni ufficiali.

Il mondo insomma è stato avvertito.

marco.zacchera@libero.it

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