C’è ancora bisogno di un Pontefice?

- Sussi Dario

A cosa serve il Papa se ciascuno si ritiene autorizzato a dire e fare ciò che ritiene più giusto?  

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Qualche giorno fa è arrivata in redazione da una nostra lettrice una lettera, di cui riproduco qui di seguito la parte centrale:

 

“In una delle principali chiese della mia città il parroco, nel bel mezzo di una toccante e profonda omelia, facendo riferimento al rimprovero di Gesù verso i farisei che osservavano le tradizioni degli antichi, ha cominciato ad attaccare senza alcun ritegno quanti (tra cui, evidentemente e in primo luogo, anche il Santo Padre) ancora oggi “ripetono lo stesso errore, volendo ripristinare la Santa Messa nel rito tridentino e distribuire la Santa Comunione in bocca”. A suo dire, queste sarebbero tradizioni tarde, che non hanno prodotto frutti buoni, mentre all’inizio non si faceva così, ma si distribuiva la Santa Particola sulla mano e si celebravano i riti liturgici nelle lingue nazionali. Ora, io mi chiedo se noi cattolici, ridotti ormai a similprotestanti, abbiamo ancora bisogno di un Pontefice. Ma a che cosa ci serve, il Papa, se poi ognuno si ritiene autorizzato a pensare e dire e fare quello che vuole e che ritiene più giusto?”

Senza entrare in questioni teologiche o di pastorale che non mi competono, credo che il disagio della nostra amica sia piuttosto diffuso e sottile. Sottile, perché molte volte queste insofferenze verso la Chiesa e verso il Papa vengono da sacerdoti che non si possono definire “in crisi” ( “una toccante e profonda omelia”, dice la lettera). Spesso alla base di queste posizioni critiche c’è una sincera ricerca di una Chiesa perfetta, da trovare nelle prime comunità cristiane o in avanzati adattamenti alla modernità dominante.

La Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, non è astratta, ma è fatta da tutti noi. È un Corpo, quello di Cristo, e al contempo un corpo, quello degli uomini: la perfezione del primo passa attraverso l’imperfezione del secondo e l’Eterno e l’Infinito entrano nel limite contingente del tempo e dello spazio. È questa la sconvolgente e rivoluzionaria verità del cristianesimo.

La storia della Chiesa è un continuo, anche se sempre in evoluzione. Tutto può essere ripreso di questa storia e tutto può essere modificato, purché serva la Verità e la costruzione della Chiesa, quindi sia di aiuto ad ogni uomo per il suo procedere nella storia della Salvezza e non una semplice replica di formule che si pretendono più “autentiche” sulla base delle proprie propensioni.

Questa storia che dura da due millenni è salvaguardata dalla Scrittura, dalla Tradizione e dall’Autorità. E qui sorgono le maggiori difficoltà, perché non è facile per nessuno ubbidire. Eppure la figura dominante nella storia della Chiesa è quella del servo obbediente, inutile ma essenziale per l’attuazione del disegno di Dio. Ma se nessun credente mette in dubbio la necessità di obbedire a Dio, per molti il difficile è dare obbedienza alla Chiesa e a chi la rappresenta.

Prendiamo due grandi rivoluzioni nella storia della Chiesa, quella di San Francesco e quella di Lutero. Entrambi erano mossi dal desiderio di riformare una Chiesa di cui criticavano anche aspramente molti aspetti e comportamenti, ma l’esito fu radicalmente diverso proprio sotto il profilo dell’obbedienza. San Francesco con la sua riforma diede nuova vita e slancio a tutta la Chiesa del suo tempo fino a oggi, aggiungendo una nuova spiritualità e una nuova prassi, un nuovo carisma agli altri che costituiscono la ricchezza della Chiesa.

Lutero, forse con intimo rammarico, ha fondato un’altra confessione religiosa in cui il concetto di Chiesa è radicalmente diverso, pur mantenendone alcune forme. A volte, l’insistenza con cui certi sacerdoti parlano di Scrittura e del rapporto del singolo con Essa, lasciando in ombra la Chiesa e il Pontefice, fa veramente pensare ad una protestantizzazione latente, spesso al di là delle intenzioni.

I luterani chiamano pastori i loro preti ed anche i nostri sacerdoti e vescovi sono pastori, ma cosa impedisce che ciascuno di questi pastori porti il proprio gregge per vie impervie? Bastano forse le loro pur importanti assemblee generali, o non serve forse un Pastore che sia Vicario in terra del Buon Pastore morto e risorto per noi? Ecco perché c’è bisogno del Papa, anche se ogni tanto ci chiede cose che lì per lì non capiamo. È normale tra padre e figli.







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